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I BAMBINI DI TARANTO VOGLIONO VIVERE. SENTENZA DI I GRADO AL PROCESSO ILVA


Manifestanti in lacrime dopo la sentenza. Increduli ma contenti i partecipanti dell'associazione cittadina ''Genitori Tarantini'' per l'esito del primo grado del processo "Ambiente svenduto" che è stata accolto con il coro ''Taranto libera''. Soddisfatti anche per la decisione del Tribunale della confisca dell'area a caldo.


L'Associazione ''Genitori Tarantini'' si è resa protagonista in passato di varie iniziative per la tutela della salute dall'inquinamento e di memoria delle vittime, soprattutto bambini; una delle iniziative è stata l'affissione di manifesti dai messaggi molto forti come quello in cui si vede la città avvolta dai fumi dello stabilimento e la scritta ''I bambini di Taranto vogliono vivere''. Oggi hanno tenuto un presidio in attesa della sentenza.


"Questa è una giornata che vogliamo dedicare ai nostri defunti, molti dei quali bambini ai quali è stato negato un futuro, e vogliamo dedicarlo a quelle persone a noi care sepolte nel cimitero monumentale di Taranto i cui marmi, in origine bianchi, adesso sono di color rosso vergogna, offesi due volte anche dopo la morte. Finalmente la giustizia è rientrata nei confini di Taranto dopo essere stata relegata dal nostro territorio per tanti anni, come quel Cristo che si è fermato ad Eboli. Tanti anni di malattia, di morte soprattutto di bambini, di un immenso inquinamento ambientale che ha decimato nel cuore i tarantini. Questa sentenza finalmente pone sotto la giusta ottica quello che è stato commesso a Taranto in questi anni". A parlare il portavoce dell'Associazione Genitori Tarantini Massimo Castellana, rappresentante del Comitato per l’ambiente e la salute a Taranto che ha perso il padre 43enne di tumore ai polmoni e il fratello, neanche 52enne, per lo stesso male. Ma il suo ricordo più doloroso è questo: "Un giorno portai al figlio di un amico, ricoverato, un giocattolo e trovai il letto vuoto e i regali ancora impacchettati sul comodino, regali che quel bambino non avrebbe più scartato".


“Si tratta di una sentenza storica per il popolo inquinato di Taranto che certifica che nel capoluogo ionico c’è stato un disastro ambientale, causato dalla proprietà dell’impianto, che la nostra associazione cominciò a denunciare già negli anni ‘80 quando lo stabilimento era ancora pubblico, e che ha procurato tanti malati e morti tra dipendenti e cittadini. Una sentenza così pesante conferma la solidità, da noi sempre evidenziata, delle perizie epidemiologica e chimica disposte dal gip Todisco. Con questa sentenza di primo grado possiamo dire che ecogiustizia è fatta e che mai più si deve barattare la vita delle persone con il profitto ottenuto nel totale disprezzo delle leggi”. È questo il commento di Legambiente in una nota congiunta firmata dal presidente nazionale Stefano Ciafani, dal direttore regionale Ruggero Ronzulli e dalla presidente del circolo tarantino Lunetta Franco.


A Legambiente che era tra le parti civili al processo (come già lo era stata, in assoluta solitudine, per precedenti processi contro Ilva nel passato) sono state riconosciuti provvisionali di 20mila euro per l’associazione nazionale e 50mila euro per Legambiente Puglia e circolo di Taranto, tra le più alte disposte dai giudici.


L'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e i fratelli Riva sono stati condannati dalla Corte di Assise di Taranto al termine del processo "Ambiente svenduto". Tre anni e sei mesi di reclusione la pena per l'ex governatore della Puglia accusato di concussione in relazione ai presunti tentativi di ammorbidire i controlli sui livelli di inquinamento ambientale che sarebbe stato provocato dallo stabilimento siderurgico ex Ilva. Arturo Fabio e Nicola Riva, figli dell'ex patron Emilio, sono invece stati condannati rispettivamente alla pena di 22 e 20 anni di reclusione. Per Vendola la Corte aveva chiesto la condanna a 5 anni di reclusione. All'ex presidente della Provincia Gianni Florido e all'ex assessore all'Ambiente Michele Conserva sono state comminate inoltre pene di tre anni ciascuno. All'ex direttore dell'Arpa Puglia Giorgio Assennato è stata comminata la condanna di 2 anni, pena sospesa. La richiesta per lui era stata di un anno. Era l'unico ad aver rinunciato alla prescrizione. 


La Corte di Assise di Taranto nella sentenza del processo "Ambiente Svenduto", iniziato oltre 5 anni fa, e snodatosi attraverso 329 udienze, ha disposto la confisca degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico ex Ilva, già sequestrati dal gip del tribunale del capoluogo jonico Patrizia Todisco il 25 luglio 2012. Accolta in questo senso la richiesta formulata dall'accusa, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dai sostituti Mariano Buccoliero, Remo Epifani, Raffaele Graziano e Giovanna Cannalire. 


Inoltre i giudici nella sentenza hanno stabilito la confisca per equivalente del profitto illecito nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire spa, oggi partecipazioni industriali spa in liquidazione, e Riva forni elettrici per gli illeciti amministrativi per una somma di 2 miliardi e 100 milioni di euro in solido tra loro.


La confisca dell'area a caldo potrà essere esecutiva solo dopo il pronunciamento della Cassazione. Gli impianti continuano ad essere pienamente operativi. Lo spiegano fonti vicine al dossier.



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