E' stato proiettato ieri sera a Lipari, presso il Centro Studi Eoliano, il docu-film "Il Carnevale Eoliano. L'Isola delle Maschere" scritto da Fabio Sajeva, Alberto Bernava e Francesco Cannavà che ne cura anche la regia, e prodotto dalla B&B Cinematografica, in collaborazione con Sicilia Film Commission, riguardante l’immenso patrimonio artistico-culturale delle Isole Eolie: le antiche maschere del Teatro Greco. Protagonista: Vanessa Zerda Rueda.
L’arcipelago Eoliano - conosciuto sul grande schermo per capolavori come Vulcano (1950) di William Dieterle, Stromboli - Terra di Dio (1950) di Roberto Rossellini, L'Avventura (1960) di Michelangelo Antonioni, Kaos (1984) di Vittorio Taviani, Caro diario (1993) di Nanni Moretti ed Il postino (1994) di Massimo Troisi - fa da splendida cornice alla storia di questo documentario, incentrata sul mistero inesplorato delle 2500 maschere della tragedia e commedia greca ritrovate sepolte nella necropoli di Lipari.
Le Isole Eolie, infatti, possiedono il più importante corredo funerario di maschere greche presente al mondo. Sono state scoperte dall’archeologo Luigi Bernabò Brea nel 1948, gli scavi sono proseguiti fino al 1995, e sono conservate nel Museo Archeologico di Lipari. Se oggi l’umanità conosce i tratti iconografici dei personaggi del teatro greco è grazie a queste maschere, l’unica testimonianza materiale, fino ad oggi scoperta, dei caratteri della Commedia e della Tragedia greca. Se gli antichi eoliani non avessero usato le maschere del teatro come corredo funerario, se non fossero state scoperte, oggi noi non conosceremmo visivamente le fattezze dei personaggi del teatro antico, perché non esiste al mondo un’altra testimonianza iconografica oltre questa.
Le Isole Eolie, infatti, possiedono il più importante corredo funerario di maschere greche presente al mondo. Sono state scoperte dall’archeologo Luigi Bernabò Brea nel 1948, gli scavi sono proseguiti fino al 1995, e sono conservate nel Museo Archeologico di Lipari. Se oggi l’umanità conosce i tratti iconografici dei personaggi del teatro greco è grazie a queste maschere, l’unica testimonianza materiale, fino ad oggi scoperta, dei caratteri della Commedia e della Tragedia greca. Se gli antichi eoliani non avessero usato le maschere del teatro come corredo funerario, se non fossero state scoperte, oggi noi non conosceremmo visivamente le fattezze dei personaggi del teatro antico, perché non esiste al mondo un’altra testimonianza iconografica oltre questa.
Attorno a tale sensazionale scoperta, il film mostra l’esistenza di tradizioni millenarie tipiche dell’isola e che permettono di comprendere pienamente il legame così forte e duraturo tra gli isolani e la Maschera: il culto di Dioniso e le baccanti, giovani donne devote al dio del vino e del teatro, le leggende e le credenze religiose riguardo il rapporto tra le Eolie ed il mondo dei morti, le streghe e l’emancipazione femminile ed, infine, il moderno carnevale Eoliano, la tradizionale parata in cui le varie isole competono per il carro allegorico più bello.
Nello storytelling di questo film a fare da trait d’union tra passato e presente è una giovane giornalista-esploratrice colombiana, Vanessa, che lavora per un network internazionale e sta realizzando un documentario dal titolo “Il Carnevale Eoliano - L’isola delle Maschere”. La ragazza, prima di giungere a Lipari alla ricerca di testimonianze del presente e del passato, ha raccolto videointerviste con diversi studiosi esperti in antropologia, storia del teatro e in filosofia. Hanno accettato di fornire il proprio contributo a questa operazione di divulgazione culturale, storica ed artistica alcuni dei più importanti professori e antropologi italiani, studiosi del tema della Maschera, conosciuti in tutta Europa e nel mondo per questa loro specializzazione. Il professore Luigi Maria Lombardi Satriani, il professore Mauro Bolognari, la professoressa Macrina Marilena Maffei, esperti antropologi titolari delle cattedre di Antropologia Culturale presso l’Università degli Studi di Messina e Roma. La ricercatrice di filosofia presso l’Università di New York “New School for Social Research” Cinzia Arruzza. Il professore Gennaro Colangelo, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso la Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università Lumsa di Roma.
