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PREVITI E VINCETI SPIEGANO PERCHE' ESISTE LA TOMBA DI ANTONELLO DA MESSINA


Giuseppe Previti, già Presidente del Consiglio Comunale di Messina, interviene con una nota alla lettera firmata da 48 docenti universitari e pubblicata sul quotidiano locale “Gazzetta del Sud” il 25 maggio scorso sul presunto luogo di sepoltura, individuato nel Convento di S. Maria di Gesù Sup., dell'artista Antonello da Messina: "Ho letto e riletto con molta attenzione la lettera a firma di 48 docenti universitari. Confesso che mi ha provocato amarezza, molta amarezza. Più del contenuto, il principio tanto assurdo di criticare sempre l'altrui operato. Nella fattispecie è più che evidente che c'è un regista, ma non ci sono attori, solo comparse a cui è stata 'estorta' una firma solo per spirito di compiacimento. Altri, interpellati si sono rifiutati. Conosco personalmente alcuni dei sottoscrittori e, al pari di tutti gli altri, sono convinto della loro assoluta buona fede. Non si spiegherebbe altrimenti il perché, qualche mese or sono, la stimata e ottima prof.ssa Pugliatti, in un convegno al Palacultura Antonello su Gaetano La Corte Cailler, presenti un centinaio di persone, tra cui chi scrive, ha pubblicamente affermato che Antonello è stato sepolto nel Convento di S. Maria di Gesù Sup. Tanti altri studiosi di storia dell'arte ( Marco Bussagli, etc. ), al pari di altri storici locali, meno noti a livello nazionale, ma non per questo meno bravi, affermano che l'artista messinese è sepolto nel Convento di S. Maria di Gesù Sup. Persino il docente universitario Erasmo Paolo Mangianti, erede nientemeno del notaio Antonio Mangianti (notaio che ha raccolto le ultime volontà testamentarie dettate da Antonello da Messina il 14 Febbraio 1479 ) ci incoraggia in questa nostra ricerca, convinto, anche lui come noi, che il sito del Convento di S. Maria di Gesù Sup. è il luogo di sepoltura di Antonello. Egli stesso ci indica una lapide funeraria sita nella cappella privata della famiglia Picardi, in via Matteo Bellinvia, 50, a Barcellona, prima posta nel convento di Ritiro e poi trasferita dai familiari, assieme ai resti mortali del congiunto, nella cappella anzidetta. La lapide riporta la seguente frase; “AQUAE S(ANCTAE) MARIAE DE IESU EX ACT(IS) NOT(ARII) ANTONY MANGIANTI AN(NO) 1476” Cioè ancor prima della morte di Antonello. 

Questo atto,  - prosegue Previti - non unico, ma se ne possono citare a decine, dimostra che per i defunti (e non solo) sepolti nel Convento di S. Maria di Gesù non veniva indicato il termine superiore (Sup.). Contrariamente, invece, a quanto avveniva per le sepolture in quello inferiore (sorto successivamente al primo, nel 1463, nei pressi della scuola elementare L.Boer ). Il libro dei morti consultato nella Chiesa di S. Giuliano ( Defunctorum – dal 1591 al 1621) conferma quanto già asserito e su circa 250 atti consultati, le sepolture riferite al Convento inferiore vengono chiaramente indicate e specificate. Mentre per quelle del superiore il termine viene omesso. In alcuni casi, addirittura, viene fatto riferimento all’antico Convento di S. Maria del Monte Carmelo, sorto nel 1166 ed ancora oggi interrato assieme alla cripta sottostante, a causa della prima grave alluvione del 1854. Primo Convento dei frati carmelitani sorto in Europa, dopo quello in Terra Santa. 

Il triste appello alle istituzioni a non finanziare lo scavo  - continua Previti - mortifica quello di segno opposto lanciato dalla Parrocchia di S. Maria di Gesù Sup. (propretaria del sito), dalla Coop. Sociale onlus Trapper, dall’Associazione/Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali, da oltre mille cittadini (studiosi, professionisti, appassionati, docenti, cittadini qualsiasi, etc. ) che ad oggi hanno sottoscritto l’appello per il recupero dei resti mortali di Antonello da Messina. Appello disponibile per la sottoscrizione anche sul web. Ma soprattutto mortifica i volontari, gli organismi e le varie associazioni, che dall’Aprile del 2011 si impegnano settimanalmente (ogni Sabato mattina o pomeriggio) a ripulire e a salvaguardare il sito, togliendo tonnellate di rifiuti ed eliminando la “foresta” che lo infestava e lo nascondeva alla vista dei passanti.

