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INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO A MESSINA

"Mancano risorse, una crisi acuita dalla carenza di piante organiche di magistrati e personale amministrativo. Il Tribunale di Messina ha scoperture del 25% mentre la Procura lamenta una vacanza di più del 20%". Con queste parole del Presidente della Corte d'Appello, Nicolò Fazio si è aperto ufficialmente l'anno giudiziario a Messina.



"A Barcellona Pozzo di Gotto - prosegue Fazio - si registrano tre vacanze e due assenze per maternità e un conseguente indice di scopertura superiore a 1/3, problemi anche a Patti e Mistretta. Carente è anche la situazione del personale amministrativo e ausiliario. Per turare le falle si è fatto ricorso a applicazioni provvisorie. Una situazione destinata a precipitare, se non si provvederà con nuove assunzioni o con gli opportuni travasi di personale da altre amministrazioni che sono oggettivamente sovradotate. E' la fiera delle chiacchiere, dei vaniloqui, una vicenda incredibile, scandalosa. A questo punto sarebbe forse il caso di richiedere la nomina di un commissario straordinario ad acta che sblocchi la situazione".

Fazio parla poi di anomalie evidenti che non hanno avuto soluzione nemmeno con la miniriforma dell'anno scorso che mirando all'economia di spesa ha "pregiudicato ulteriormente la funzionalità degli uffici coinvolti, sacrificando un valore di rilievo costituzionale, che inerisce al diritto di piena cittadinanza, cioè quello della giustizia di prossimità. Perché abbia termine la crisi si deve fronteggiare una volta per tutte l'arretrato, una zavorra di milioni di cause, da rottamare a qualsiasi costo".

"Un dato emblematico è costituito dal problema della durata del processo la cui radicata lentezza costituisce il problema più grave della giustizia nel nostro Paese e ne offusca l'immagine sul piano internazionale". Lo ha detto il presidente facente funzioni della Corte d'Appello di Messina Mario Zumbo durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Messina.

"Detta lentezza - prosegue Zumbo - è determinata principalmente dal rilevante numero di processi pendenti sia nel settore civile che in quello penale. Costituisce, invero, un dato impressionante l'entità del contenzioso; abbiamo un numero di procedimenti pendenti che è nettamente superiore a quello dei Paesi a noi comparabili. Purtuttavia, come evidenziato dalle statistiche recentemente pubblicate dall'Associazione Nazionale Magistrati, i magistrati italiani nel settore penale sono i primi in Europa quanto a numero di procedimenti penali definiti in un anno, pari a 1.288.171; i giudici civili sono i secondi in Europa, con un numero di cause civili definite in un anno, ammontanti a 2.834.800. Tale altissima produttività non consente, lo smaltimento dei processi pendenti, invero troppo numerosi anche a causa di una eccessiva tendenza alla litigiosità che caratterizza il nostro Paese e che a volte non viene sufficientemente filtrata". 

"Da questa pletora di fascicoli pendenti - dice ancora Zumbo - discende quindi la cronica lentezza e durata dei processi. Secondo un rapporto pubblicato dalla Banca mondiale, per l'adempimento forzoso di un contratto occorrono in Italia 1.185 giorni e l'Italia occupa in questa particolare graduatoria il posto numero 148 nel mondo".

"Il funzionamento dell'amministrazione giudiziaria nel distretto nel periodo 1 luglio 2013-30 giugno 2014, continua a registrare una situazione difficile, essendo rimasti insoluti gli inveterati problemi di natura strutturale ed ordinamentale", ha osservato Zumbo. 

"Situazione in alcuni casi assai critica - prosegue Zumbo -, a causa delle scoperture dell'organico, come presso il tribunale di Patti e quello di Barcellona P.G., in cui si è inoltre avuto il grosso problema dell'accorpamento e del successivo ripristino della sezione staccata di Lipari, e come nel tribunale di Messina, a causa delle carenze strutturali dell’organico, fortemente sottodimensionato rispetto al carico di lavoro".

"La crisi - continua Zumbo - è aggravata dai vuoti di organico del personale di cancelleria, occupato anche in una serie di incombenze gravose, che non attengono propriamente alla giurisdizione, quali l’impegno nelle Commissioni di esame di abilitazione alla professione forense. Gli uffici giudiziari costituiscono il settore più penalizzato dalla crisi, non essendo da tempo bandito alcun concorso per l’assunzione di personale amministrativo. La Procura della Repubblica in sede, chiamata ad affrontare un fenomeno mafioso di rilevante gravità lamenta pure una rilevante scopertura nel proprio organico (pari al 20%)".

“Sempre rilevante – ha aggiunto Zumbo – la sopravvenienza dei reati di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Di particolare rilievo e risonanza mediatica, in ragione del coinvolgimento di personaggi di rilievo della politica e della imprenditoria locali: il procedimento denominato ‘Corsi d’oro 1′, che è già in avanzata fase dibattimentale davanti al tribunale, e il prosieguo dell’indagine, ‘Corsi d’oro 2′, per cui è previsto a breve l’inizio del dibattimento. Intensa e proficua l’attività di contrasto della Procura contro le associazioni di criminalità mafiosa nel distretto. Nella fascia tirrenica le organizzazioni intrattengono legami più intensi con Cosa nostra della Provincia di Palermo; nel territorio di Messina e nella fascia Jonica le associazioni mafiose intrattengono legami più forti con la ‘ndrangheta calabrese e con Cosa nostra della provincia di Catania. Nello specifico nella città di Messina si è di fatto realizzato un accordo trasversale sulla spartizione degli affari tra Cosa nostra (palermitana, tirrenica e catanese), ‘ndrangheta e gruppi criminali cittadini (Giostra, Mangialupi e altri)”. 

"I commercianti al dettaglio della provincia di Messina sono quelli che subiscono richieste più elevate di 'pizzo' anche oltre la media dei 400 euro che subisce il commercio al dettaglio di Catania, Siracusa e Palermo - afferma Zumbo - Tutte le attività economiche, anche le minori, vengono assoggettate al racket estorsivo che costituisce un ostacolo e un fattore di declino dell'economia: secondo un documentato studio della Fondazione Chinnici (a cui ha partecipato il Procuratore della Repubblica di Messina) - ricorda Zumbo - il racket costa alla Sicilia 1,3 punti percentuali del Pil". 

“Nel settore civile – ha proseguito Zumbo – pur registrandosi una leggera riduzione della sopravvenienza (-7%), rispetto al periodo precedente di riferimento, la riduzione della pendenza finale è stata del 4%, nonostante il considerevole numero di sentenze depositate (la produttività media dei giudici del settore civile è tra le più elevate d’Italia e ciascun magistrato è titolare di ruoli non inferiori a 1.600 provvedimenti, con punte di 1.900): ciò a causa, sia dell’insufficienza della pianta organica sia della ormai cronica scopertura di organico, dovuta al continuo trasferimento dei giudici e alla lentezza delle procedure di ricambio. Ne consegue che i tempi di definizione dei processi superano ampiamente i parametri della legge Pinto (tre anni in primo grado)". 




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