In questo documentario, l’evento del Carnevale Eoliano diventa un testo che narra le angosce e i sogni delle persone comuni, in una specie di rivincita sulla morte attraverso il potere e i simboli della maschera. Il fatto che le maschere siano state trovate nei corredi funerari rivela la stretta connessione tra il culto dei defunti e quello dionisiaco. Dioniso è infatti il dio del vino, dell’ebbrezza e dell’estasi che porta gioia alle riunioni conviviali ed è anche il dio del teatro che ha avuto origine in Grecia nelle feste in suo onore. Ma Dioniso è anche il dio che permetteva a coloro che erano stati iniziati ai suoi misteri di attingere alle beatitudini dell’aldilà. La stretta connessione tra il teatro e il dionisismo funerario è presente in questo periodo in tutta la Magna Grecia e in Sicilia e assume a Lipari un aspetto particolarmente ricco e documentato.
La ricerca di Vanessa è dunque legata al presente ma strettamente connessa col passato. Durante il suo viaggio alla scoperta delle Eolie e delle radici del Carnevale, assiste ad una rappresentazione teatrale di “Le baccanti di Euripide”. Sono inseriti di conseguenza, dei brani recitati da una piccola compagnia di attori, allestita appositamente per questo evento, in scena nel meraviglioso teatro a picco sul mare. Il viaggio di conoscenza alle origini del Carnevale eoliano è per la giovane esploratrice anche motivo di approfondimento del cambiamento del ruolo della donna in generale e della donna eoliana in particolare.
È la filosofa Cinzia Arruzza, a confermarci che “In termini di logica, si può affermare che i riti di inversione dei ruoli come quello del carnevale, invitano intellettualmente a mettere in discussione le certezze acquisite. Tale atteggiamento in qualche maniera può essere considerato come un acceleratore dell’evoluzione delle idee. Si può pensare alle baccanti come a delle rivoluzionarie. Se è vero che al di fuori del rituale questi comportamenti erano proibiti, è nel rituale e nelle sue rappresentazioni culturali come Le baccanti di Euripide, che nasce nelle donne la consapevolezza di essere portatrici di una forza aggiunta a quella tradizionale.”
Vanessa conosce dunque le donne eoliane, le intervista, si intrattiene con loro e si avvicina anche al mondo dei costruttori dei carri carnevaleschi che intervista per avere conferma di quanto documentato. Rimane affascinata dalla passione che gli eoliani mettono nel realizzare il loro carnevale e dal forte significato che esso veicola. Osserva il Maestro Spada che realizza a mano, ogni giorno, nel suo piccolo e caratteristico laboratorio, le riproduzioni in terracotta delle antiche maschere eoliane. Si scontra con una natura primitiva, rappresentata da rocce a picco sul mare, da pescatori intenti nell’eviscerare degli animali appena pescati, si trova immersa nel bianco accecante della vecchia miniera di pomice come in un deserto surreale.
La bellezza sensuale dell’isola, alla fine del suo percorso, cattura tanto Vanessa da farla sentire a sua volta parte di un mondo antico, eterno, il mondo delle Isole Eolie, che si manifesta ritualmente, ogni anno, dai tempi antichi, grazie alla festività del Carnevale, perché come ricordava Nietzsche “Tutto ciò che è profondo ama la Maschera”.
"Il Carnevale Eoliano. L'Isola delle Maschere" è stato selezionato dal Taormina Film Fest 2015 per la sezione Film Makers in Sicilia. Nel film-documentario appaiono anche le Imago-Maschere di Nino Pracanica.