Il 10 Febbraio del 2006 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia, un Decreto dell’Assessorato Regionale al Bilancio - spiega Pippo Previti - con il quale veniva concesso alla Soprintendenza di Messina per la “realizzazione del progetto per il recupero, valorizzazione e pubblica fruizione dell’area archeologica dei resti del Monastero di S. Maria di Gesù Superiore” la somma di 40 milioni delle vecchie lire. Decreto che io stesso consegnai, più e più volte, al Soprintendente di allora, ma la somma non fù mai utilizzata e colpevolmente si perse, andando in perenzione. Nessun appello, nessuna protesta. Nemmeno quando abbiamo perso 11 milioni di euro per il recupero della Real Cittadella. Nessun appello per il Forte Gonzaga, per il Castellaccio, per i Forti Umbertini, per il nuovo museo, per la creazione di quello archeologico che ci manca, per il ritorno a Messina dell’Archivio di Simancas o di quello “prestato provvisoriamente” all’Archivio di Stato di Palermo ( oltre 2200 pergamene, più una grandissima quantità di faldoni ), per il recupero della Badiazza o della Villa de Gregorio, per i resti della cripta di S .Giacomo o del Duomo, etc. Nessun appello, nessuna firma. Eppure quanto ce ne sarebbe bisogno. Quaranta, cento, mille firme. Si lascino perdere gli “untori” i “delatori”, i “tomasi” ( evangelicamente increduli). Su questa vicenda abbiamo ricevuto moltissimi attestati di solidarietà. Perché i più ci credono, come noi, si fidano. Ci hanno visto dare il sangue per quel sito. E c’è stata una risposta unanime: andate avanti. In filosofia si chiama “ eterogenesi dei fini” , ovvero ottenere l’esatto contrario di ciò che si persegue. E questo è avvenuto con quella lettera. Abbiamo tante cose da chiedere per superare il gap strutturale e culturale di questa nostra città. Ognuno ha da fare la propria parte. Senza conflitti o gelosie. 

In ogni caso il sito – di grandissima importanza storica-archeologica-culturale – va messo in sicurezza, salvaguardato e reso fruibile. Per questo abbiamo realizzato un progetto, già approvato dalla Curia e dalla Soprintendenza. Ma se questo progetto ha un suo percorso autonomo è pure vero che lo stesso è intrinsecamente legato allo scavo e a un suo rapido avvio e conclusione, il cui esito – ci auguriamo favorevole – darà un’accelerazione complessiva al completo recupero del sito e ad un’auspicabile riqualificazione dell’area circostante, oggi ampiamente degradata. Che il luogo di sepoltura di Antonello sia il Convento di S. Maria di Gesù Sup., a Ritiro, allo stato dello “scavo” storico cartaceo di oggi, non ci sono dubbi. Che si possano trovare i resti mortali, non lo sappiamo. Ma ce lo auguriamo. Le nostre speranze siano più forti dell’altrui certezze. Proibire, in fondo, è peggio che negare. Una cosa è ovvia e più che razionale. Chiunque farà lo scavo archeologico per riportare alla piena luce il complesso conventuale di S. Marai di Gesù Sup. – primo Convento dei frati minori osservanti nato in Sicilia – e, ancora, la più antica chiesa e cripta sottostante di Santa Maria del Monte Carmelo del 1166, avrà il dovere morale, oltre che scientifico, di analizzare, con tutti gli strumenti e le metodologie che la scienza e la tecnica ci mettono a disposizione, i resti ossei che si ritroveranno. “E’ meglio arrovellarsi nel dubbio che assopirsi nell’errore”, scrisse un dì Alessandro Manzoni. Il dubbio va dipanato, per Antonello, per la cultura e per i Messinesi che ancora credono…… e sperano in una città migliore", conclude Pippo Previti.

Dello stesso avviso è l'archeologo Silvano Vinceti, Presidente del Comitato che afferma: "Trovo bizzarro e paradossale che un così folto numero di storici dell’arte e accademici, abbiamo sottoscritto o condiviso un manifesto in cui sono riportate delle notizie imprecise, false e strumentali. Per quanto riguarda il nostro Comitato è stato sempre precisato e chiarito che si tratta di una associazione senza scopo di lucro, se mai qualche giornalista, in particolare straniero, ci ha confuso con un organismo istituzionale. Del nostro Comitato fanno parte insigni ricercatori e professori universitari, per citarne alcuni, il prof. Giorgio Gruppioni responsabile del laboratorio di Antropologia ossea della Università di Bologna, il prof. Lucio Calcagnile della Università del Salento, il prof. Francesco Mallegni della Università di Pisa, il prof. Antonio Moretti della Università dell’Aquila; l’elenco è lungo e potrei proseguire ma non voglio tediare i lettori. Quando si scrive “il fallimento della ricerca di quelle della famosa Monna Lisa” e il ritrovamenti dei presunti resti di Caravaggio scivoliamo, nel primo caso, nel campo della palesa falsità. Se i sottoscrittori di questo appello si informassero prima di comporre o sottoscrivere un documento, eviterebbero di dire castronerie. Le ricerche dei resti mortali della Monna Lisa sono in atto e vedono impegnate varie Università e professori universitari. Stupisce che ricercatori e uomini di cultura siano o, non informati, o peggio, forse in cattiva fede. 

