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MITI E LEGGENDE NEL LABORATORIO D'ARTE DI GINA E NINO PRACANICA

Il laboratorio delle profondità ancestrali dell’animo siciliano e mediterraneo nelle “Imago” di Nino Pracanica e Gina Previtera, artigiani dei miti e delle storie di Uomini e Dei.



Ritornando al Castello di Milazzo, in questa calda fine d’agosto, per visitare la bellissima mostra "Tesori di Milazzo" mi è sembrato naturale andare a salutare gli amici Nino Pracanica e Gina Previtera che hanno una magnifica bottega - atelier all’interno del Castello e precisamente nell’ex Convento delle Benedettine. Con loro, avevo fatto conoscenza in occasione della presentazione del mio racconto "Cola ‘U Pisci – Nel Mito di Colapesce" e del cortometraggio "FeedBack – Colapesce – Flusso Luminoso" di Antonello Irrera che si tenne il 17 luglio 2014 proprio nei locali del Monastero. Incontrare nuovamente Nino e Gina per me è stato non solo un fatto piacevolissimo ma mi è servito ad approfondire alcuni aspetti della loro stupenda personalità artistica che s’intreccia con la loro stessa vita di coppia, condotta oramai da oltre quarant’anni nel segno di una comunione  affettiva ed artistica esemplare e credo inconsueta.


Le caratteristiche  della loro attività sono quelle di riprendere e consegnare agli amanti dell’arte oggetti e lavorazioni antichissime come gli strumenti musicali dell’antichità, dagli antichi flauti pastorali, alle cetre ed archeo arpe, o dagli strumenti musicali egizi e medio orientali, fino agli strumenti a corda ed arco del Medio Evo mediterraneo  o quelli a percussione come il tamburello, la riscoperta e la riproposizione per esempio del marranzano (lo scacciapensieri), strumento ancestrale di remotissime origini tutt’ora sconosciute che Nino Pracanica usa in molte sue performance, integrandolo con la sua attività di mimo e Kunta-storie, dando così  alle sue storie, mai ripetitive e scontate, ma  rielaborate e reinterpretate in un confronto sempre aperto col pubblico, in cui Omero per esempio, si misura con i dubbi e le ipotesi che scaturiscono dai fruitori delle storie, siano essi turisti del Nord Europa che meglio ancora  studenti di una scuola media siciliana.

Gli spettatori rivivono nel dialogo con Nino le avventure di Ulisse, il suo incontro col gigante Polifemo; egli ricerca col pubblico del momento in un originalissimo dialogo, soluzioni diverse, se non proprio divergenti dal Mito originario. Quest’opera di rivisitazione, adattamento, destrutturazione e ricomposizione è secondo me un fatto culturale di grande valore, in quanto se è vero come è vero che il Mito rappresenti  il racconto corale di un popolo, delle sue origini o di un fatto significativo che quel popolo ricorda, anche con l’aiuto della poesia e della musica, diventa naturale che ogni componente di quel popolo dia la propria interpretazione, si apra al confronto col racconto, lo si attualizzi per meglio poterlo trasmettere e narrare alle giovani generazioni, per infondergli nuova vita e farlo viaggiare attraverso i secoli.


Quest’operazione  Nino Pracanica la conduce per esempio, col mito di Colapesce, in cui accentua le caratteristiche di protervia e di cattiveria del Re della fiaba, nonché la volontà dello stesso Colapesce di sottrarsi a cotanta protervia, congedarsi da tutti e soprattutto dal Re con particolare disgusto, da schietto popolano quale lui era,  per dedicarsi al compito di sostenere la colonna in fondo allo Stretto di Messina, sotto Capo Peloro, al fine di salvaguardare la Sicilia, Messina ed il suo popolo.

L’azione combinata di mimica, suono di  marranzano e tamburello, con soluzioni di simultaneità di esecuzione  che ricordano gli antichi artisti di strada sopravvissuti in tutta Europa fino alla metà del secolo scorso. Nell’interpretazione di Nino Pracanica tutto ciò però si manifesta in una luce diversa, unica, fatta di ritmi ancestrali, col fiato che aziona il marranzano partendo dalla pancia, dai visceri profondi, dall’anima quindi, come dice lui, dando alla musica siffatta quell’impronta di “mediterraneità”, facendoci intravedere colori e luci che vanno oltre la fiaba ma che da essa scaturiscono raggiungendo nell’intimo lo spettatore che coinvolto, diventa protagonista della storia.

Le maschere teatrali, costruite dallo stesso artista, con la collaborazione della moglie, la bravissima Gina Previtera, sono le “Imago” come lui stesso dice delle varie individualità siciliane e mediterranee, i personaggi del Mito, Omero, Polifemo, Odisseo, Giove, Vulcano, Marte o della Storia come Re Federico o di popolani. Stupenda è la maschera-Imago di Omero, che insieme ai materiali costitutivi che Nino utilizza, in un’attività di riuso e di riciclo  come il cuoio, le fibre e tessuti naturali, vi è usata, per definire la parte della fronte della maschera, la pietra, materiale indistruttibile, quindi eterno, dove sono scolpite le storie di uomini ed i fatti narrati dal leggendario poeta e scaturiti quindi dalla quella mente e destinati ad essere ricordati per sempre dall’umanità.


Altro settore d’attività della bottega, sempre connaturato con il filone della “riscoperta”, è quella delle tecniche pittoriche antiche che si utilizzavano fin dall’antico Egitto, qui è la Maestra Gina Previtera a parlare, ad esporre con  la passione descrittiva che è propria a chi ama il proprio lavoro e la propria Arte. Ella mi conduce nelle stanze segrete  del suo operare, strati di gesso e colla naturale su guantiere e vassoi di cartone riusati, strati di gesso e colla su tavola o su pietra, la tecnica dell’affresco che nasce proprio in Egitto, la riscoperta dei colori naturali, e poi il massimo della sua creatività, le tecniche per le icone bizantine, quei visi di madonna e di santi, contornate d’oro e d’argento che emergono da sapienti giri di pennello stratificati sapientemente per creare quelle tonalità mutevoli che compongono l’immagine.

Per concludere questa carrellata di magnificenze evocative, Nino Pracanica m’introduce alla tecnica del restauro di antiche cornici o di antichi oggetti in legno, rivestiti di gesso con le lamine d’oro e d’argento sapientemente applicate. Tanti giovani  si sono avvicinati alla loro arte, che viene illustrata nei corsi che loro stessi organizzano nell’atelier di Milazzo. Trasmettere tutto ciò è un fatto di grande cultura, dal Mito alle storie degli antichi, all’artigianato, alla musica ancestrale, alla ricostruzione degli strumenti esposti nel Castello federiciano di Montalbano Elicona accanto alle armature medievali lì esposte.

La visita alla bottega di Nino Pracanica e Gina Previtera a Milazzo, al Castello nel Convento delle Benedettine,  è un viaggio nel tempo, vale la pena di dedicarvi qualche ora. Uscendo da questa visita e parlando con questi due magnifici artisti, ho avuto l’impressione di percorrere nella profondità, le tappe della storia dell’uomo mediterraneo, la sua cultura, la sua arte, le sue tradizioni, ho fatto, per farla breve, un tuffo salutare nelle mie radici, mi sono sentito meno solo e infinitamente  più ricco.

Antonio Cattino@ settembre 2015 – ogni diritto riservato.




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