Già nel 1942 il celebre botanico Bonifacio nella sua monografia sul pistacchio scriveva che “…..presso Raffadali esistono 3 esemplari gigant...
Già nel 1942 il celebre botanico Bonifacio nella sua monografia sul pistacchio scriveva che “…..presso Raffadali esistono 3 esemplari giganteschi e bellissimi di pistacchio visitate come rarità botaniche e capaci di produrre circa 200 kg di frutti ciascuno”
«Accolgo con soddisfazione la notizia che un'altra eccellenza dell'agroalimentare siciliano risulta da oggi iscritta nel Registro europeo delle Dop e Igp. Il Pistacchio di Raffadali si conferma così prodotto di prestigio e di importante valore economico per un territorio che, con 500 ettari di pistacchieti, interessa le province di Agrigento e Caltanissetta». Così l'assessore regionale all'Agricoltura, allo Sviluppo Rurale e alla Pesca mediterranea, Toni Scilla, commenta l'iscrizione del Pistacchio di Raffadali nel Registro europeo delle Denominazioni di origine protette e delle Indicazioni geografiche protette. «Non mancheranno adesso le opportunità per intercettare ed esplorare nuovi mercati e puntare quindi su una maggiore valorizzazione del brand Sicilia. Il Governo Musumeci continua a sottolineare l'importanza dell'agroalimentare quale fattore di sviluppo, promozione e valorizzazione del territorio».
In Sicilia due sono i principali poli di produzione del Pistacchio: Raffadali nell’agrigentino e Bronte nel catanese. I numerosi terreni agricoli censiti nei comuni limitrofi, sono coltivati da agricoltori di Raffadali, ragion per cui i loro prodotti vengono assimilati come prodotti raffadalesi. Anche il pistacchio, pertanto, coltivato in queste condizioni nelle contrade degli agri di Joppolo, Santa Elisabetta, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Cianciana, Cattolica Eraclea, Agrigento, Favara, Casteltermini, Racalmuto, Aragona e Santo Stefano Quisquina, si inserisce in questo contesto, andando a rappresentare quello che tipicamente viene identificato come pistacchio di Raffadali.
L’importanza storica del prodotto è testimoniata, da numerosi riferimenti letterari; nel romanzo “Blues di mezz’autunno” dello scrittore Santo Piazzese, (Sellerio), si racconta che il Pistacchio di Raffadali veniva servito con tartine di pasta sfoglia e mousse salate, presso il bar Edelweiss; ne il “Il corvo di pietra” di Marco Steiner (Sellerio editore), viene indicato come un elemento imprescindibile della ricetta dei cannoli; e infine nel romanzo “la Banda Sacco” di Camilleri vengono raccontate le vicende di una umile famiglia raffadalese che riesce ad emergere grazie all’abilità del capofamiglia nella coltivazione (innesto e potatura della pianta) del pistacchio. Un ulteriore riconoscimento, nel libro sulle Orme del Pistacchio, è stato dato ai trasformatori del pistacchio di Raffadali definiti veri “Maestri” pasticceri.
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