L’On. Giuseppe Campione, Presidente della Regione Siciliana nel biennio 1992-93, ha inviato un impegnato messaggio su Piersanti Mattarella nella ricorrenza degli ottant’anni dalla nascita.
Il messaggio dell'On. Giuseppe Campione è stato letto, dal regista e attore Giorgio Sparacino, lo scorso giovedì 21 maggio, nella sala del Centro Studi Feliciano Rossitto, a Ragusa, dove si è tenuto l’incontro che ha ricordato Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana assassinato il 6 gennaio del 1980 e fratello dell'attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Pier Santi, muore per mano di mafia, - scrive l'On. Campione - muore per una vita vissuta ricostruendo una cittadinanza fondata sui diritti senza dimenticare che assieme ai diritti ci fosse un intero mondo di doveri, come era scritto sul ritratto di Moro che dava senso compiuto, accanto al suo tavolo di lavorio, ad una presidenza intessuta di una volontà tenace di governare con le carte in regola. La morte lo colse mentre il Signore rendeva lieta la sua giovinezza e quella di un intera nuova generazione di uomini in cammino. Gli eventi che ha vissuto con partecipazione intensa, diciamo drammatica, dando a dramma il significato più lato, e come se accadessero tutti adesso, li porta ancora con se. Ci tornano davanti, in una ripetizione emotiva e razionale insieme. In un riaccadere cioè. E tu sei questi avvenimenti…ne accumuli i segni, ne porti le cicatrici, Pier Santi.
La sua morte ci riporta ad una Palermo disvelata, - prosegue l'On. Giuseppe Campione - sì Palermo, nella sua solare ambiguità, tra fascinose, monumentali, spettacolari opulenze, architetture dalla bellezza malata, contraddittori vicoli di una miseria dialogata, esibita, in progressivo degrado verso un fuori stellare, anche a forma di cappio, che sembra ovattare tutto questo insieme di insiemi in accidiosa indifferenza, in ostentata estraneità… oblio nella lunga giornata verso la notte. Estraneità, soprattutto… Anche il cardinale, eretto a paladino antimafia, poi in un affettuoso processo mitopoietico, aveva detto di sperare che almeno questo delitto non fosse di segno palermitano… Ma mi sono chiesto molte volte: Non era la Sicilia soprattutto a dover interrompere i circuiti della premodernità sanguinaria dei mafiosi, sempre in interessato gratificante condominio con i protagonisti regionali? Come immaginare, con buona pace del cardinale, che i responsabili andassero cercati altrove? Perché poi? I terroristi? Sarebbero stati in trasferta? Un big mafioso, leader della d.c. palermitana, dirà in seguito che i terroristi in Sicilia avrebbero sempre trovato pane per i loro denti… e aveva sicuramente ragione… E non era successo che addirittura un segretario regionale d.c., durante il sequestro Moro, si era adoperato perché l’intelligenza mafiosa agisse in qualche modo per ottenere modifiche di comportamento alla geometrica potenza delle b.r.? Mattarella ucciso dalla mafia, per motivi di inquinamento, di connivenza, di cointeresse di una politica da sempre imperante.
Eppure - continua l'ex Presidente della Regione Siciliana - Pier Santi non era che un artefice di azioni limpide, normali, abbiamo detto di un governo normale. Ma la normalità delle carte in regola non poteva che apparire per quel blocco storico sostanziato di mafia essenzialmente rivoluzionario e antisistema. Aveva lavorato all’università, aveva diretto a Roma, alla gioventù di A.C., assieme ad altri, il movimento studenti dopo la cacciata, nel ‘54, da parte della Segreteria di Stato di Mario Rossi, un cattolico laico, un presidente che sembrava vivere in anticipazione del Concilio, sulle orme di Carretto e Lazzati, rimosso poi per una , diciamo così, capacità profetica sostanziata da una nuova coscienza ecclesiale, basti leggere, tra le molte altre la lucida testimonianza di Armando Rigobello, e il suo “La terra dei vivi”, le lettere,… e che poi fu sostituito dai cattolici di Gedda e della Roma anche allora andreottiana. Pier Santi avvertiva il peso di dover operare in quel clima… Ne parlammo a lungo ad un campo scuola della gioventù nei boschi della Miraglia, parlammo dei limiti della chiesa istituzione e apparato, leggemmo assieme alcune lettere di Mario Rossi, capimmo in larga misura il senso delle dimissioni espulsione di una chiesa che dopo la sconfitta del ‘53 si accingeva a cavalcare nuove crociate…
