“L’arte dei pizzaiuoli napoletani” sarà l’unica candidatura Italiana nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.
Lo ha deciso all’unanimità la Commissione nazionale italiana per l’Unesco su proposta del Ministero dell’Agricoltura e con il sostegno del Ministero degli Esteri, dell’Università, dell’Ambiente, dell’Economia. Scelta perché “rappresenta l’Italia in tutto il mondo”. “Proseguiamo a valorizzare il made in Italy dopo il grande successo di Expo” commenta il ministro Martina.
La Pizza Napoletana, dalla pasta morbida e sottile ma dai bordi alti (detti "cornicione"), è la versione partenopea della pizza tonda ed inoltre, su scala mondiale, è anche intesa come la pizza italiana per antonomasia. La peculiarità della pizza napoletana è dovuta soprattutto alla sua pasta che deve essere prodotta con un impasto simile a quello per pane - ossia completamente privo di grassi - morbido ed elastico, steso a mano in forma di disco senza toccare i bordi che formeranno in cottura un tipico "cornicione" di 1 o 2 cm mentre la pasta al centro sarà alta circa 3 mm. Un veloce passaggio in un forno molto caldo deve lasciarla umida e soffice, non troppo cotta. I puristi di questo piatto considerano solo due tipi di pizza tradizionale, la Margherita con pomodoro, mozzarella STG a listelli, mozzarella a cubetti o Fior di latte, basilico e olio, e la Marinara con pomodoro, aglio, origano e olio. Sono comunque diffusi numerosi altri tipi di condimento che prevedono l'aggiunta di diversi ingredienti sopra la pizza. Alcuni ritengono che il pomodoro debba essere di tipo San Marzano.
Dal 5 febbraio 2010 è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita della Unione europea. Nel 2011, la pizza napoletana è stata presentata dall'Italia come candidata al riconoscimento Unesco come Patrimonio immateriale dell'umanità. Adesso il dossier sarà trasmesso all'Unesco e inizierà un lungo e complesso negoziato che coinvolgerà oltre 200 Paesi, "specialmente perché fino ad ora mai l'Unesco ha iscritto una tradizione connessa ad una produzione alimentare" osserva il curatore legale del dossier Pierluigi Petrillo. La candidatura dell' "L'arte dei pizzaiuoli napoletani" sarà valutata dall'Unesco, con sede a Parigi, nel 2017. Per la Commissione designatrice "l'arte dei pizzaiuoli ha svolto una funzione di riscatto sociale, elemento identitario di un popolo, non solo quello napoletano, ma quello dell'Italia. E' un marchio di italianità nel mondo". Questa candidatura evita il rischio "scippo" da parte degli americani che nei giorni scorsi avevano annunciato la candidatura della "pizza" american-style.
L'espressione pizza napoletana, data la sua importanza nella storia o nel territorio, viene usata in alcune regioni come sinonimo per pizza tonda. Le prime notizie riguardo alla Pizza Napoletana vengono fatte risalire al periodo che va dal 1715 al 1725. Vincenzo Corrado alla metà del Settecento scrisse un pregevole trattato sulle abitudini alimentari della città di Napoli, in cui osservò come fosse costume del popolo condire la pizza ed i maccheroni con il pomodoro. L'associazione di questi prodotti e le sue osservazioni diedero di fatto inizio alla fama gastronomica della città di Napoli ed attribuirono al Corrado un ruolo importante nella storia della gastronomia. Quelle stesse osservazioni costituiscono la data di nascita della Pizza Napoletana, un sottile disco di pasta condito con pomodoro. Le prime pizzerie comparvero a Napoli nel corso del XIX secolo e fino alla metà del XX secolo esse furono un fenomeno esclusivo di quella città. A partire dalla seconda metà del Novecento le pizzerie si sono diffuse ovunque nel mondo, sempre con il termine di Pizza Napoletana.
La candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell'umanità tutela un settore che vale 10 miliardi di euro ma soprattutto un simbolo dell'identità nazionale. E' quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in riferimento alla riunione della Commissione di valutazione nazionale per l'Unesco che ha confermato la candidatura dell'arte dei pizzaioli di Napoli come patrimonio dell'umanità. "Con questo importante risultato abbiamo deciso - ha sottolineato Moncalvo - una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l'obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove si incontrera' la Commissione internazionale per valutare l'ingresso nella "Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell'umanita'".
Sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali - sottolinea la Coldiretti - se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell'Accademia Pizzaioli. Non e' un caso che oggi il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell'Italia secondo un sondaggio del sito www.coldiretti.it e che la pizza sia la parola italiana piu' conosciuta all'estero con l'8 per cento, seguita dal cappuccino (7 per cento), dagli spaghetti (7 per cento) e dall'espresso (6 per cento), secondo un sondaggio on line della Societa' Dante Alighieri. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all'anno anche se - sottolinea la Coldiretti - i maggiori "mangiatori" sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all'anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa.
Una domanda che - spiega la Coldiretti - nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio da lavoro complessivamente ad oltre 150mila persone. L'arte dei pizzaiuoli napoletani - riferisce la Coldiretti - sarebbe il settimo "tesoro" italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. L'elenco tricolore comprende anche l'Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l'Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Accanto al patrimonio culturale immateriale, l'Unesco - continua la Coldiretti - ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l'Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale.