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FRANCO DI MARE RACCONTA LA SUA CITTA' INVISIBILE NE "IL CAFFE' DEI MIRACOLI"

Nella splendida cornice del San Domenico Palace Hotel di Taormina, lo scrittore e giornalista Franco Di Mare, presenterà venerdì 22 maggio, alle 18.30, il suo ultimo libro, “Il Caffè dei Miracoli” edito da Rizzoli.


"Ecco, il paesino del Caffé dei Miracoli ha qualcosa di questa Bauci, città invisibile di Italo Calvino. - spiega Franco Di Mare - Se ne sta lassù in alto, sulla costiera amalfitana, sufficientemente lontano dai fasti modaioli dei locali e delle spiagge di Amalfi. Snob, perché intanto è diventato meta di artisti internazionali, il loro buen retiro, ma ancora paesano a causa di quella distanza dalla terra di cui parla Calvino quando descrive la sua Bauci, un po' spocchiosa e diffidente...".

Torna dopo tre anni un autore capace di vendere coi tre precedenti romanzi oltre 100.000 copie. Fresco di stampa, “Il Caffè dei Miracoli”, tra i primi in classifica, è un romanzo che sembra già un classico, nel quale Franco Di Mare dirige un coro formidabile di furbizie e rivalità, di voltafaccia e colpi di genio. Il libro, dedicato alla moglie Alessandra "Il mio amore", ha come protagonista la Bellezza, quella del paesaggio rarefatto di Bauci come un sogno della Costiera e quella dell’Arte stessa. Bauci, come la Bellano di Vitali o la Pineta di Malvaldi, è la più spassosa provincia italiana, coi suoi colori, sapori, personaggi indimenticabili. Bauci non esiste eppure è verissima, è al Sud ma potrebbe trovarsi in qualunque parte d’Italia, è la città invisibile di calviniana memoria dove vivono persone come tutti noi, ingegnosi nel complicarci la vita ma così tenaci nel tirarci fuori dai guai. E tocca il nostro cuore da vicino, strappandoci sorrisi e lacrime. 


"Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci non riesce a vederla ed è arrivato. I sottili trampoli che s'alzano dal suolo a gran distanza l'uno dall'altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città. Ci si sale con scalette..." 
La spigliata penna di Franco Di Mare ricostruisce fedelmente, capitolo dopo capitolo, dei “bozzetti di vita” perfetti in sé, come tanti cammei all’interno di un unico tessuto narrativo, e si apre ad irresistibili digressioni culinarie (eccezionale quella sull’origine “peccaminosa”della sfogliatella di Santa Rosa e della pastiera napoletana). Lo scrittore e giornalista delinea così un contesto che, grazie allo strumento dell’ironia e alle figure paradigmatiche che è capace di tratteggiare, si rivela ben presto tanto universale che il lettore non fa fatica alcuna ad immedesimarsi, trovandone corrispondenze esilaranti con la propria quotidianità. Nella composita giostra dei personaggi del romanzo, nulla di ciò che è umano è tralasciato: la meschinità, gli arrivismi, le piccolezze, ma anche grandi manifestazioni di coraggio, di amore, di coerenza. 

In “Il Caffè dei Miracoli”, l’autore partenopeo si confronta con il microcosmo di un piccolo borgo a strapiombo della Costiera Amalfitana, Bauci, in cui la monotona vita della comunità sembra scandita da un ritmo che va al di là del tempo stesso, esente da qualsiasi cambiamento, sino a quando a sconvolgerlo radicalmente non interviene un evento imprevisto che getterà scompiglio tra i paesani.


"Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava fu Venanzio, lo spazzino - anche se lui preferiva la definizione di operatore ecologico, che diciamo la verità, sembrerà pure esagerata però è una maniera per non mortificare il lavoro di un povero cristo costretto a raccogliere monnezza per portare un pezzo di pane a casa. Alle sei del mattino, con la piazza deserta e il portone della chiesa ancora chiuso, quel... coso lì in mezzo sembrava addirittura più maestoso di quanto non fosse in realtà. Venanzio se lo trovò di fronte appena girato l'angolo. Peserà un paio di tonnellate, a occhio e croce"(....). "Lui si limitava a osservare che quel donnone di marmo, il fianco adagiato su un basamento che sembrava un baldacchino, aveva il culo più grosso che avesse mai visto in vita sua. E quell'esagerazione, quell'immenso mazzo nudo, era - che Dio abbia misericordia! - proprio verso la chiesa".
È sempre intorno a loro, le "fimmine", che si agita il mare delle passioni. Perchè, come dice l'autore "Il cambiamento è delle donne". E il mare, quando tira cattivo tempo, in un niente può volgere a tempesta. Ma vale lo stesso se la donna in questione è una statua di marmo, un opulento nudo di Botero il cui sedere da tre tonnellate guarda malauguratamente in direzione di una chiesa? È quel che succede a Bauci, un tempo povero centro contadino, ora località alla moda grazie al Festival dell’Arte che celebra appunto il maestro colombiano.


