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REDDITO DI CITTADINANZA DIVENTA MIA. COSA CAMBIA

Il nuovo strumento di sostegno sociale, la cui partenza è prevista a settembre, si chiamerà Mia: “Misura di inclusione attiva"


Codacons: "Attenzione a truffe e abusi"


Mia al posto del Reddito di cittadinanza. La Misura per l'inclusione attiva partirà da agosto e sarà diversa a seconda della situazione familiare sia per importo sia per durata. Le famiglie senza persone occupabili dovrebbero prendere un importo più alto ed averlo più a lungo, mentre le famiglie con persone occupabili dovrebbero avere al massimo 375 euro al mese (contro i 500 attuali) ed al massimo per un anno (contro i 18 mesi delle famiglie povere senza occupabili). La stretta arriva anche sul tetto Isee per avere diritto al sussidio che dovrebbe scendere a 7.200 euro dai 9.360 attuali. Il reddito di cittadinanza potrà essere comunque chiesto fino al 31 agosto 2023 e potrà essere erogato al massimo solo fino a fine anno. Il provvedimento in 12 articoli separa le platee tra famiglie con over 60, minori o disabili e quelle senza queste categorie.


Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, la riforma del reddito di cittadinanza è pronta. Nelle prossime settimana la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, dovrebbe portare in Consiglio dei ministri il decreto legge. Il testo, si legge sul quotidiano, è al vaglio del ministero dell'Economia “perché per fare tutto, compreso l’allargamento della platea di lavoratrici ammesse a Opzione donna e il rafforzamento delle politiche attive, servirebbe quasi un miliardo di euro”. La misura “scatterà già quest’anno, dopo i sette mesi di proroga accordati ai beneficiari del Reddito di cittadinanza con la legge di Bilancio 2023. La Mia si dovrebbe quindi poter chiedere da agosto o più realisticamente dal primo settembre”.

I “potenziali beneficiari, in linea con quanto deciso con la manovra, verranno divisi in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. Le prime sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Le seconde quelle dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età”. In entrambi i casi, però, la riforma prevede una stretta negli importi e nella durata del sussidio. "Queste famiglie - si legge - continueranno a ricevere un sussidio, la Mia appunto, il cui importo base (per un single) dovrebbe restare di 500 euro al mese, come nel Reddito. C’è invece ancora discussione sulla quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto. Il Reddito prevede fino a 280 euro al mese. Con la Mia questa quota potrebbe essere alleggerita e modulata sulla numerosità del nucleo familiare. Ma la stretta maggiore colpirà gli occupabili. Qui l’ipotesi che ha più chance è quella che vede l’assegno base ridotto a 375 euro. Inoltre, mentre per i poveri tout court la Mia durerà, in prima battuta, fino a 18 mesi (come ora il Reddito), per gli occupabili non più di un anno.

Il nuovo sussidio, inoltre, non si potrà più chiedere a ripetizione, come il Reddito. “Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi”, mentre “per i nuclei con persone occupabili, invece, la Mia scadrà al massimo dopo un anno la prima volta e dopo sei mesi la seconda e una eventuale terza domanda di sussidio si potrà presentare solo dopo una pausa di un anno e mezzo”.

C'è poi la modifica dei requisiti di Isee per ottenere la Mia: è prevista una forte stretta rispetto a quelli per il Reddito. “Il tetto per aver diritto alla nuova Misura di inclusione attiva - spiega il Corriere - dovrebbe infatti scendere dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. Un taglio di oltre 2 mila euro dell’indicatore della ricchezza familiare che rischia di far fuori una fetta significativa della platea di potenziali beneficiari, probabilmente un terzo”. 

Previsto invece I' aumento dell’importo del sussidio in base al numero dei componenti la famiglia, per migliorare l’assistenza ai nuclei numerosi e in programma anche la “correzione del requisito della residenza in Italia, che dovrebbe scendere da 10 a 5 anni, per non incorrere nelle censure della Consulta e di Bruxelles”. 

Per “migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà creata una piattaforma nazionale sotto la regia del ministero del Lavoro dove gli occupabili dovranno obbligatoriamente iscriversi e dove potranno ricevere le offerte congrue di lavoro. Basterà rifiutarne una per decadere dalla prestazione”. Tra le misure previste anche un rafforzamento ulteriore dei controlli “sulla decadenza dal beneficio per chi non rispetta gli impegni previsti dai patti di inserimento al lavoro o di inclusione sociale, e quelle sui reati per chi dichiara il falso o lavora in nero pur prendendo il sussidio”.


Il reddito di cittadinanza è costato fino ad oggi alle casse statali 27,8 miliardi di euro. Lo afferma il Codacons, commentando la decisione del Governo di sostituire il sussidio col Mia, Misura di inclusione sociale. Analizzando i dati ufficiali dell’Inps, si scopre che il Reddito di cittadinanza, dalla sua entrata in vigore nel marzo 2019 ad oggi, assieme alla pensione di cittadinanza è costato in totale 27,8 miliardi di euro – spiega il Codacons – Nel dettaglio, nel suo primo anno di vita sono stati erogati sussidi per 3,9 miliardi di euro di cui hanno beneficiato 1,1 milioni di famiglie e 2,7 milioni di italiani. Nel 2020 la spesa per il Rdc è salita a 7,14 miliardi di euro (1,57 milioni di nuclei, 3,69 milioni di persone) per raggiungere quota 8,79 miliardi nel 2021. Lo scorso anno il sussidio è costato allo Stato 7,99 miliardi di euro ed è stato destinato a 3,66 milioni di italiani.

L’importo medio mensile erogato ai beneficiari di Reddito di cittadinanza è aumentato negli anni del +12%, passando dai 492 euro del 2019 ai 551 euro del 2022 – analizza il Codacons. Con riferimento all’ultimo anno (2022), la regione con più famiglie con almeno una mensilità è stata la Campania con 353.795 nuclei che hanno percepito il Reddito, 877.115 persone coinvolte e un assegno medio più alto (617,16 euro). Oltre 300mila famiglie hanno avuto almeno una mensilità anche in Sicilia.

“Il Reddito di cittadinanza è costato complessivamente circa 1.078 euro ad ogni famiglia italiana che con i propri soldi ha finanziato la misura – spiega il presidente Carlo Rienzi – Senza entrare nel merito delle questioni politiche, riteniamo senza dubbio necessario intervenire su tale sussidio al fine di superarne le criticità ma soprattutto per evitare quegli abusi e quegli squilibri che fino ad oggi hanno contraddistinto il Reddito di cittadinanza. E’ importante che qualsiasi nuova misura allo studio del Governo preveda una lotta serrata alle truffe e alle illegalità che, in tema di sussidi, pesano sull’intera collettività e sulle casse pubbliche”.


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