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HIKIKOMORI, RAGAZZI ASOCIALI CHE VIVONO NEL VIRTUALE IN SCENA AL CENTRO ZO

In teatro il fenomeno degli Hikikomori: "C'è Nessuno" di Gioacchino Cappelli il 21 maggio al Centro Zō di Catania. Andrà in sc...


In teatro il fenomeno degli Hikikomori: "C'è Nessuno" di Gioacchino Cappelli il 21 maggio al Centro Zō di Catania.


Andrà in scena il 21 maggio al Centro Zō di Catania lo spettacolo teatrale “C’è Nessuno” con Gioacchino Cappelli, Salvatore Tornitore, Sebastiano Sicurezza. Regia Gioacchino Cappelli. Drammaturgia: Elena Grimaldi e Gioacchino Cappelli. Musiche: Salvatore Tornitore. Proiezioni: Salvatore Caruso. Scenografie: Asia Santoni. 


“C’è Nessuno” si occupa del rapporto delle giovani generazioni con internet, i media e i video giochi. Un rapporto complesso che sta creando, soprattutto in questo periodo di pandemia, delle dinamiche di dipendenza a cui per anni non è stata rivolta nessuna attenzione e che, nel suo propagarsi, ha portato alla luce quel fenomeno degli Hikikomori, ragazzi che si chiudono in casa rifiutando ogni rapporto che non abbia la mediazione della rete; ragazzi che passano anni davanti al pc con un completo sovvertimento dello scorrere del tempo e dei rapporti con la “ realtà” sostituendo a questa quella virtuale.


Gioacchino Cappelli, ideatore, regista drammaturgo, interprete, assieme a Sebastiano Sicurezza e Salvatore Tornitore, ha attraversato in prima persona questa fase e ne è uscito attraverso il teatro. Per diversi anni  dai 16 ai 24, ha privilegiato il rapporto con il virtuale, a fatica è riuscito a concludere gli studi fino alla maturità, condannato e vilipeso dagli insegnanti che non avevano nessuna percezione di quello che stava attraversando, l’ostacolo del rapporto con genitori che, nonostante la continua presenza, non avevano mezzi per poterlo sostenere ed aiutarlo e che ogni volta che cercavano un aiuto non trovavano una controparte cosciente della dipendenza e che spesso venivano derisi.


Alla conclusione di questo percorso, grazie al suo rapporto continuato a singhiozzi con il teatro e il cinema, ha presentato il progetto dello spettacolo al bando “Per chi crea” della Siae, ottenendo i fondi per la realizzazione dello spettacolo. Spettacolo che ha subito tutte le difficoltà causate dalla pandemia, la preparazione era iniziata a marzo del 2020 e subito interrotta dall’insorgere della pandemia. Il lavoro non intende dare un’analisi concettuale del fenomeno né condannarla, né giustificarla, tende semplicemente a mostrare questo mondo, scoprire piaceri e malesseri che comporta questo percorso. Lo scopo principale è dare luce a questa situazione, che certamente porterà ad un’evoluzione nella mente umana di cui in questo momento ci sono sconosciuti gli effetti, e soprattutto che liberi i ragazzi da quel senso di colpa diffuso da chi ne subisce gli effetti.


Gli hikikomori, dalle parole hiku "spingere" e komoru "fuggire" (in giapponese letteralmente "stare in disparte", "staccarsi") sono individui che hanno scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Il percorso terapeutico di questa sindrome, che può durare da pochi mesi a diversi anni, consiste nel trattare la condizione come un disturbo mentale (con sedute di psicoterapia e assunzione di psicofarmaci) oppure come problema di socializzazione, stabilendo un contatto con i soggetti colpiti e cercando di migliorarne la capacità di interagire. Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, ha incominciato a diffondersi negli anni duemila anche negli Stati Uniti e in Europa. 


In Italia vengono definiti "ritirati sociali". Ma oggi, tra la pandemia e i social lo siamo purtroppo un po' tutti. Ma chi è affetto dalla sindrome Hikikomori avverte questo disagio sociale ancor di più. Servirebbero, a mio avviso, più che farmaci una terapia di sostegno psicologico alle famiglie e dei centri dove possono socializzare. 


Antonella Di Pietro



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