La storia dell'intreccio tra Stato e criminalità organizzata nei primi vent'anni dell'Italia unita non è mai stata raccontata così: l'organizzazione di mafia e camorra immaginate sul modello delle sette segrete si mescola alle pratiche delle autorità, inclini ad usare i criminali nella repressione contro sovversivi e oppositori.
Venerdì 29 aprile 2016, alle ore 16.30, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Messina sarà presentato il libro "La mala setta. Alle origini di Mafia e Camorra 1859-1878" (Einaudi Editore, Torino 2015) di Francesco Benigno storico palermitano e docente a Teramo. Ne discuteranno insieme all’autore il Dott. Antonio Balsamo (Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Caltanissetta), il Prof. Luigi Chiara (Università di Messina), Prof. John Dickie (University College, London), il Prof. Gabriele Pedullà (Università di Roma Tre), il Dott. Mario Samperi (Presidente della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Messina). Cooordinerà i lavori il Prof. Salvatore Bottari (Università degli Studi di Messina). L’evento sarà introdotto dai saluti istituzionali del Prof. Pietro Navarra (Magnifico Rettore dell’Università di Messina); del Prof. Giovanni Moschella (Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche- Università di Messina); del Prof. Tindara Abbate (Presidente di Alumnime, Associazione Ex-Allievi Studiorum Universitas Messanae); del Dott. Corrado Bonanzinga (Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati- Sezione Distrettuale di Messina); dell’Avv. Vincenzo Ciraolo (Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina); del Prof. Vincenzo Fera (Coordinatore del Dottorato in Scienze Storiche, Archeologiche e Filologiche - Università di Messina); del Mons. Letterio Gulletta (Consigliere della Società Messinese di Storia Patria). L’iniziativa è promossa da: Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche - Cattedra di Storia Moderna, Alumnime - Associazione Ex-Allievi Studiorum Universitas Messanae, Società Messinese di Storia Patria ed è patrocinato da: Associazione Nazionale Magistrati - Sede Distrettuale di Messina, Ordine degli Avvocati di Messina, Dottorato di Ricerca in Scienze Storiche, Archeologiche e Filologiche dell’Università degli Studi di Messina. L'evento è riconosciuto dall'Ordine degli Avvocati di Messina. La partecipazione darà diritto a numero 2 crediti formativi. Gli studenti che parteciperanno all'evento potranno richiedere il riconoscimento di CFU nell'ambito di quanto previsto dal regolamento d'Ateneo.
Copertina del libro |
Il libro "La mala setta. Alle origini di Mafia e Camorra 1859-1878" si propone di affrontare in modo nuovo la questione del crimine organizzato italiano nella seconda metà del XIX secolo, utilizzando la categoria di «classi pericolose». Questa impostazione è diversa dalla prospettiva, comunemente adottata, che punta viceversa a studiare il crimine organizzato ottocentesco ex post, per così dire, «dall'oggi», e cioè a partire dalle forme e dalle strutture che la criminalità organizzata si è data durante il secondo dopoguerra. Vi è al fondo di questa prospettiva un residuo di un pregiudizio di stampo romantico, l'idea per cui vi siano dei soggetti separati, «i criminali», intesi come un popolo a parte, portatore di inequivocabili stigmate comportamentali e attitudinali che li rendono sempre uguali a sé stessi malgrado il tempo trascorso. L'adozione del modello delle «classi pericolose» consente invece di muoversi in direzione opposta, basandosi sulla concezione del crimine condivisa nell'Ottocento. Tutto ciò ha conseguenze importanti. Piuttosto che considerare, ad esempio, l'analisi della mafia delle origini come una sorta di premessa utile a sceverare le radici lunghe di pratiche criminali che daranno poi luogo nel XX secolo a «Cosa nostra», esso invita invece a immergersi nella confusione dei discorsi e delle pratiche di quell'epoca. Inoltre, una prospettiva del genere obbliga a riunire ciò che è stato artificialmente separato, vale a dire l'indagine sulla camorra a quella sulla mafia. Vi è infine il bisogno di uscire da una certa concezione ristretta della storia del crimine come storia sociale intesa alla vecchia maniera, reintroducendovi le urgenze della politica e le forme dell'immaginario collettivo. Lo sviluppo del crimine organizzato nei primi due decenni dell'Italia unita, e in particolare la crescente popolarità di mafia e camorra considerate alla stregua di sette segrete, è strettamente legato alla lotta dello Stato contro gli eversori, repubblicani prima e socialisti internazionalisti poi. In questo dirompente e innovativo libro, Francesco Benigno illustra il rapporto tra il neonato Stato italiano e la criminalità organizzata, avvalendosi di fonti d'epoca poliziesche e giudiziarie oltre che delle fonti giornalistiche coeve. Il risultato dell'indagine mostra come attorno al nodo dell'ordine pubblico la società italiana si divida e si ricomponga lungo linee di frattura che oppongono - a Nord come a Sud - svariate opzioni ideali e politiche e differenti concezioni della pubblica sicurezza. Il libro mostra anche la genesi di pratiche poliziesche di manipolazione, infiltrazione e diversione comuni in epoca liberale e che, attraverso il fascismo, sono poi transitate nell'Italia Repubblicana.
A.D.P.