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PAPA BERGOGLIO L'ABETE ROSSO E LE POLEMICHE VERDI


In Piazza San Pietro in Roma l'albero di Natale e il presepe peruviano rimarranno esposti fino alla conclusione del Tempo di Natale, che coincide con la festa del Battesimo del Signore, domenica 9 gennaio 2022.


Arriva da Andalo, in Trentino, nel comprensorio Dolomiti Paganella, il maestoso abete rosso o peccio (Picea abies) di circa 28 metri, prelevato da boschi secolari, che martedì 23 novembre è stato posizionato in Piazza San Pietro. Andalo è incluso nei comuni aderenti al Parco Naturale Adamello Brenta. È circondato da boschi in prevalenza composti da aghifoglie e latifoglie. L'abete proviene dalla Gestione Forestale Sostenibile del Gruppo Territoriale PEFC Trentino certificata. Una tradizione iniziata nel 1982 con Giovanni Paolo II. Quello di quest'anno è dunque il quarantesimo albero di Natale che i fedeli potranno ammirare, accanto al presepe, nella piazza più nota della cristianità. La Delegazione trentina curerà anche le relative decorazioni con addobbi sferici in legno. Il Governatorato, come di consueto, per tramite della Direzione delle Infrastrutture e Servizi curerà l’illuminazione con un impianto a led a basso consumo energetico.


Giunge dalle Ande, dal villaggio di Chopcca, una comunità nel dipartimento di Huancavelica in Perù, il Presepe che verrà allestito in Piazza San Pietro per il Natale 2021. La natività sarà composta da più di 30 pezzi e realizzata da cinque famosi artisti di Huancavelica. Le statue del Bambino Gesù, della Vergine Maria, di San Giuseppe, dei Re Magi e dei pastori saranno realizzate a grandezza naturale con materiali come la ceramica, il legno maguey (agave) e la vetroresina, e saranno vestite con i tipici costumi Chopcca. Gesù avrà le sembianze di un bambino "Hilipuska", così chiamato perché avvolto da una tipica coperta Huancavelica ed è legato con un "chumpi" o cintura intrecciata. I Re Magi avranno delle bisacce o sacchi contenenti alimenti caratteristici di Huancavelica, come patate, quinoa, kiwicha, cañihua, e saranno accompagnati da dei lama che porteranno sul dorso una bandiera peruviana. La nascita del Salvatore sarà annunciata da un angelo bambino, che suonerà il tipico strumento a fiato chiamato Wajrapuco. Nel Presepe troveranno spazio anche statue dei diversi animali appartenenti alla fauna locale come: alpaca, vigogne, pecore, vizcachas, parihuanas e il condor andino, simbolo nazionale del Perù.


Vi sarà in scala ridotta, anche, una rappresentazione della comunità Chopcca, con la sua cultura, tradizione e strumenti di lavoro ancestrali, che i contadini usano per arare la terra. Chopcca è una comunità di lingua quechua di poco più di 10 mila abitanti. La comunità rurale si trova a est della città di Huancavelica, capitale del dipartimento omonimo, a un'altitudine che va dai 3.680 ai 4.500 metri sul livello del mare, in un territorio che è attraversato dal Qhapaq Ñan o Sentiero Inca. Il Presepe peruviano vuole ricordare i duecento anni dell'indipendenza del Paese, riprodurre uno spaccato della vita dei popoli delle Ande e simboleggiare la chiamata universale alla salvezza, in quanto il Figlio di Dio si è incarnato per salvare ogni uomo e donna della terra, a qualunque lingua, popolo, cultura e nazione essi appartengano.


La tradizionale inaugurazione del Presepe e l'illuminazione dell'albero di Natale, si terranno, pur nel rispetto delle normative per contrastare il diffondersi della pandemia, in Piazza San Pietro, venerdì 10 dicembre, alle ore 17. La cerimonia sarà presieduta dall'arcivescovo Fernando Vérgez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Lo stesso giorno, nella mattinata, le delegazioni di Huancavelica, di Andalo e di Gallio saranno ricevute in udienza da Papa Francesco per la presentazione ufficiale dei doni. La realizzazione del Presepe andino è nata dalla collaborazione tra la Conferenza Episcopale del Perù, la Diocesi di Huancavelica, il Governo regionale, il Ministero del commercio estero e del turismo, il Ministero degli affari esteri, e l'Ambasciata del Perù presso la Santa Sede.


"La festa della Nascita di Cristo non è una stonatura rispetto alla prova che stiamo vivendo, perché è per eccellenza la festa della compassione, la festa della tenerezza. La sua bellezza è umile e piena di calore umano. - ha detto Papa Bergoglio - La bellezza del Natale traspare nella condivisione di piccoli gesti di amore concreto. Non è alienante, non è superficiale, non è evasiva; al contrario, allarga il cuore, lo apre alla gratuità – la gratuità, parola che gli artisti possono capire bene -, al dono di sé, e può generare anche dinamiche culturali, sociali ed educative".


Tuttavia la scelta di sradicare un albero di 113 anni che era sopravvissuto, nel 2018, anche alla tempesta Vaia, ha sollevato parecchie polemiche sia tra gli ecologisti sia tra cittadini comuni che non hanno gradito la spesa effettuata dal Vaticano in tempi di pandemia e crisi economica derivante. L'intera operazione di taglio e trasporto infatti pare sia costata 140 mila euro. 

Sulla questione è intervenuta anche la consigliera provinciale dei Verdi Lucia Coppola: “E' inevitabile chiedersi se fosse proprio necessario. Gli alberi sono parte di ecosistemi plurali in sintonia e ognuno di loro riveste un ruolo speciale, interattivo, nel suo ecosistema. E' molto più che semplice bellezza. Dobbiamo loro cura e rispetto”.


“Lascia l'amaro in bocca – commenta a il Dolomiti l'ex consigliere comunale dei Verdi a Trento Marco Ianes – è una scelta in antitesi con tutto quello che si sta professando in questo periodo per quanto riguarda il cambiamento climatico. Papa Francesco ha emanato una meravigliosa enciclica (“Laudato Sii”) per la tutela del creato. Poi però vengono fatte certe scelte, per portare avanti tra l'altro quella che è una tradizione pagana, che col Cristianesimo non ha nulla a che vedere”.

 

A,D,P,



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