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FILIPPO SCOLARECI PRESENTA "IL SOGNO DI UNA KOINÈ COMUNE"

Sabato 23 aprile, alle ore 16.30, sarà presentato il volume  “Il Sogno di una Koinè Comune, Origine e Sviluppo della Lingua Siciliana” di Filippo Scolareci (Edizioni Smasher). L'evento si terrà al Palazzetto dello Sport di Spadafora (ME).


All'incontro saranno presenti, oltre all'Autore e alla D.ssa Giulia Carmen Fasolo (legale rappresentante delle Edizioni Smasher), il Sindaco di Spadafora D.ssa Tania Venuto, il Dr. Francesco Rigano (Accademico di Sicilia), l’Arch. Nino Principato (Cultore di Storia Patria), la Prof.ssa Maria Lizzio (Poetessa e docente) e il Prof. Claudio D’Angelo (Poeta, scrittore e docente).


"Il saggio nasce da una ricerca approfondita che parte dalla Preistoria fino ai nostri giorni per essere proiettata nell’ottica futura, affinché possa diventare un patrimonio per le nuove generazioni che, attraverso le recenti scoperte del nostro passato rafforzeranno ancora di più l’orgoglio, la cultura, quel senso di Sicilianità e appartenenza a questa meravigliosa Terra. Come sappiamo, i dialetti delle nostre nove provincie, pur considerando le lievi differenze dovute in massima parte ad inflessioni tonali e alcune variazioni fonetiche, tutte insieme sono state riconosciute dall’UNESCO come una sola lingua. Pertanto, per raggiungere questo sogno, per parlare e scrivere una sola Lingua Siciliana nella nostra Isola, non rimane che uniformare la fonetica, il lessico e le regole grammaticali, superando qualsiasi campanilismo, tenendo ben presente che in materia sia la Repubblica Italiana che la nostra Regione Siciliana hanno già emanato delle Leggi e dei Decreti Legislativi. Il componimento in parola ha una struttura tripartitica, ogni sezione è strettamente legata all’altra attraverso un percorso propedeutico, avviato con una esaustiva sul vero significato della parola “dialetto” con approfondimenti sulla “Scuola Poetica Siciliana”, seguendo un excursus storico di tutto il territorio con riferimento ai cinque ceppi dominanti (Sicani, Morgeti, Siculi, Elimi, Fenici), unitamente ad una disamina sulle origini e sviluppo della Lingua Siciliana, come già sopra detto, fino ai nostri giorni".


"L'evento culturale di alto profilo, che coinvolge personaggi ed esponenti di spicco del mondo della cultura nasce anche come desiderio di riappropriarci della nostra libertà identitaria. Come Comune di Spadafora, con il Sindaco Tania Venuto, attraverso la presentazione del libro del cav. Filippo Scolareci siamo contenti di poter esprimere finalmente nella nostra comunità, attraverso l'arte e la letteratura ciò che serve e che spesso è sottaciuto.  - afferma Francesco Rigano esperto in Cultura e Sanità del Comune di Spadafora - Vuoi per contingenze e limitazioni occasionali (come la pandemia) ma anche per provocata distrazione da parte di soggetti che alzano la voce su temi non attinenti al progresso e sviluppo di una società civile, abbiamo per un lungo periodo abdicato su quella che è la nostra naturale inclinazione. Siamo un paese a vocazione turistica e forti tradizioni culturali e commerciali, desideriamo fortemente rilanciare il nostro territorio proprio attraverso la cultura. Sono profondamente convinto che con le attività culturali e artistiche in ripartenza possiamo dare un grande segnale di cambiamento e per gli scettici trovare anche un ritorno economico e commerciale per la nostra comunità. Invito tutti i cittadini nonché gli amanti dell'arte, della storia e della letteratura di intervenire. Chiamo anche gli amici Accademici di Sicilia (di cui Filippo Scolareci è presidente provinciale) e i membri di tutte le associazioni culturali a presenziare e ad acquistare una copia di questo ottimo saggio".


