"I guasti più gravi che ha fatto Francantonio Genovese sono politici, sono all'idea stessa del politico e del rappresentante istituzionale, come garante della democrazia partecipata. Sul piano giudiziario l'inchiesta farà il suo corso, ma su quello più generale la sua attività in Sicilia è stata devastante". A parlare così il sindaco di Messina, Renato Accorinti intervistato da Giuseppe Baldessarro per Repubblica.it nell'articolo che riportiamo integralmente qui di seguito:
Renato Accorinti, sindaco di Messina, città del potente parlamentare del Pd arrestato nelle scorse ore e oggi interrogato in carcere dai pm, è l'uomo che Genovese lo ha battuto alle urne. E' il sindaco che si è presentato scalzo da Papa Francesco e che scalzo è entrato anche in Municipio il giorno del suo insediamento. A maggio scorso ha fatto un miracolo che non ha precedenti. Ha battuto il pupillo del parlamentare, Felice Calabrò, al ballottaggio. E' riuscito a recuperare i 26 punti percentuali di svantaggio che aveva al primo turno. Era iniziata con Calabrò al 49,94% e con Accorinti al 23, 88, è finita col primo al 47% e con il secondo al 53%.
Oggi è il sindaco di Messina che guadagna esattamente lo stesso stipendio di quando faceva l'insegnante, che costruisce ostelli per i senzatetto e che ha punta tutto su cultura, istruzione e difesa del territorio. Accorinti è un pacifista andato in guerra alle comunali dello scorso anno armato solo della bandiera dell'arcobaleno e di quella del Tibet libero. Uno scontro impari che ha vinto, assieme ai suoi, "soltanto perché nessuno si è accorto che era impossibile".
Sindaco, che idea si è fatto dell'arresto di Genovese?
"Non ho aperto la bottiglia dello spumante né quella del vino buono, personalmente il carcere non lo auguro a nessuno per mia cultura. Sul piano giudiziario l'inchiesta farà il suo corso, il fatto positivo è che oggi sappiamo che non esistono più gli intoccabili e che davanti alla legge ognuno, prima o poi, è chiamato a rispondere".
E sul piano politico?
"Sul piano politico i danni Genovese li aveva già fatti. Per anni è stato il padrone del Pd di Messina. Era lui a decidere le candidature al Comune e quelle alla Regione. Davanti alla sua porta ci sono sempre state file di questuanti, gente che aspirava a un contributo, a un incarico, a un lavoro. Qualcuno per bisogno, tanti per un proprio modus operandi culturale. Genovese ha la responsabilità politica di aver imposto un modello che ha allontanato la gente normale dalla politica. Facendo della politica stessa una cosa sporca, una merce. Io invece credo che sia la più nobile delle arti. Lui ha rappresentato un blocco di potere che si contrapponeva a uno, quello del centrodestra, altrettanto cinico. Noi siamo riusciti a vincere un ballottaggio incredibile e solo perché nessuno si era accorto che si trattava di un vittoria impossibile".
Ora il Parlamento ha autorizzato il suo arresto.
"Si, ho seguito, sia pure indirettamente. E' stato il suo stesso Pd a farlo arrestare. E' un segnale importante per tutti. Il Partito Democratico con quel voto ha detto che ci sono dei limiti che non possono essere superati da nessuno. Certo, si potrà dire che era indagato da tempo, che era chiacchierato per questo, che non andava neppure candidato. Ma resta il fatto che il Pd si è assunto una responsabilità non di poco conto".
Secondo lei qualcosa sta cambiando?
"Credo che sia un fatto. Poi io non giudico le decisioni degli altri e penso che per il cambiamento sia necessario lavorare ancora tanto, ognuno deve fare la sua parte. Io sto provando a riportare la politica tra la gente, sto cercando di accorciare le distanze tra cittadini e istituzioni, spiegando che sono la stessa cosa e agendo di conseguenza. Ci vorrà tempo per far cambiare Messina, ma se ognuno farà la sua parte, assieme, è possibile. Genovese era l'uomo che ha imposto un 'Io', al singolare, per quanto mi riguarda credo che la politica sia 'Noi', al plurale".
A lei non chiede niente nessuno?
"Non è questo, anche davanti ai miei uffici c'è gente che viene a parlarmi di problemi. La differenza è che io ho messo un trampolino alla finestra per far saltare fuori quelli che chiedono per se stessi e non, eventualmente, per la collettività. L'ho sempre detto chiaramente, sono il sindaco di tutti, non quello di uno o dell'altro".
Politicamente Genovese è finito?
"Non lo so e, francamente, neppure mi interessa. Dico che il suo non era il modo giusto di fare politica, anzi che quella non è politica. La politica è un'altra cosa, è servizio e pensiero, è voglia di migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in comunità. La politica tutto è, tranne che potere per se stessi. E anche il consenso elettorale non lo si costruisce distribuendo incarichi o facendo clientelismo, ma distribuendo benessere collettivo, partendo dal basso, dagli ultimi. La politica per fortuna c'è ancora".