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RITROVATO UN NOSTRO NUOVO ANTENATO: L'HOMO NALEDI

Sono state ritrovate le ossa fossilizzate di una specie umana, finora sconosciuta, in una grotta in Sudafrica. Sono i resti di 15 corpi "di una nuova specie dei nostri avi" afferma Leo Berger, professore dell'Università 'Witwatersrand' di Johannesburg. 


Ricostruzione dell'Homo naledi realizzata dal paleoartista John Gurche

Il ritrovamento è avvenuto nella Dinaledi Chamber, nelle profondità di una grotta chiamata Rising Star a 50 chilometri da Johannesburg. La nuova specie umana è stata denominata 'Homo Naledi', perchè la grotta della scoperta si chiama 'stella nascente'. Naledi significa stella nella lingua Sesotho, usata da alcune tribù sudafricane. L'Homo Naledi ha un cervello minuscolo, della misura di un'arancia, molto più piccolo rispetto alle altre specie di Homo, tanto da assomigliare di più al cervello di un gorilla che non a quello di un umano come racconta National Geographic. Anche il bacino e le spalle erano piccole su un corpo snello di circa 150 centimetri di altezza e 45 chili di peso. La forma delle mani suggerisce che l'Homo Naledi poteva usare utensili, anche se le sue dita sono più ricurve di ogni altra specie ominide. Questo dimostrerebbe notevoli doti di arrampicata. Ma i denti, relativamente minuti, le gambe lunghe e la struttura dei piedi lo avvicinano di molto all’uomo moderno.


Per gli scienziati si tratta di una svolta nella ricerca della nostra evoluzione anche se non hanno ancora stabilito l'età delle ossa ritrovate ma potrebbe avere 3 milioni di anni. "Fino a questo momento - afferma il prof. Lee Berger, autore della ricerca che è stata pubblicata su Elife - abbiamo sempre ritenuto che l'idea di comportamenti rituali funebri fosse un'esclusiva dell'Homo sapiens. Ora abbiamo visto che un'altra specie aveva questa stessa capacità. Questa è una scoperta straordinaria". Uno dei membri del gruppo del prof. Berger, è lo scienziato italiano Damiano Marchi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa. Secondo l'antropologo Marchi si tratta di "una scoperta importante per la paleontologia, mai avevamo trovato dei resti così completi: 1550 reperti che appartenevano a 15 individui primitivi". E aggiunge: "La paleontologia riteneva fin qui che quando l'uomo ha cominciato a camminare su due piedi ha smesso di arrampicarsi invece nei reperti che abbiamo a disposizione scopriamo che le due funzioni motorie coesistevano".


Il prof. Chris Stringer del Museo di Storia naturale di Londra ha definito la scoperta "notevole" e ha affermato che "Il genero Homo potrebbe essere anche polifiletico: in altre parole, alcuni membri del genere potrebbero essersi originati indipendentemente in diverse regioni dell’Africa. Se le cose stessero così, questo significherebbe che le specie attualmente incluse all’interno del genere Homo andrebbero rivalutate”. Il vicepresidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, commenta così il ritrovamento: "Oggi scopriamo il nostro passato. Scoprendo il nostro passato, abbiamo gli strumenti per conoscere anche meglio il nostro presente. Oggi diamo un'occhiata al nostro futuro". Per il Governatore della provincia di Gauteng, dove sono stati trovati i resti, la scoperta "ribalterà gli stereotipi sull'Africa e sugli africani". Il vicerettore dell'Università 'Witwatersrand' di Johannesburg, prof. Adam Habib, afferma che la scoperta ha "un impatto globale".

A.D.P.


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