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LA DONNA CHE VENNE DA PADOVA PER RACCONTARCI ANTONELLO DA MESSINA

"Antonello da Messina sono io", esordisce così Silvana La Spina nella Sala Sinopoli del Teatro Vittorio Emanuele alla presentazione del suo libro "L'uomo che veniva da Messina" (Giunti Editore). "Credo che lui per molti versi sia me, il suo fallimento è il mio, perchè poi alla fine di fronte alla morte crollliamo tutti. Lui in fondo mi rappresenta anche in questa caccia continua, ossessiva, verso l'arte"


Silvana La Spina

Davanti ad una nutrita platea composta in prevalenza da docenti e studenti, Silvana La Spina ha presentato la sua ultima opera narrativa tracciando un ritratto inedito del pittore messinese Antonello e, nel contempo, svelando alcuni tratti della sua eclettica personalità. L'autrice descrive Antonello come "un individuo strano, con un grande bisogno di libertà, un po' magico e anche un po' cattivo, forse perchè il genitore lo picchiava, e che cerca a sua volta di far finir male la compagnetta che poi diventerà la famosa Beata Eustochia, oggi Santa. Un ragazzo pieno di rancore che sta con i ragazzi ricchi ma li detesta e che è rimasto frastornato dalla storia di Giovanna d'Arco". Antonello aveva un rapporto conflittuale fatto di odio e amore con la sua terra che non lo accettava "Messina mi è madre ma non mi ama, io la amo perchè ritorno sempre da lei".


La scrittrice si era già occupata di Antonello da Messina nel libro "Scirocco e altri racconti" (La Tartaruga) che ha vinto il Premio Letterario Piero Chiara. Come racconta lei stessa, l'ultimo racconto della raccolta titolato "Il maestro del trionfo della morte" narra di uno strano palermitano che, fuggito per un delitto, torna malato a Palermo e che, per caso, viene aiutato da un ragazzo di Messina, di nome Antonello, che lo porta in ospedale. Questi, per riconoscenza gli fa dipingere un affresco, ma quando poi scoprono chi è, il vescovo consiglia all'abate Mariani - personaggio che torna in "L'uomo che veniva da Messina" - di non dire in giro chi è l'artista misterioso. Ma l'abate risponde: "Figurarsi, quel ragazzetto è nessuno e tale rimarrà per sempre"

"Quindi già il ragazzetto era nel mio cuore da tempo - confida Silvana La Spina - però mi faceva rabbia che nessuno scrivesse su di lui una vera storia. Da un lato è stata proprio la rabbia a spingermi a scrivere su di lui, perchè nessuno nei secoli ha mai osato, nemmeno uno scrittore di romanzi d'appendice, di usare questo personaggio così pieno di storie. Perchè un quadro è una storia, c'è l'uomo che viene rappresentato e il pittore che lo rappresenta. E' chiaro che se Antonello non fosse stato anche un picaro e se fosse rimasto chiuso in una stanza, in una piccola località, non avrebbe mai suscitato il mio interesse, mentre io sono rimasta affascinata dall'uomo che viaggiava, dal folle viaggiatore che mentre cercava l'arte cercava se stesso. Un pò come me, infatti la mia natura di romanziere è picaresca. Al suo percorso - prosegue l'autrice - si aggiungevano i miei stilemi inseriti in una scrittura che possiamo definire spagnola, perchè per me Antonello è un Don Chisciotte che va a caccia di qualcosa che non sa nemmeno dove sia, finchè vede a Palermo la Pittura Fiamminga e capisce che quella è Arte, perchè a parte le Icone Bizantine che arte avevamo noi?"


Per Silvana La Spina l'opera di Antonello da Messina che meglio riassume la storia della Sicilia e della Cultura è racchiusa nel sorriso enigmatico del "Ritratto d'ignoto marinaio". Un sorriso che ritroviamo anche nella "Gioconda" di Leonardo da Vinci, dipinto dopo quello di Antonello, attorno al '500. Un sorriso che rivela una sorta di "disprezzo" perchè per la scrittrice il siciliano soffre di "un complesso d'inferiorità rispetto al resto a causa dell'immobilismo che ti scatena un'isola" compensato però da "un grande complesso di superiorità".  Poi parla dell'"Annunciata" di Antonello "molto più potente della Gioconda eppure quest'ultima - dice con rammarico - è più famosa e le persone fanno le file per vederla esposta al Louvre". Un rammarico che è anche il nostro e per questo confidiamo nella sensibilità dei politici regionali affinchè il nome di Antonello da Messina e la sua Arte vengano conosciuti in tutto il mondo.


All'evento, organizzato da Daniela Bonanzinga dell'omonima Libreria, era presente, tra gli altri anche il Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, On. Giovanni Ardizzone. Subito dopo la presentazione, abbiamo raggiunto Silvana La Spina per porle alcune domande. Comodamente sedute nella stanza del sovrintendente del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Nino Saija, gentilmente concessaci da quest'ultimo, è iniziata la nostra conversazione. 