Ingresso gratuito nel rispetto delle giuste distanze anti-Covid e con mascherina.


Il sogno di una Koinè comune. Origine e sviluppo della lingua siciliana di Filippo Scolareci
Presentazione del volume a cura dell’Arch. Nino Principato

Koinè lingua comune, come uso linguistico accettato e seguito da tutta una comunità nazionale e su un territorio piuttosto esteso, con caratteri uniformi parentesi (in contrapposizione ai dialetti locali e alle parlate regionali, territorialmente limitati e disformi). Fu detta κοινὴ διάλεκτος la lingua greca comune, basata sul dialetto attico, che a partire dal IV secolo a.C., con le conquiste di Filippo e Alessandro Magno, si diffuse come lingua parlata e come lingua scritta e letteraria in tutto il Mediterraneo centro-orientale ellenizzato, eliminando progressivamente le parlate e i dialetti locali e imponendosi anche a parlanti di origine non greca”: così si legge nell’Enciclopedia Treccani. E così è il “sogno” di Filippo Scolareci, il sogno di scrivere e parlare l’unica Lingua Siciliana nella nostra Isola, in maniera da uniformare la fonetica, il lessico e le regole grammaticali, superando qualsiasi campanilismo. Un saggio, questo di Scolareci che non è nuovo a “scorrerie” storiche siciliane (suoi i due volumi pubblicati “Poesie, Miti e Leggende siciliane”), frutto di un lavoro meticoloso di indagine ricerca che, com’è suo costume, parte da lontano e va alle radici di un fenomeno linguistico che certamente non ha eguali in altre Regioni d’Italia. Infatti, la conformazione geografica insulare della Sicilia ha consentito al dialetto di mantenersi immune da contaminazione di influenze di confine. Tale particolarità ha fatto sì che i dialetti isolani, col passare del tempo, raggiungessero una certa omogeneità pur con lievi differenze dovute in massima parte ad inflessioni tonali e variazioni fonetiche. In sostanza, e lo ribadisce Scolareci in questo suo saggio, le diverse popolazioni che si sono succedute nel dominio della Sicilia vi hanno trapiantato i loro usi, i loro costumi, la loro cultura e quindi, inevitabilmente, i loro idiomi che col trascorrere dei secoli hanno perso in parte i connotati delle origini, pur mantenendo inalterate le radici etimologiche. L’uso del dialetto scritto e parlato – afferma giustamente l’autore – deve considerarsi patrimonio multietnico e multiculturale da salvaguardare e non, come generalmente si crede, un momento socialmente e culturalmente riduttivo. Infatti, la cosiddetta “presa di coscienza del moderno”, e, cioè, il progresso, non deve di contro provocare la “perdita di coscienza del passato” perché ciò si tradurrebbe, inevitabilmente, in perdita di identità e, quindi, nello sradicamento da sé stessi.