Per quanto concerne la ricerca legata ai resti mortali di Caravaggio, - sottolinea Vinceti - oltre a storici, hanno fattivamente collaborato varie Università italiane specializzate negli esami del carbonio 14, esami istologici, esami dei metalli pesanti nei resti ossei, esami del Dna e cosi via . Eccellenze istituzionali italiane che applicano nuove metodologie e tecnologie sofisticate per risolvere problemi che gli storici non sono in grado di risolvere. Se lo vogliono invieremo a tutti i sottoscrittori di questo appello gli esami fatti, i risultati a cui si è pervenuti, i rispetti dei protocolli internazionali e forse, con loro stupore o dispiacere,costateranno che le ragioni per cui si è ritenuto di aver trovato i resti mortali di Caravaggio, non sono ipotesi storiche ma dati concreti che portano ad attribuire al ritrovamento quella percentuale del 90% e più. Percentuale che per la scienza che si fonda sul concetto di probabilità è una base di garanzia della validità di un risultato a cui vanno aggiunti documenti storici che completano il quadro. Tralascio l’altra castroneria che sarebbe stata trovata solo una tibia.

Sempre in questo impreciso e pressappochista appello - continua Vinceti - si parla di soldi fatti spendere alla Provincia e al Comune di Firenze, falso che il comune di Firenze abbia speso un solo Euro, la Provincia ha erogato per tutta la ricerca 18.000 euro di cui 8.000 per degli esami del geo-radar che avrebbe dovuto necessariamente , compiere,come previsto dal protocollo d’intesa con la Sopraintendenza archeologica toscana con la quale abbiamo avuto una fertile e costruttiva collaborazione.. Grazie all’effetto mass-mediale della nostra ricerca, oggi quell’immobile fatiscente e deformato da screditati interventi edilizia, è oggetto d’interesse di vari gruppi finanziari internazionali per il suo recupero e valorizzazione. Sempre in questo appello viene riportato che il Museo del Louvre mi avrebbe definitivamente bollato come “ciarlatano”. Il mestiere dell’estrapolare una frase da un contesto per screditare un’altra persona è vecchio quanto il mondo e, mi stupisco, che chi ha sottoscritto quel manifesto non si sia premunito di conoscere meglio, il perché e quando venne usata questa espressione; ottimo esempio di come un ricercatore o uno storico non dovrebbe comportarsi. Se avessero fatto una ricerca seria emergerebbe che quella espressione – ciarlatano- è stata una reazione ad una nostra scoperta delle lettere S ed L e del 72 nella Gioconda del Louvre. Si da il caso che quelle lettere e il 72 sono visibili, pur se con difficoltà, anche ad occhio nudo e che il laboratorio incaricato dal Louvre per uno studio sulla Gioconda ha ammesso la presenza di queste lettere negli occhi della Gioconda.

Per quanto riguarda la ricerca su Antonello da Messina io mi sono limitato ad asserire che sulla base dei documenti visionati mi sono convinto che sia stato sepolto nella chiesa di Santa Maria in Gesù Superiore. Convinzione basata su tutta una serie di argomenti e che sono pronto a confrontare con altre tesi. Non ho mai dichiarato nulla nel merito della sua morte per tubercolosi, ho detto che se fosse storicamente accertato si tratta di un indizio importante in quanto rintracciabile nei resti ossei. Ho invece detto a più riprese che è fondamentale tentare di recuperare dei discendenti per poter compiere gli esami del Dna ma che sono altamente significativi anche gli esami del carbonio 14 che ci da dati importanti sul periodo storico a cui appartengono quei resti mortali, l’esame istologico che ci da con precisione l’età del resto preso in esame. Non credo che in quella chiesa, in quel periodo storico specifico vi siano state molte sepolture di persone che hanno una certa età, possono avere piombo da colori nei resti mortali e altri indicatori. Ovvio che il Dna rimane un esame importante e fondamentale ma in alcuni casi non determinante. Infine - conclude Silvano Vinceti - un consiglio a questi sottoscrittori e uomini di cultura, basatevi su fatti e non su costruzioni faziose, o peggio, su asserzioni palesemente false o pretestuose".


A.D.P.


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