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LA POLITICA, L'AMMINISTRAZIONE E IL MALAFFARE

Sulle edizioni di venerdì 10 e sabato 11 aprile dell'Herlad Tribune dello Stretto si sono succedute, come da copione, botta e risposta tra gli ex amici e sostenitori del sindaco pacifista delusi dal suo imborghesimento (!?) e lo stesso Renato Accorinti  che inghiotte amaro ma tira dritto.



Le accuse mosse riguardano nel generico l'abbandono di quel processo "dal basso" che doveva caratterizzare la rivoluzione copernicana dell'elezione di Accorinti, su cui nessuno avrebbe scommesso una lira bucata, e che in maggioranza hanno sostenuto con il loro voto per lavarsi quello straccio di coscienza con un "tanto non verrà eletto ed io non avrò votato quei ladroni ...".

Ai sistemi di condivisione delle scelte, una sorta di collettivismo metodologico, vanno ascritte le promesse programmatiche non mantenute perché contrarie alle leggi (pass - disabili, ecc.) e la loro istituzionalizzazione sarebbe stata foriera della paralisi amministrativa e di scelte populistiche non supportabili dal punto di vista legale.

Le accuse più circostanziate di Anna Giordano riguardo la discarica di Pace, il Pilone illuminato che causa la morte, a suo dire, di centinaia di uccelli (... ne avesse mai mostrato uno !), e che ignora, in nome di un ambientalismo mai appaltatole da alcuno, i vincoli di una gestione economica, le norme dell'aviazione civile, e il fatto stesso che la discarica Pace, valutata in ogni aspetto, è oggi un procedimento incardinato nel Dipartimento Regionale Acque e Rifiuti e non già all'interno dell'amministrazione comunale.


Quanto sta avvenendo è una naturale conseguenza di ciò che era nel dna antipolitico di questa amministrazione. Infatti, a ben rifletterci, Accorinti & co. hanno sempre detto di essere lì per un tempo limitato, di non volersi costruire un futuro politico con tanto di giacca e cravatta, e fino ad ora, con scelte abbastanza impopolari e nessun clientelismo a futura memoria elettorale, sembrano mantenere questa promessa.

In una breve espressione stanno, a loro modo e con gli ampi limiti che devono essergli contestati, semplicemente amministrando questa città. La differenza che non viene generalmente colta è quella tra amministrare e fare politica. Eppure basterebbe poco, e gli esempi li abbiamo sotto gli occhi !

I bilanci comunali truccatissimi, come i volti delle vecchie che non si arrendono all'età, fanno parte della politica che ha tenuto in piedi sacchi vuoti per continuare a foraggiare col denaro di tutti gli interessi della "parte" che fingono di rappresentare perseguendo, invero, l'esclusivo interesse personale. Il termine "partito" vieni infatti da "parte" e ne consegue in via naturale il clientelismo, la promozione dell'amico incompetente ai vertici di strutture che hanno creato la Messina che subiamo crogiolandoci nei sempre più frequenti post di "Messina com'era" su Facebook.

Che Genovese e Buzzanca dragassero fondi regionali per mantenere ed ampliare il sistema formazione è un esempio lampante. Chi non ricorda l'intervista del cognato, onorevole di riflesso, che alla Gabanelli risponde: "Siamo presenti nel settore della formazione perché facciamo politica. Creiamo una rete di attività che permette di creare una rete di consenso. È normale."

È normale che con i soldi pubblici si foraggi il sistema di potere che perpetua se stesso !?!?!

A mio giudizio l'indagine della procura accentrata sui costi gonfiati di affitti di appartamenti ed attrezzature non coglie l'aspetto più rilevante della vicenda: Genovese, Buzzanca e sodali hanno esercitato il loro potere per gonfiare i bilanci regionali della formazione, e poi utilizzarne i fondi al fine di conservare ed aumentare il clientelismo che gli ha permesso di scegliere su quale poltrona collocare il deretano loro e dei loro amici ?

Ogni qualvolta la politica come professione è diventata amministrazione né è conseguito il malaffare, a cui siamo pronti ad essere riconsegnati anche grazie ad Anna Giordano, il collega, professore in pensione, deluso, il mancato assessore .....


©Dicearco da Messina


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1 Commenti
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  1. La città ha ormai ceduto le armi ... il dato è di un declino inarrestabile.

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