Il libro è strutturato in tre parti fondamentali: un’esaustiva e documentata dissertazione sul vero significato della parola “dialetto” con approfondimenti sulla Scuola Poetica Siciliana; un excursus storico del territorio con riferimento ai cinque ceppi dominanti nella loro collocazione in Sicilia quali apporti più antichi alla formazione della Lingua Siciliana, Sicani, Morgeti, Siculi, Elimi, Fenici; una disamina sulle origini e sviluppo della Lingua Siciliana dalle origini fino i nostri giorni. L’amore per la sua Terra di Sicilia, misto ad un senso di legittimo orgoglio, traspare evidente in Filippo Scolareci nel narrare anche della presenza entusiasta di illustri visitatori del passato: Marco Tullio Cicerone in Sicilia nel 70 a.C. per raccogliere le prove delle ruberie di Gaio Verre, che definì l’isola splendida e nobile e, Messina, civitas maxima et locupletissima (città grandissima e ricchissima); Johan Wolfgang Goethe in Sicilia tra il 1786 e il 1788 e che a Messina, nel maggio del 1787, affacciato sul piazzale della chiesa di San Gregorio e rapito dallo splendido panorama dello Stretto che si dispiegava davanti a lui, compose i bellissimi versi della canzone di Mignon: “Conosci tu il paese, dove fioriscono i limoni, e in mezzo al cupo fogliame fiammeggiano gli aranci d’oro; dove lieve un zeffiro spira dal cielo azzurro, ed il mirto sta silenzioso, ed alto si leva l’alloro?”. Insomma, il “Gran Tour”, quel viaggio a tappe che si diffuse dal 1400 in poi in tutta Europa, Sicilia compresa. Un percorso necessario al giovane rampollo di famiglia aristocratica per completare la sua formazione universitaria. Tra i viaggiatori più noti del Grand Tour in Sicilia sono da ricordare: Edmondo De Amicis, Algernon Swinburne, Didier, Francis Elliot, Carl August Schneegans, Emerson Farjasse, Alexandre Dumas padre, Joseph Hager, Hessemer, Knight, Emily Lowe, Claude de Marcellus, Munther, Tocqueville. E fra i più vicini a noi, Sigmund Freud (1910) e Friedrich Wilhelm Nietzsche (1882), autore degli “Idilli di Messina”.


La versatilità di Filippo Scolareci nell’esaminare a 360 gradi l’origine e lo sviluppo della Lingua Siciliana si spinge fino alla minuta disamina delle fonti archeologiche, statistiche, glottologiche, antropologiche, per poi fornire un quadro scientifico completo del “dialetto siciliano” come lingua madre, addirittura come vero e proprio idioma. E in ciò, di non secondaria importanza è per l’autore la nascita in Sicilia della “Scuola Poetica Siciliana” la cui influenza ebbe espansione anche nel nord-Italia, particolarmente in Toscana dove si costituì una corrente di poeti, i cosidetti poeti siculo-toscani, che successivamente avrebbe dato origine alla “Scuola del Dolce Stil Novo” e alla Lingua Italiana, affermatasi come lingua del popolo italiano mentre il siciliano, da cui tutto ebbe origine, fu degradato al rango di semplice dialetto regionale. Della Lingua Siciliana si ha notizia fin dal 1230, quando un colto gruppo di funzionari e burocrati della corte palermitana di Federico II di Svevia, proclamato imperatore nel 1220, si dedicò alla composizione di poesie in volgare. Il volgare siciliano, in quel periodo, assurse a tanto splendore al punto che Dante Alighieri, nella sua opera De Vulgari Eloquentia, definì l’intera produzione poetica siciliana col nome di “Scuola siciliana” e affermò che i “pionieri” nel settore letterario e poetico in lingua volgare italiana furono proprio i poeti siciliani facenti parte di questa scuola. Egli, scrive testualmente: “E poiché la sede regale era in Sicilia, avvenne tutto ciò che i nostri predecessori poetarono in lingua volgare, fu chiamato siciliano: il che anch’io credo, né i miei successori saran capaci di cambiarlo”. Definisce, poi, il volgare illustre siciliano “honorabilius atque honorificentius” in confronto agli altri dialetti italici e senza dubbio riconosce alla Sicilia un primato linguistico oltre che culturale.


Secondo Santi Correnti, storico siciliano, i poeti che operano alla corte palermitana dell’imperatore Federico II di Svevia, nel decennio 1230-1240, hanno avuto il merito di:

  • essere stati i primi “trovatori” italiani;
  • avere forgiato una lingua poetica che è la prima espressione letteraria italiana;
  • avere inventato la forma lirica del “sonetto” (2 quartine e 2 terzine) ad opera di Jacopo (o Giacomo) da Lentini.


Filippo Scolareci poi dimostra come la lingua o parlata siciliana attuale sia il risultato di un idioma originario costituito in Sicilia con l’arrivo dei Siculi nel 1270 a.C. e poi mescolato con diverse altre lingue, frutto delle dominazioni che si sono succedute nell’Isola, a partire dall’influsso greco (735-254 a.C.); latino (254 a.C. – 410 d.C.); barbarico (410 d.C. – 535 d.C.) (in atto, tale influsso non è documentabile. In questo periodo si continuò a parlare ed a scrivere in greco e latino); bizantino (535 d.C. – 827 d.C.) (in questo periodo si mantenne e si rafforzò l’uso dell’idioma greco anche perché, nel 535 d.C., l’imperatore Giustiniano proclamò la Sicilia provincia bizantina); arabo (827 d.C. – 1061); normanno (1061 – 1194); svevo (1194 – 1266); angioino (1266 – 1282); spagnolo e catalano (a partire dal 1282) (per quasi cinquecento anni gli spagnoli governarono la Sicilia e questa lunghissima dominazione fece sì che la loro lingua si fondesse armoniosamente con il dialetto siciliano). Un assunto, quello di Scolareci, che trova la sua conferma in un modo di dire ancora oggi usatissimo presso i siciliani e divenuto patrimonio nazionale: “Giuru pa’ vista ‘i ll’occhi” (Giuro per la vista degli occhi). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare istintivamente, questo antico giuramento, in Sicilia non ha riferimento al bene più prezioso, appunto la vista, ma trae la sua origine a partire dall’occupazione dei Siculi nell’Isola. Era barbaro costume presso i Siculi, infatti, punire gli spergiuri con l’estirpazione degli occhi e il ricordo di tale orripilante mutilazione, per il terrore che evidentemente incuteva, è rimasto indelebile nella memoria collettiva e nel DNA dei siciliani.


Un legame forte, dunque, quello dei siciliani con il loro dialetto, al punto da far tradurre nel loro idioma importanti opere della letteratura mondiale come Angelo Di Capua (o Aniello Di Capua) che, nel sec. XIV, volgarizzò in siciliano l’Eneide di Virgilio o Frà Paolo Principato dell’Ordine di San Francesco di Paola, matematico e poeta insigne, che scrisse nel ‘600 una storia della vita del suo santo in poesia e tradusse in dialetto messinese “La Divina Commedia”. Per non parlare di Giovanni Campolo o Campoli, monaco messinese dei Frati Minori francescani vissuto nel sec. XIV, che tradusse dal latino in siciliano “Dialoghi” di San Gregorio Magno (“Libru du lu dialugu de Santu Gregoriu”), il primo testo di volgare siciliano che si conosca composto intorno al 1302 e di Tommaso Cannizzaro (Messina 17 agosto 1838 – 25 agosto 1921), poeta e letterato che nel 1904 pubblicò in terzine siciliane “La Divina Commedia”. In tempi vicini a noi, poi, il dialetto siciliano è tornato nuovamente in auge grazie a scrittori come Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Luigi Capuana, fino al contemporaneo Andrea Camilleri e alle avventure poliziesche del suo “Commissario Montalbano”. Occorre quindi incoraggiare ed incentivare lo studio del dialetto insieme a quelli vicini a noi, complesso recupero ed approfondimento di fatti storici e culturali ad esso intimamente connaturati. E occorre, come scrive significativamente Scolareci in questo suo importante saggio, “[…] costruire una vera lingua siciliana […] avere “un solo vocabolario con la relativa analisi grammaticale” per tutte le nove province della Sicilia, frutto di uno studio approfondito e condiviso, affinché si possa finalmente rientrare nel novero delle lingue parlate e scritte, in modo tale da affrontare organicamente la questione […] affinché si possa finalmente riuscire a formare una vera futura lingua siciliana” e “[…] rafforzare ancora di più l’orgoglio, la forza culturale, quel senso della sicilianità e l’appartenenza a questa meravigliosa terra”: è il sogno di una koinè comune, è il sogno di Filippo Scolareci.