Quest’anno, però, la kermesse rischia di turbare la morale pubblica perchè, a pochi giorni dalla processione di Santa Eufrasia, che porterà il vescovo in città, sulla piazza principale, proprio all’ingresso della chiesa, “terga all’altare”, è stata installata la “Maya Tropical di Fernando Botero. Quando don Enzo, il parroco, vede l’opera va su tutte le furie: come si può concepire tale oscenità, peraltro a pochi giorni dalla visita del vescovo? Ma toglierla non si può. Spostarla neppure. Cosa fare, dunque? 

Se lo chiede il sindaco di Bauci, Rocco Casillo, che ne inventerà una più del diavolo per mettere d'accordo tutti poichè la statua gli serve per coronare i suoi sogni politici ed è perciò deciso a ignorare le altrui rimostranze in difesa dell’Arte, del cui potere dirompente si fa strenua paladina l’agguerrita dottoressa Neri, pasionaria che si intesta tutte le battaglie che agli altri appaiano perse. Ma se lo chiede anche l’intera, colorata comunità del paesino, compresa Carmelina, la non più giovane fruttivendola, sorpresa nel riconoscersi nella statua. 
"Sembrava che da un momento all'altro si fosse rivoltato il mondo: statue parlanti, bambini parlanti, strane riunioni notturne, fatture e incantesimi...chi ci capiva niente?".
Di lì a poco la poderosa donna di marmo diventerà il centro nevralgico di avvenimenti straordinari in tutto il paese, un luogo in cui il “mistero” fa parte della stessa sostanza delle cose e che trova nel centralissimo caffè, detto appunto “dei miracoli”, un avamposto di osservazione privilegiato della vita cittadina e dei prodigi che vi si manifestano. Strane dicerie e fatti inspiegabili si susseguono con un ritmo avvincente che lega il lettore alla pagina, si assiste al piano per occultare la scabrosa vista dell’imponente chiattona, finchè, ai suoi piedi, viene ritrovato un fagotto contenente una bimba in fasce e un curioso bigliettino… la pietra dello scandalo è servita! 

Mentre la “Maya Tropical”, chiusa nel suo granitico silenzio, sembra sorridere nell’impagabile prerogativa di turbare gli equilibri della vita del piccolo borgo. Così si snocciolano le indimenticabili figure del presepio di Bauci, arroccato su un costone di roccia a strapiombo sullo stupore ammirato dei turisti, un luogo dove la letteratura si dimostra, ancora una volta, capace di dar voce alla Vita.


Franco Di Mare è nato a Napoli nel 1955. Noto giornalista ed autorevole volto della tv e dell’informazione italiana, dopo vent'anni come inviato di guerra, è passato alla conduzione televisiva ("Speciale Tg1", "Uno Mattina", "Uno Mattina Estate" e "Sabato domenica e… la tv che fa bene alla salute"). Ha all’attivo grandi successi editoriali ed ha ricevuto numerosi premi, fra cui due Oscar della televisione per i suoi reportage dal fronte e il Premio Simpatia 2013. 

La politica estera ha avuto un’importanza rilevante nella carriera del giornalista, perché ha raccontato l’evolversi dei conflitti bellici dai Balcani, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Medio Oriente e America Latina. Le inchieste e i reportage hanno caratterizzato molti anni della sua attività da inviato. Come non menzionare i servizi a seguito di attentati terroristici in Russia, Stati Uniti, Kenya, Egitto e Medio Oriente, oppure alcuni reportage dopo diverse calamità naturali in l’Honduras, il Guatemala, il Nicaragua e l’Alabama. 

Raccogliendo alcuni ricordi dalle zone calde del pianeta, ha costruito uno spettacolo teatrale di successo che è poi diventato un libro molto apprezzato: “Il cecchino e la bambina. Emozioni e ricordi di un inviato di guerra” (Rizzoli, 2009). Nel 2011, sempre con Rizzoli pubblica il suo romanzo “Non chiedere perché”, finalista al premio Bancarella, aggiudicandosi numerosi riconoscimenti. A questo romanzo si è ispirata la fiction con Beppe Fiorello “L’angelo di Sarajevo”, andata in onda sulla Rai lo scorso gennaio. L'anno successivo pubblica "Casimiro Roléx (Cairo Editore, 2012). Ancora con Rizzoli ha pubblicato nel 2012 "Il Paradiso dei Diavoli" e nel 2015 "Il Caffè dei Miracoli". 

Franco Di Mare è presidente del Comitato Scientifico di Taobuk sin da quando, nel 2011, il Festival vide la luce da un’idea di Antonella Ferrara, Presidente di Taobuk che introduce l’incontro di venerdì 22 maggio alle ore 18:30. Dialogano con l'autore, la responsabile ufficio stampa Taobuk, Caterina Andò, e il responsabile  gestione e promozione eventi Taobuk, Alfio Bonaccorso. L'evento è organizzato da Libreventi e Libreria Mondadori Taormina in collaborazione con il San Domenico Palace Hotel, Caffè Illy e Terrazza Cavallaro.


Antonella Di Pietro



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