Le stesse cose me le ripetè Pietro Scoppola, ad Erice e poi a casa sua. Ad Erice era stato invitato nel 79 dal Presidente Mattarella con altri studiosi per dibattere di crisi dei partiti, delle istituzioni e della politica, infine di sviluppo della politica di centro sinistra… Ai margini di quegli incontri ci fu spazio per riflessioni sulle nostre storie personali, e Scoppola mi disse su Pier Santi cose che io scrissi da Erice per il giornale di Messina, così come poi avrei scritto, quasi ogni anno, il 6 gennaio, anniversario della morte, per molti giornali italiani… cose che possiamo ritrovare anche nei lucidi bellissimi ricordi di Leopoldo Elia, e di Salvatore Butera. Non un eroe, Pier Santi, ma un politico, alla scuola di Moro, che, col suo governo era mosso dalla necessità di un lavoro capace di cambiare le cose, “di risvegliare doveri individuali e comportamenti dei singoli”. A partire dalla utilizzazione della specialità dell’autonomia non come retaggio di un sicilianismo greve, pericoloso e inquietante, ma come strumento per fare di più. Una stagione della speranza la sua, in sintonia con la poca politica esigente desiderosa di superare le angustie di una governabilità effimera e rituale e di riprendere in mano, scrollate di dosso le antiche sudditanze, il proprio destino. Un’utopia, sì un’utopia come verità prematura, come critica di ciò che è, come prefigurazione di ciò che dovrà esserci. La normalità del buon governo per ribaltare, con tutto il mezzogiorno, l’irredimibilità di comodo, sostegno di blocchi parassitari… Non sappiamo per conto di chi Piersanti muore ma sappiamo perché muore… per un bisogno di altro, di altrove, di un futuro desiderabile possibile. Con Michele Perriera, poi con Sergio Mattarella, con Gianni Parisi, con Nino Buttitta, nell’Appello ai Siciliani, dopo le stragi del 92, - conclude l'On. Giuseppe Campione - avremmo scritto che come tanti altri poveri eroi morti ammazzati era stato ucciso da mano mafiosa perché voleva un destino gentile per la sua terra”.
Piersanti Mattarella è stato ricordato anche dall’On. Rino La Placa, Presidente dell’Associazione ex Parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana, che fu uno dei suoi più stretti collaboratori, dall’On. Nello Rosso che lo conobbe sin dal 1967 e dall’On. Francesco Girolamo Giuliana, anche egli stretto collaboratore dell’illustre uomo politico e deputato all’ARS per tre legislature. All’incontro ha partecipato un folto pubblico, tra gli altri, l’On. Nello Dipasquale, e gli ex Parlamentari Concetto Scivoletto, Gianni Battaglia, Giovanni Franco Antoci, Alfredo Gurrieri, Franceco Aiello e numerosi esponenti della vita politica e culturale della provincia come il Segretario Provinciale della CGIL di Ragusa, Giovanni Avola, il Preside Salvatore Dipasquale, l’Avv. Giovanni Scarso, l’Avv. Gaetano Barone, il Dott. Giacomo Mastruzzo, il Prof. Salvatore Licitra, il Dott. Giorgio Occhipinti, il Dott. Giambattista Veninata, il Preside Giorgio Flaccavento, la Signora Rina Giglio, vedova dell’On. Corrado Diquattro, il Segretario dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti di Siracusa e Ragusa, Orazio Carpino.
Il Presidente del Centro Studi Feliciano Rossitto, Giorgio Chessari ha manifestato il proposito di organizzare, in collaborazione con l’Associazione Regionale degli ex Parlamentari, l’Istituto Gramsci Siciliano ed altre istituzioni culturali, una riflessione storica sui tragici anni 70 e 80 che, con obiettività e distacco, sviluppi una ricerca che possa approfondire la conoscenza di quel periodo della vita siciliana e nazionale.
A.D.P.
Conobbi Piersanti Mattarella in un incontro di carattere sindacale, richiesto dalla FLC Federazione Lavoratori delle Costruzioni di Messina di cui io ero giovane cosegretario provinciale per la cgil, avevo circa 25 anni. Avevamo chiesto quell'incontro per sollecitare il raddoppio della tratta ferroviaria Messina-Palermo, inserita nel Piano CIPE e che tardava a decollare ( ad essere cantierata dalle FS). Eravamo tutti giovanissimi, nessuno di noi superava i trent'anni, con me c'erano Pippo Giordano e Maurizio Bernava per la Cisl, l'unico "anziano" era Balistreri, padre di Maurizio per la Uil.I nostri propositi contestativi e "rivoluzionari" furono gelati dalla disponibilità e da modo di fare politica di quell'uomo, dal suo modo di proporsi lineare ed operativo. Egli tendeva a superare i lacci ed i lacciuoli delle lungaggini burocratiche, propose che la Regione si sarebbe
RispondiEliminasostituita alle FS, almeno per il primo periodo, che avrebbe anticipato l'investimento per l'apertura del cantiere.
Uscimmo da quell'incontro rincuorati, lui ci disse che gli uffici della Regione stavano perfezionando la pratica.
Si quest'uomo era il Presidente giusto per la Sicilia e concordo con il prof. Giuseppe Campione che " lui voleva un destino gentile per la sua terra" sganciato quindi da quell'ipoteca mafiosa e politico-mafiosa che ne aveva segnato gli anni dall' affaire Giuliano in poi, era un dirigente democristiano siciliano "imperfetto" quindi, come lo fu l'On Giuseppe Campione e questo suo modo di fare politica segnò la sua condanna a morte. Stiamo ricordando un grande uomo politico ed un grande siciliano.