Filippo Scolareci

Note biografiche dell’Autore

Filippo Scolareci nasce a Montepulciano (Siena) il 7 ottobre 1943 da genitori messinesi, i quali nell’agosto del 1950 decidono di ritornare definitivamente in Sicilia. Scrive poesie in lingua e in dialetto siciliano, ottenendo parecchi riconoscimenti locali, nazionali e internazionali. Ha pubblicato due volumi di storia e leggende siciliane ed un saggio sulla lingua siciliana. Negli anni '80 è stato ricercatore ufficiale del Centro Ricerche e Studi della Cultura Etnica Siciliana “I CARIDDI” di Messina e ha organizzato e presentato nella sala Laudamo del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, il “Cantariviera dello Stretto” ottenendo un buon successo di critica sia dai media che dagli addetti ai lavori. In seguito viene chiamato a far parte della giuria della “I Rassegna del Teatro Dialettale Siciliano” e nel 2007 entra a far parte della giuria della III Rassegna Teatrale di Spadafora. Nel 2008, presso la Sala Consiliare della Provincia Regionale di Messina, presenta il suo primo volume dal titolo “Poesie, Miti e Leggende Siciliane”. La prefazione è stata curata dall’Architetto Nino Principato (Cultore di Storia Patria) e dal prof. Alfonso Saja. Nello stesso anno partecipa alla 23ª edizione del Premio Nazionale di Poesia Colapesce, al Teatro “Vittorio Emanuele” di Messina, dove gli viene assegnato il I Premio per la poesia dialettale “Scavannu cu li mani”, la quale rievoca il triste e tremendo terremoto del 1908 che ha colpito la città di Messina. 


Dal 2011 è componente della giuria della “Rassegna Teatrale Zancle” (Premio dedicato al compianto attore messinese Adolfo Celi). Nel 2012, nel Palazzetto dello Sport di Spadafora, presenta il secondo volume dal titolo “Poesie, Miti e Leggende Siciliane”, con il quale in data 28 aprile 2012, vince il I Premio del Concorso Letterario Metauros 2012 per la storia locale, conferitogli dall’Università  “Ponti con la società per il tempo libero e la socializzazione”. Nello stesso anno: partecipa alla VI edizione del Concorso Poetico Internazionale “Poeta Anch’Io”, sotto l’alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, e gli viene conferito il “Premio Internazionale Empedocle” per la poesia in lingua “Un Piccolo Angolo di Cielo”; partecipa alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia sotto “Sotto l’Egida dell’Amore”, indetta dall’Associazione Culturale Sportiva “Studio d’Arte L’Etoile” di Messina, e gli viene assegnato il II Premio per la poesia in dialetto siciliano “Sicilia Bedda”; riceve dall’Accademia Internazionale Il Convivio di Giardini Naxos (Me), il “Premio speciale della Giuria” per il Saggio inedito sulla Lingua Siciliana “Il Sogno di una Koinè Comune”. Nel 2013 partecipa alla 15ª edizione del Concorso Nazionale “Pittura e Poesia: Emozioni in Armonia”, e gli è viene assegnato il I Premio per la poesia “Amore, Musica e Poesia”. Nello stesso anno viene nominato Cavaliere Templare con decreto n° 1 da la Soberana Order Templaria San José, referente per la Sicilia. Nel 2014 partecipa alla VII edizione del Premio Nazionale di Poesia “Sotto l’Egida dell’Amore”, indetta dall’Associazione Culturale e Sportiva “Studio d’Arte L’Etoile” di Messina. In tale sede gli viene assegnato il 2° posto con la poesia in lingua “Gli Odori dei Ricordi”. Sempre nel 2014, dietro un suo progetto personale, unitamente al Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori di Spadafora (Me), istituisce il 1° Concorso Nazionale Fotografico e Poetico “Fotografando… Pensieri e Sussurri dell’Anima”, giunto alla VI edizione, ottenendo moltissime adesioni da ogni parte d’Italia con relativi consensi positivi.  


