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IL BETTA E LA BETTA, NUOVO ROMANZO DI ROBERTO CRISTIANO

"Il Betta e la Betta" è il titolo dell’ultimo romanzo del giornalista e scrittore Roberto Cristiano 


Dopo "Esmeralda" Roberto Cristiano pubblica "Il Betta e la Betta" (Edizioni Progetto Cultura). La copertina del libro è opera dell'artista Antonio Tony Giuffrè


Per entrare nella trama e nella narrativa del romanzo è utile l’introduzione di Mauro Silani che scrive: "Roberto Cristiano in questo romanzo ci immerge in una coralità di personaggi che intrecciano le loro vicissitudini con le geografie e mappe della città in cui vivono, intersecandosi perfettamente nei vicoli, stradine e strade di una Napoli che più che teatro si fa osservatrice delle umane vicende accompagnando le evoluzioni o involuzioni dei personaggi. Lo stile è quello di una narrazione in cui il ritmo della scrittura si può paragonare ad un contrappunto mozartiano, i cui toni variano da una nostalgica descrizione dei luoghi del passato ad una più ironica ma sempre compassionevole e mai sarcastica dei personaggi che si riconoscono come esecutori di un destino che non si compie quasi mai in maniera deterministica, pur animati dalla voglia di risolvere i problemi, si lasciano poi trasportare da un sano caos degli eventi che miracolosamente si risolve con opposte ‘fortune’. I protagonisti, Il Betta e la Betta, sembrano usciti da una commedia plautina, la cui contemporaneità insiste su un inconsapevole anticonformismo di maniera, che a volte sembra sfociare in un florilegio di pregiudizi e stereotipi, ma servono però a determinare il loro esatto spessore iconografico sottomessi con una sapiente scrittura alla necessità della narrazione".


..Alessandro Betta era un trentanovenne alto e fisicamente prestante con una piccolissima pecca data da capelli poco folti che lasciavano scoperta una fronte alta al di sotto della quale spuntavano lucidissimi occhi verdi. Naso regolare e composto, freddo, dritto. Mascella forte, zigomi alti, mento fermo ed equilibrato che lasciava spuntare nell’asse mediana del collo un pomo d’Ada-mo sporgente, spalle larghe, mani forti, dita lunghe e sorriso aperto. Abiti sportivi, prevalentemente in giacca blu, blue jeans o pantaloni grigi, camicia aperta, scarpe comode, in genere ginniche...

...Elisabetta Geraci, a tutti nota come Betta, nel lavoro e nel privato, era una donna trentacinquenne che aveva preso il nome della nonna materna, sana abitudine, tranne qualche eccezione, del popolo partenopeo. La nonna, da tutti chiamata con il proprio nome senza diminutivi o altro, tipo vezzeggiativi, era proprietaria di una villa a Sorrento nominata villa Betta, con targa maiolicata messa sopra il campanello e il citofono. Divertente era premere il pulsante di ottone dorato...


La storia descrive i primi incontri dei protagonisti, le scaramucce iniziali, l’innamoramento, la convivenza, gli attacchi di gelosia, i litigi, la gravidanza, i rischi di separazione e la ricomposizione, ad opera del saggio Aquis, di una coppia dai nomi singolari: un Betta e una Betta. Da evidenziare  i dialoghi tra i due, soprattutto i battibecchi,  pieni di brio e di originalità,  che ben riflettono i reciproci caratteri. Da citare, la storia del conte di Mola, la droga dello stupro, la Compagnia di Gesù, gli abusi sessuali dei preti, l’alchimia, la reincarnazione, la storia della pizza ‘margherita’, della strega di Port’Alba, del caffè Gambrinus e  altro. Ricompare Aquis, protagonista anche dei precedenti romanzi che, come quest’ultimo, sono ‘white’, ovvero purificati e pronti ad un matrimonio spirituale con l’elevazione dell’anima. Suggestiva la coloritura dei caratteri dei personaggi che si muovono nello scenario narrativo il cui palcoscenico è Napoli. 


Annota Mauro Silani: "Il padre del Betta, Vittorio, ex insegnante di liceo e comunista dichiarato, sembra una emanazione del quartiere Stella, dove è cresciuto e si è formato, la madre della Betta, Annapia detta ‘La Colonnella’, incarnazione di una Napoli benestante ma generosa con gli ultimi. Gianni Geraci il padre della Betta, noto avvocato civilista e grande estimatore della storia di Napoli, ma anche grande amante di Maradona, Evelina,  la madre del Betta, ex maestra di scuola elementare. Un vero tourbillon di personaggi, in cui il lettore sembra perdersi attraverso il labirinto delle vicende umane, dove lo scrittore rivela le sue doti di osservatore attento, con pennellate descrittive dei caratteri, e con excursus spazio temporali degli scenari, nei quali la storia si dipana ed evolve in maniera scintillante come il mare chiaro di Napoli. Una città vista come incarnazione divina in un corpo mistico accogliente sì, ma da giusta maestra corregge e accompagna con amorevole durezza e severa dolcezza l’evoluzione materiale e spirituale di ogni anima che l'attraversa. Un aspetto non marginale è la funzione dei dialoghi ben articolati, incalzanti, sottolineati da una scrittura vivace e ritmata, che per certi versi ricorda la sceneggiatura di un film che descrivere commedia sarebbe riduttivo. La mancata maternità/paternità, le distanze sociali, il modo di affrontare e attraversare la vita e i suoi accadimenti hanno più a che fare con una drammaturgia contemporanea, che in questo caso viene affrontata in tutta la sua complessità dai protagonisti senza risparmiarsi la consapevolezza di un dolore che spesso nella realtà viene negato, ma in questo romanzo si scopre che rimanere in superficie fa più male che andare a fondo".


Roberto Cristiano è nato a Napoli. Giornalista professionista, ha pubblicato il libro Un Ponte per lo Stretto, che è stato presentato anche in America. È autore del libro 100 domande al Senatore Sergio De Gregorio e del romanzo ilmiosoloamicoègiasone, che ha preceduto Dalla sommità del cielo più alto (2019) ed Esmeralda (2021).

Edizioni Progetto Cultura



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