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SANITA', LA SICILIA SI FACCIA TROVARE PRONTA PER IL TERZO POLO


Il caso Sanità in Sicilia, a fiuto, sembra essere una resa dei conti spinta da un sistema, mantenuto anonimo, per fare strada a certa opposizione, convinta che andare ad elezioni anticipatamente e con l’aggravante di un procedimento giuridico nei confronti dei leader del gruppo di governo, sia la panacea per chi vuole rimpossessarsi del potere politico ed amministrativo dell’Isola. 


Ho scritto che il caso Sanità sembra essere una resa dei conti, perché non abbiamo nessuna prova, ma soprattutto, perchè non sappiamo se le dinamiche di sistema che, ad esempio, ci racconta Palamara nel libro di Sallustri, siano vere o artefatte e possano essere associate a dinamiche territoriali ristrette, come quelle regionali. E’ chiaro che se esistesse un sistema forte, come quello giudiziario, capace di fare cadere governi, che fosse capace di porre limiti a certe correnti ideologicamente contrarie, a maggiore ragione interverrebbe anche nella gestione di comparti, economicamente cospicui, come quelli della sanità. 


Alla fine è il potere, cioè il comando, che fa trascendere gli uomini. In un’Isola, soprattutto a Statuto Speciale, non applicare il sistema, per chi lo gestisce, sarebbe un rischio notevole per la fattibilità dello stesso sistema. Potrebbe generare valide riforme o alternative da esportare e promuovere in sede statale o multiregionale. Metteremo, quindi, da parte l’aspetto puramente legale o penale della faccenda, in attesa che la Magistratura, a cui noi crediamo ancora, faccia il proprio corso e valuteremo il tutto sotto l’aspetto prettamente politico. 


Razza e “compagni” sapevano che la Sanità in Sicilia faceva acqua da tutte le parti. Lo sapevano, come lo sanno tutti i meridionali costretti a ricorre alla sanità del Nord per tante cure. Questo centro destra, che sembra più una democrazia cristiana vestita di nero, in passato ha combattuto e si è opposto a chi gestiva la sanità in Sicilia. Perché oggi ha voluto nascondere le reali carenze? Non sarebbe stato più corretto, soprattutto politicamente, fare nascere un caso di calamità ed imporre un sano ed auspicato cambiamento? Forse perché a gridare vendette e critiche siamo bravi tutti e rinunziare a qualcosa per seminare un seme d’interesse collettivo diventa faticoso e soggettivamente improduttivo? 


Ruggero Razza va condannato politicamente e non dalla giustizia. Quest’ultima si renderà sicuramente conto che il dolo non è giuridico ma politico. Razza e Musumeci, hanno il torto di avere fatto peggio di quelli di prima. Non hanno applicato nessuna delle regole condivise dal mondo “ideologico” del centro destra. Primi tra tutti il merito ed il rigore. A seguire la giustizia sociale, l’equità e la trasparenza. Musumeci avrebbe dovuto rappresentare una riqualificata offerta politica del centro destra, che usciva notevolmente indebolito da una rivoluzione politica a spinta grillina. 


Avrebbe dovuto innestare la marcia giusta, avviare la rinascita del polo opposto alle sinistre ed invece ha fatto strada alla desolazione, all’appiattimento degli ideali e di quella visione di crescita che la politica deve avere per andare oltre il presente e proiettarsi nel futuro, con il piglio di creare opportunità per le nuove generazioni. Quello che la politica regionale ha generato nella collettività è paura, sfiducia e ricerca di una sana alternativa.


Con Rosario Crocetta la Sicilia ha assistito alla morte del centro sinistra e con Nello Musumeci del centro destra. Oggi più che mai, deve nascere un polo di riscatto politico, economico ed occupazionale, che abbia i propri capisaldi nei rigenerati valori della società Sicula ed in quell’etica e quei comportamenti sani e mirati al bene collettivo, che ci hanno tramandato i nostri padri. 


Quello che manca seriamente è porre in essere la trasparenza degli atti e dei fatti politici. Bisogna riavere quel sentimento di appartenenza al territorio ed agli innumerevoli beni, materiali ed immateriali, che questa Isola possiede. 


Avanti tutta, quindi, nella costruzione di un modello che riproduca la signorilità, la capacità e lo spessore, dei Siciliani di un tempo.  


Franco Tiano



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