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"YO DECIDO" FLASH MOB A MESSINA A SOSTEGNO DELLE DONNE SPAGNOLE


Il treno della libertà delle donne spagnole passerà idealmente anche da Messina per sostenere la loro protesta che è quella di tutte le donne che vedono limitata la loro libertà di scelta ed il loro diritto all'aborto. In segno di solidarietà è stato creato dallo Sportello Antiviolenza Messina, un evento per sabato 1 febbraio che prevede un flash mob "Yo decido", a Piazza Cairoli dalle ore 11 alle 12. 

Le donne spagnole il 1° febbraio partiranno in corteo da molte città verso la stazione Athoca di Madrid per poi recarsi alle ore 12,00 al Parlamento per esigere che venga mantenuta l'attuale legge su salute sessuale e riproduttiva e sull'interruzione volontaria di gravidanza e consegnare, al Congresso dei Deputati, al Capo del Governo, al Presidente del Parlamento, alla Ministra Ana Mato, al Ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón (autore della proposta di legge) ed ai vari gruppi parlamentari,  il documento riportato qui di seguito e scritto da Alicia Miyares “Porque Yo decido - Perchè io decido": 

"Perché io decido, partendo dall’autonomia morale, che è la base della dignità di tutte le persone, non accetto nessun obbligo o divieto posto ai miei diritti sessuali e riproduttivi, nessun impedimento alla mia totale realizzazione in quanto persona. In quanto essere umano autonomo, rifiuto di sottostare a trattamenti degradanti, a ingerenze arbitrarie e a tutele coercitive rispetto alla mia decisione di diventare o non diventare madre.

Perché sono libera invoco la libertà di coscienza quale bene supremo e fondamento delle mie scelte. Chiamo cinici coloro che evocano la libertà per restringerla, in nome della libertà malevoli coloro che vogliono imporre i loro principi di vita fondati sulla rivelazione divina senza badare alle sofferenze che comportano. Come essere umano libero non accetto una maternità imposta e un regime di tutele che condannano le donne ad essere eterne minorate sotto il profilo dell’età sessuale e della riproduzione.

Perché vivo in democrazia e sono democratica, accetto le regole del gioco che separano i diritti dal peccato e le leggi  dalla religione. Nessuna maggioranza uscita dalle urne, può, per quanto assoluta, legittimarsi nel trasformare i diritti in delitti e obbligarci a seguire dei principi religiosi sotto ricatto penale. In quanto cittadina, esigo dai nostri governanti che preservino la democrazia e salvaguardino la pluralità anziché il dispotismo.

Perché io decido, perché io sono libera e perché vivo in democrazia, esigo dal Governo di qualunque colore sia, che promulghi leggi favorevoli all’autonomia morale, garanti della libertà di coscienza e della pluralità  e diversità di interessi.

Perché io decido, perché sono libera e perché vivo in democrazia, esigo  che sia mantenuta l’attuale legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull’IVG per promuovere  l’autonomia morale, preservare la libertà di coscienza e garantire la pluralità di interessi per tutte le donne".

"L'antiproyecto de lei" del ministro Gallardón presentata lo scorso dicembre, non solo cancella la legge Zapatero del 2010 "che - dicono le donne spagnole - aveva portato a una riduzione nel numero di aborti", ma autorizza l'interruzione della gravidanza solo in caso di violenza sessuale o di grave rischio per la salute fisica e psichica della donna, rischio che deve essere certificato da ben due medici. Ma l'arretramento sul piano dei diritti e della cittadinanza delle donne non è solo un fenomeno spagnolo, accusano le donne: il Parlamento europeo di recente ha respinto una mozione in difesa dei diritti sessuali e riproduttivi e, per restare in Italia la legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza è di fatto resa impraticabile dall'obiezione di coscienza dei medici che si allarga enormemente, specie nel sud. 

Quella del 1° febbraio è una mobilitazione che si sta diffondendo non solo in Italia ma in tutta l'Europa. Tante sono le città che stanno aderendo con iniziative, presidi o flash mob. Ed è triste constatare che, alle soglie del terzo millennio, si debba ancora lottare per affermare quello che dovrebbe essere considerato un diritto che appartiene essenzialmente alla donna, ovvero quello di procreare o meno. Sabato prossimo, qualcuno penserà ad un déjà vu sessantottino quando si sfilava per le strade con lo slogan "L'utero è mio e lo gestisco io". 









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