Il nuovo anno è arrivato, puntuale come sempre… e aspettiamo di capire cosa ne verrà fuori. Politologi illuminati, su una stampa molto compresa, dal clima di dissoluzione che ci possiede e che così, pur in complesse sfaccettature, viene interiorizzata dal corpo sociale, ne hanno dedotto la necessità di una sorta di avvento carismatico. Magari “un re in incognito”. Ma il carisma invocato come supplenza alla latitanza dei doveri di governo fa obiettivamente paura. Questo non toglie però che anche la contrapposta possibilità di sperare non sembra, allo stato dei fatti, titolatata di effetti taumaturgici. Così la onesta buona volontà dei discorsi di rito, pur espressi come necessaria e generosa risposta, non sembrano, proprio per il rituale, ma non efficace, riproporsi di liturgie salvifiche, meritare altro che affettuose attenzioni. Forse bisognava legare la ripetitiva speranza ad un nuovo principio di responsabilità che in verità, per nostra formazione culturale ed anche religiosa, abbiamo sempre abitato poco.
Altrove, per il rifiuto popolare di Stato, istituzioni, regioni, poteri locali, partiti, sindacati etc. , dicevamo altrove simile condizione straordinaria, quasi epocale, avrebbero meritato discorsi da “lacrime e sangue”. Invece noi all’orizzonte troviamo un ripetitivo dejà vu. Niente legge elettorale, niente propositi risolutivi, parlamento insabbiato da scandalose liste di spesa, banche e trasporti in condizioni disastrosamente precarie, scuole che sostanzialmente espellono, formazione, in Sicilia, che manomette elargizioni europee per risanare situazioni sindacali che utilizzavano, dal '70 almeno, i processi formativi in termini autoreferenziati, ed adesso nuovi soggetti, fondatori addirittura di un’azione di governo, quella di Lombardo, che, se doveva a tempo quasi scaduto provvedere all’estrema unzione del berlusconismo, in realtà sui laghi di Ganzirri della stessa politica di formazione riscopriva i ricchi profitti, con modalità da presumibile associazione a delinquere come cornucopia degli affari della politica, della costruzione di nuovo precariato, del relativo scippato consenso, infine per consolidare tout court le prassi della borghesia parassitaria. E in tutto questo il lavoro restava comunque araba fenice o comunque variabile indipendente. E la Regione Sicilia, come Scajola nella vicenda della casa al Colosseo, recitava il mantra di fatti successi “a mia(a loro) insaputa”. E allora speranze, responsabilità ma, soprattutto in Sicilia, lagrime e sangue, cambio di registro politico.
Brecht, ce lo riproponeva Roberto Andò di recente, recitava poesie per il nazismo tedesco ma che valgono per il sostanziale avanguardismo fascista siciliano, comunque lo si voglia definire, : Il peggiore analfabeta e l’analfabeta politico, non sente, non parla, non sa quasi nulla del costo della vita, fagioli pesce, scarpe medicine…non sa che dalla sua imbecillità nasce la prostituta, il bambino abbandonato, lo scalmanato che assalta e il peggiore di tutti i banditi, il politico imbroglione , il mafioso corrotto. Il lacchè dei poteri innominabili. E poi nel film “W. La libertà”, tratto dal suo libro “Il trono vuoto”, lo utilizza ancora un paio di volte …”lo sai come è fatto questo paese…alla gente piace anche la merda…ma non per questo devi dargliela”.
Infine con grande genialità lo utilizza addirittura nel comizio in piazza, quello che il personaggio, lucido perché effetto da sindrome bipolare, proprio come nelle letture ‘foucaultiane’, recita sulla politica-passione. “Non vedo tra tutte quelle presentate qui la parola che mi piace di più: PASSIONE. Per noi va male, il buio cresce…abbiamo commesso errori, non si può più mentire…le nostre parole d’ordine sono confuse…travolte dal nemico fino a rendere irriconoscibili…resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da ne nessuno compresi…ti chiedi questo…non aspettarti risposte, nessuna, oltre la tua.”
