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DRUSILLA FOER ALIAS GIANLUCA GORI, PRESENZA "UNICA" SUL PALCO DEL TEATRO ARISTON


Sono contenta anche che dovevo essere la figura scandalosa di questo Festival, ma non sembra che manchino. Mi sembra di essere la donna più normale, a parte l'altezza.


Per i pochi (o tanti) sonnambuli che hanno seguito il Festival di Sanremo nella noia generale, l'unico momento in cui i neuroni hanno iniziato a funzionare è stato quando, oltre l'una di notte, Drusilla Foer ci ha donato un monologo sull'Unicità. 


Il buon Amadeus, che nel corso della terza serata ha più volte ribadito all'attore Gianluca Gori in arte Drusilla Foer, il suo ruolo di direttore artistico del festival, avrebbe dovuto avere l'intelligenza di capire che spostare Gigo in piena notte, dando spazio a canzoni e canzonette che, pur essendo il fulcro del festival, non donano il lustro che la Foer con la sua classe innata ha saputo regalare al pubblico. 


Chi scrive ha "conosciuto" il personaggio Drusilla in uno show di Piero Chiambretti e in un ruolo recitato nel film di Ferzan Ozpetek "Magnifica Presenza", ma l'innamoramento è scattato quando ho sentito la sua interpretazione di "Ho amato tutto", canzone stupenda portata sul palco del Teatro Ariston nel Sanremo 2020 dalla meravigliosa Tosca. Abbandonati i panni della nobildonna Foer, Gigo canta questo brano struggente con un pathos che appartiene alla sua anima "unica" e sensibile. 


E proprio Tosca nella tarda mattinata di oggi pubblica un post su Facebook scrivendo: "Re o Regina come volete… ieri sera è stato un vero trionfo! Ma io lo sapevo già! Che meraviglia Gigo! E non dimentico questo regalo che mi hai fatto 2 anni fa...", riproponendo il video che pubblico di seguito al monologo recitato sul palco del Teatro Ariston da Drusilla Foer.


Antonella Di Pietro


“Forse dovrei parlare di integrazione o diversità ma è una parola che non mi piace, è qualcosa di comparativo, esprime una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa che sento, che penso. Trovo che le parole siano come gli amanti, quando non funzionano più sono da sostituire. Ho trovato un termine per sostituirlo, molto convincente. Unicità. Mi piace, piace a tutti. Tutti noi siamo capaci di trovare l’unicità dell’altro e tutti pensiamo di essere unici. Per niente. Per comprendere la propria unicità è necessario capire di che cosa è fatta. Capire di che cosa siamo fatti noi. Certamente cose belle: valori, convinzioni, amori, i talenti. Ma i talenti vanno allenati, seguiti. Delle proprie convinzioni bisogna avere la responsabilità. Delle proprie forze, bisogna avere cura. Immaginatevi quando si comincia con i dolori che vanno affrontati, le fragilità che vanno accudite. Non è facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme tutte queste cose? Io un modo ce lo avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano, quelle belle e quelle che pensiamo siano brutte e si portano in alto. Si sollevano insieme a noi, alla luce del sole, in un grande abbraccio innamorato. E gridiamo: che bellezza! Tutte queste cose sono io. Sarà una figata pazzesca. Sarà bellissimo, abbracciare la nostra unicità. E a quel punto io credo che sarà anche più probabile aprirsi all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana. Io sono già una persona molto fortunata a essere qui, ma vi chiederei un altro regalo: date un senso alla mia presenza su questo palco: l’ascolto degli altri, delle loro unicità. Promettetemi che ci doneremo agli altri, che accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà e senza pregiudizio e senza vergogna. Facciamo scorrere i sentimenti con libertà e liberiamoci dalla prigionia dell'immobilità. Immaginate se il mondo non ruotasse e fisso stesse, se tutto il buio fosse nero pesto”.


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