Nel 2015: gli viene conferito, dal Cavaliere della Repubblica Italiana Silvano Bertolazzi, l’incarico di Presidente per la Sicilia dell’U.M.P. – Unione Mondiale dei Poeti – Scuola di Poesia Internazionale – School of Poetry; viene insignito con la distinzione di “Onore e Merito” e l’iscrizione nel libro d’Oro dell’Unione Nazionale dei Cavalieri d’Italia, nel raduno Nazionale dei Cavalieri d’Italia, svoltosi a Venezia, per motivi “Culturali e Umanitari”; gli viene assegnato il “Premio Speciale della Giuria”, per la poesia “Mani incrociate” al 1° Concorso Nazionale di Poesia “La Vita in Versi – Città di Cefalù”, organizzato dal Gruppo I Narratura e l’Associazione Cultura Muovi l’Arte. Inoltre, dal 2015 presiede la “Rassegna Teatrale Siciliana – Città di Spadafora” e dal 2016 fa parte della Commissione Giudicatrice della IX Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Sotto L’Egida dell’Amore”. Nel 2017 gli viene conferito il titolo di “Personaggio eccellente” per avere rappresentato il Comune di Spadafora nel mondo della letteratura e nel volontariato. Nel 2018: il Consiglio dell’Accademia di Sicilia con sede a Palermo, gli assegna per la “classe lettere” il Diploma di Honoris Causa, nominandolo “Accademico di Sicilia”; viene nominato Vice Presidente nella costituenda “Accademia Regionale dei Poeti siciliani – Federico II”, con sede a Marsala;  il Senato Accademico gli ha assegnato il mandato di Presidente della provincia di Messina su specifica proposta del Presidente e del Segretario Generale dell’Accademia di Sicilia – Palermo; viene chiamato a presiedere la giuria del II Concorso Nazionale di Poesia della FilicusArte di Milazzo-Barcellona; gli viene assegnato il “Premio di Presidenza” nel Primo Concorso Nazionale “La Cittadella della Cultura” del Museo Mirabile di Marsala.


Nel 2019: gli viene assegnato il “Premio alla Carriera” nella II Edizione del Concorso Nazionale di Poesia Versi di Pace, svoltosi nel Salone delle Bandiere del Comune di Messina; gli viene assegnato dal Presidente e dal Senato dell’Accademia di Sicilia-Palermo il “Premio Internazionale Oscar del Mediterraneo” per “il suo impegno nel Sociale”; gli viene assegnato “L’Encomio d’Onore” per la Sezione video-poesia dal titolo “Nel Cuore di un Sogno”. nel 4° Concorso Internazionale di Poesia “La Vita in Versi” 2018 – Città di Cefalù; gli viene conferito il “Premio alla Carriera”, per avere contribuito a valorizzare l’arte, la cultura e di innalzare i valori dello spirito, nella III Edizione del “Premio di Arte e Cultura Memorial Giampaolo Accardo”, svoltosi nell’ampio Auditorium di Partanna (TP);  gli viene assegnato un “Premio speciale” per aver onorato il sentiero universale dell’Arte e della Cultura Siciliana, nell’evento “Rime e Note di Sicilia”, organizzato dall’Associazione Gruppo Letterario “Sicilia Cori Miu”, svoltosi presso la “Sala delle Arti” del Comune di Gravina di Catania. Nel 2020: gli viene assegnato il III Premio nella categoria dialettale con la poesia “Lu Jornu di lu piscispada” dall’Associazione FilicusArte di Milazzo-Barcellona; gli viene assegnato il II Premio, nella sezione delle video-poesie, all’interno del V Concorso Letterario Internazionale Città di Cefalù, diretto dal Patron Antonio Barracato, per il componimento dal titolo “Amore, Musica e Poesia”.


 

A.D.P. 

 

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