Ma cos’è successo, cos’è successo dice e ripete angosciosamente Amalia nel finale di Napoli Milionaria. E Gennaro con un filo di voce roca per gli eventi: Adda passà a nuttata, e non lo dice in modo di consueta rassegnata speranza ma, vorrei credere, vivendone consapevolmente il tempo, non lungo, del suo passaggio. Ecco: la memoria che abbiamo sentito, pensato, ricreato, non la mettiamo in scaffali e cassetti, si accumula, quasi senza di noi, su di noi, e ci incalza alla porta delle nostre coscienze, senza tregua… Bergson ci dice che addirittura facciamo sforzi per non farla entrare. Come se non tenessimo conto della crisi della nostra democrazia rappresentativa, dei partiti, del parlamento, diciamo della delle istituzioni politiche e di governo, anche quello regionale e locale (Ilvo Diamanti, Repubblica, 30 dicembre).
Succede che ci si mobiliti, in diffuso malessere, per sfiducia contro gli attori e le istituzioni e il clima antipolitico se “evoca il vuoto della politica e, al tempo stesso una domanda di politica molto estesa”. Dicevamo che è il tutto di decenni di cattiva politica, e di società connivente, se non inconsapevolmente accidiosa. Deprimersi perché sono in molti che questa storia non vogliono cambiarla? Pitré parlerebbe di mentalità…e di sicuro nella sua accezione più pesante ed estesa A noi si chiede passione politica a tutti i livelli di responsabilità, in una nuova stagione di parresia, cioè franchezza, schiettezza. E allora diciamo che le regioni, la nostra, le autonomie sottostanti sono state fin dalle origini, con eccezioni che possono contarsi sulle dita forse di una sola mano, laboratorio ad alto tasso di inquinamento, con modi di produzione perversi, con montagne di corruzione, e di mafiosità: in un complessivo degrado ambientale, produttivo, civile.
Ci vorrebbe tutta la sapienza di un valente matematico e di un primario docente di ragioneria per calcolare,seppur col beneficio dell'approssimazione del - 10 %,le risorse sottratte all'erario o dissipate improduttivamente nel nostro Paese,ad ogni livello amministrativo e politico dal 1970 ad oggi.Dico dal 1970 per darmi una data storicamente controllabile con carte relativamente "fresche".In Sicilia poi,dove la mafia del
RispondiEliminafeudo già era in ritirata,per la crisi e il conseguente abbandono dell'agricoltura,il sistema degli appalti servì a ridarle fiato e vigore.La storia della collusione tra mafia e politica parte proprio da questo capitolo,si scambiano voti per appalti e viceversa con la soddisfazione di tutte le parti in causa.Ciò diventa un modello che presto viene esportato su tutti il territorio nazionale,si tenta anche all'estero ma con risultati alterni,ma all'estero,nei paradisi fiscali sono convogliate gran parte delle risorse,sia dei capitali scremati dai mafiosi agli appalti,sia delle tangenti girate ai garanti politici delle operazioni.Questo modello divenne istituzionalmente inattaccabile,ampliandosi per es al ciclo dei rifiuti, con il cartello delle gestioni delle discariche ecc..
In questo clima fu facile stabilire delle regole non scritte per es. sulle gestioni della Formazione,non solo in Sicilia,e la costante fu,speriamo di essere indotti dai fatti ad usare il passato prossimo o remoto,la mancanza di controlli,i controlli pilotati o peggio ancora i falsi controlli,quello che si metteva in operativo andava tutto bene! La nota del prof. Campione è molto convincente e scritta benissimo,diremmo da persona informata,e protagonista,secondo me positivo di un certo periodo politico siciliano.Ci furono forze allora che si batterono contro questo sistema,il problema è perchè queste forze non riuscirono a coagularsi per un'alternativa credibile che potesse gettare sul tavolo le carte ribaltando quel sistema che poi portò Berlusconi al potere negli ultimi 20 anni circa.Non è poi così scontato,ne a Palermo ne a Roma,che chi si proclama propugnatore del NUOVO,porti veramente il nuovo quando per vincere fa cartello col vecchio,o addirittura inglobi il vecchio per avere più massa di manovra.Ma questa è un'altra storia.