Domanda: Innanzitutto mi è piaciuto molto quando ha usato l'espressione "noi siciliani" pur essendo lei di Padova anche se suo padre è nato in Sicilia.
Risposta: Si, io sono e mi sento siciliana anche perchè vivo a Catania.

D: In un passo del suo libro lei fa dire ad Antonello che si trova a Venezia: "Il mio è un semplice male di petto che con l'umido aumenta. Tutti mi dicono che dovrei tornare a Messina per stare meglio ...". Essendo io messinese e sapendo quanto la mia città sia umida, certo non ai livelli di Venezia, mi sono chiesta se l'autrice di questo libro avesse mai vissuto a Messina, e se si per quanto tempo?
R: Io a Messina non sono mai vissuta, ma è chiaro che tutte le città di mare sono umide però nell'epoca in cui ha vissuto Antonello forse Messina era meno umida di adesso. 

D: Certamente, anche perchè lei non fa una ricostruzione storica del passato poichè questo libro su Antonello in fondo è molto romanzato.
R: Come dice Manzoni il romanzo storico è un insieme di verità e immaginazione, il famoso "verosimile", ed è chiaro che noi proiettiamo un passato come ce lo immaginiamo ma il vero passato lo può raccontare soltanto chi l'ha vissuto, non a caso il concetto del romanzesco nasce agli inizi dell'800. Walter Scott ad esempio, (considerato il vero iniziatore del romanzo storico, cioè di un'opera narrativa in cui si combinano storia e invenzione n.d.r.), si è occupato del Medioevo, ma in realtà è chiaro che la verità è solo quella di chi ha vissuto in quel periodo, quindi la nostra è sempre una proiezione del presente nel passato. Ecco perchè non credo nel romanzo storico, per me non esiste, ma la sua funzione è quella di cercare le proprie radici, la propria storia. Noi siciliani scriviamo della Sicilia perchè vogliamo scoprire sempre cose nuove della nostra terra.

D: Durante la presentazione lei ha citato un autore del quale ho letto quasi tutti i libri: Dan Brown. E non so perchè, mentre finivo ieri il suo romanzo su Antonello da Messina ho notato qualcosa di simile nella capacità descrittiva dell'arte.
R: Mi dovrei sentire offesa (dice tra il serio e il faceto n.d.r.) perchè per me Dan Brown è il classico autore d'intrattenimento americano, è un mitologo.

D: Non era assolutamente mia intenzione offenderla ma, non so perchè, mentre leggevo le pagine del suo libro, ho pensato a Brown.
R: No, no, non mi sono offesa (dice rassicurante) ma in realtà in comune con Dan Brown, che conosco personalmente, abbiamo avuto solo l'agente che si è poi suicidato...!


D: Ecco spiegato allora perchè ho "sentito" questa similitudine tra di voi pur essendo due autori assolutamente diversi. Ma restando su Dan Brown noi sappiamo che dai suoi libri sono state fatte trasposizioni cinematografiche, le chiedo, dopo aver sentito il bravissimo attore messinese Angelo Campolo recitare alcuni brani del suo romanzo, non le è venuto in mente di fare una trasposizione teatrale del suo testo?
R: Mi sembra complicato riportare sul palco di un teatro la storia di un uomo come Antonello che si muove tra le varie Corti, forse vedrei meglio un film tratto dal mio libro.

D: Come lei saprà ci sono messinesi, come l'ex Presidente del Consiglio Comunale di Messina, Pippo Previti che credono nella tesi che le ossa di Antonello riposino nella città dello Stretto, esattamente nella Chiesa di Santa Maria di Gesù Superiore. Lei cosa pensa al riguardo?
R: Sono convinta che Antonello sia stato sepolto a Messina ma anche su Dante Alighieri ci sono gli stessi dubbi, infatti non si sa nemmeno se i suoi resti riposino là dove si trova, ma io penso che le ossa siano ciò che rimane di un corpo, quello che conta è altro.

D: Sia nel suo libro, sia nel corso della presentazione lei asserisce che "Messina è stata amata da Antonello ma i messinesi non hanno saputo valorizzare la sua figura, tanto è vero che nessuno ne ha mai scritto un libro", a parte lei adesso.
R: Ma chi doveva scriverlo? Solo uno scrittore poteva farlo! I messinesi non c'entrano nulla in questo.

D: E allora da messinese la ringrazio per aver scritto un romanzo sul nostro Antonello e le chiedo, quale sarà il personaggio che tratterà nel suo prossimo libro? 
R: Il mio prossimo libro parlerà dell'incontro a Princeton di Einstein con Pirandello.

D: La teroria della relatività di Albert con la filosofia tutta siciliana di Luigi, ma cos'hanno in comune i due? A parte il Premio Nobel, il primo per la Fisica e il secondo per la Letteratura.
R: Lo scoprirete presto anche se la mia intenzione è quella di soffermarmi più su Einstein. Pirandello sarà quindi un tramite per raccontare la figura di uno dei più celebri fisici mondiali.

D: Sicuramente sarà un libro molto interessante, come tutti i suoi romanzi del resto. 



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