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MENTRE A MESSINA SI COMMEMORA IL TERREMOTO DEL 1908, LA CALABRIA TREMA. A QUANDO LE NORME ANTISISMICHE?

Evento sismico in provincia di Cosenza. Ieri ricorreva il 106° anniversario del terremoto dello Stretto di Messina e Reggio Calabria. 



Un terremoto di magnitudo 4.4 è avvenuto ieri, 28 dicembre, alle ore 22:43:38 italiane ed è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’Ingv, in provincia di Cosenza, Calabria, a una profondità di 11.1 km nel distretto sismico La Sila. 

A seguire 5 repliche: magnitudo 3.3 alle ore 22.46 italiane; magnitudo 2 alle ore 22:51:02 italiane; magnitudo 2.3 alle ore 22:54:55 italiane; magnitudo 2.2 alle ore 23:00:49 italiane; e magnitudo 2.7 avvenuto alle ore 23:49:55 italiane del giorno 28 dicembre 2014. 

L'epicentro del terremoto è stato individuato tra i comuni di Spezzano Piccolo, Spezzano della Sila e Serra Pedace. Il sisma, che è stato avvertito a Cosenza, Rende, Catanzaro e Crotone, non ha provocato, per fortuna, danni a cose o persone ma tanta paura tra la gente che, in preda al panico, ha lasciato le abitazioni ed è scesa in strada malgrado il freddo e la pioggia.


L'evento sismico è stato avvertito anche a Messina dove, proprio ieri 28 dicembre, si era commemorato il 106° anniversario del devastante terremoto di magnitudo 7.2 e maremoto che nel 1908 ha colpito la città dello Stretto e Reggio Calabria. 

E il panico si è impadronito di quanti hanno vissuto indirettamente, attraverso testimonianze storiche sia fotografiche sia video, quei terribili momenti che hanno falciato Messina. Su Facebook c'è stato chi scaramanticamente ha detto "vado a dormire", altri che si sono affidati alla Provvidenza Divina, altri ancora che hanno suggerito di dormire con un fischietto accanto perchè, nel malaugurato caso di restare sepolti sotto le macerie, il suo suono poteva essere udito dai cani. E poi ci sono i catastrofici che dicono "solo così Messina può risorgere".  

Ma ci sono stati anche quelli che, razionalmente, sono arrivati alla conclusione (logica) che, soprattutto in una terra ballerina come la Sicilia, - ma ormai il rischio sismico è esteso a l'Italia tutta - gli edifici dovrebbero essere adeguati secondo la normativa antisismica per affrontare eventuali temibili terremoti. Così come è stato fatto a Tokyo, in Giappone o in California dove una scossa di magnitudo 6 non solo non provoca danni a cose e persone ma non crea allarmismo nella popolazione. 

Nello studio condotto dall'Università di Messina "Dal Terremoto di Messina 1908 alla Valutazione di Scenari di Danno nel 2008" si legge che: "Dopo il terremoto, la prima mappa di classificazione sismica è stata introdotta il 18 aprile 1909 insieme al concetto di progettare gli edifici per le forze laterali. Messina è sempre stata classificata come zona sismica 1, con la pericolosità più alta, e con il requisito di progettare gli edifici con forze laterali uguali a 10% del peso proprio. É quindi stata ipotizzata che la maggioranza degli edifici in cemento armato sono stati progettati per queste forze laterali. Gli edifici in muratura sono caratterizzati da mattoni pieni o forati con caratteristiche tipiche della ricostruzione post-terremoto di Messina".

E ancora, i Dati Istat del 1991 "non includono edifici costruiti dopo il ‘91" pertanto l'Osservatorio Sismologico dell’Università di Messina scrive nel suo studio che bisognerebbe eseguire nuovi rilievi includendo gli edifici post-'91 e redigere un nuovo database affidabile e dettagliato. Le domande sorgono spontanee: questo database è stato creato? è stato effettuato un controllo sugli edifici costruiti nel territorio messinese dopo il 1991? e cosa è stato fatto per adeguarli obbligatoriamente alla normativa antisismica? 

Ci hanno insegnato che "prevenire è meglio che curare", ebbene, iniziamo a commemorare meno e a proteggere di più la nostra vita e quella dei nostri cari chiedendo il rispetto di specifiche norme per le costruzioni, per non sentir parlare poi di abusivismo edilizio quando accadono le tragedie e indignarci di conseguenza così come spiega nel video lo storico messinese, prof. Franz Riccobono.


©Antonella Di Pietro

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