Leonardo da Vinci affermava "Verrà un tempo in cui considereremo l'uccisione di un animale con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo". Premesso che, il rispetto per la Vita dovrebbe valere per tutti gli esseri che popolano questa Terra, oggi, alla luce della sentenza sulla morte di Stefano Cucchi, appare evidente che la giustizia stia considerando la morte di un essere umano alla stregua di quella di un animale, ovvero nulla! Noi non conosciamo gli atti processuali nè le dinamiche con le quali si sono svolte le indagini ma, basta leggere l'indignazione di molte persone su Facebook per capire che c'è qualcosa che non va come dovrebbe andare o, caso inverso, siamo tutti ignoranti in materia di legge! Ilaria Cucchi scrive nella sua pagina "Io non mi arrendo. Giustizia ingiusta". Un magistrato può essere di parere opposto, considerando che trattasi della sorella del giovane ucciso e, quindi di parte e coinvolta emotivamente, ma esiste un'altra chiave di lettura ed è quella della gente comune che non vede più tutelati i propri diritti di essere umano. Prima dell'udienza, che si è svolta ieri 5 giugno nell'aula bunker di Rebibbia a Roma, Ilaria scriveva "Io voglio credere nella giustizia. Io voglio credere che non ci saranno sconti per nessuno".
Ma, dopo la sentenza che ha visto la condanna dei medici e l'assoluzione degli infermieri e degli agenti della polizia penitenziaria, il mondo della sorella di Cucchi, un giovane di 31 anni, arrestato per droga il 16 ottobre 2009 e morto di fame, di sete e di maltrattamenti dopo sei giorni all'Ospedale Pertini, è crollato. "Sei giorni di calvario, che qualcuno ha definito una via crucis. - scrive Ilaria - Sei giorni dopo era un corpo martoriato, che non mi apparteneva più, quando l'ho visto dietro quella fredda teca di vetro nell'obitorio a piazzale del Verano. Tre anni e sette mesi di battaglia, lunghissima e dolorosissima. Noi con il nostro avvocato, contro tutto e tutti. A sfidare i poteri forti. E a chiedere conto, sapendo di essere nel giusto, per quella morte assurda".
