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HO INCONTRATO UN VERMOCANE!

Eravamo ormai (ahimè!) abituati alle meduse, che lasciano delle ferite dolorose, ma mai avremmo pensato di imbatterci in quello che sarebbe diventato il nemico numero uno dell'estate messinese: il vermocane.


Altro che squali e pescispada che nuotano al largo dello Stretto di Messina, adesso la nostra paura più grande è quella di essere avvicinati da questi esseri mostruosi a metà tra un verme e un pesce, il cui nome nulla ha a che vedere con i nostri amici cani eppure questi invertebrati vengono chiamati proprio così, anche se il nome scientifico è "Hermodice carunculata". 

Interpellato in merito, un pescatore del luogo ci ha spiegato che il vermocane si trova normalmente molto distante dalla riva e viene preso insieme al pescato (spesso si attacca all'amo) ma che, ultimamente, si è avvicinato alla battigia trascinato dalle correnti sottomarine.

Tutto questo inizia a creare una vera psicosi tra i bagnanti del litorale Nord di Messina che, adesso, non devono temere solo la medusa ma anche il vermocane, che è molto più urticante della prima. E anche più pericoloso perchè i suoi aculei si conficcano nella pelle. Un incontro con il vermocane, infatti, è difficile da dimenticare in quanto, essendo dotato di setole urticanti, se toccato o anche urtato inavvertitamente, può infliggere dolorose irritazioni lanciando gli aghi a uncino verso il/la malcapitato/a, provocando irritazioni e bruciori tali da fargli meritare il nome di verme di fuoco (fireworm). In questo caso l'unica cosa da fare è rimuovere le minuscole setole urticanti con un nastro adesivo e applicare alcol, (ma c'è chi dice anche ammoniaca) per alleviare il dolore.

Incuriositi da questo essere di colore arancione, con il dorso di colore grigio col rischio di non riuscire a distinguerlo tra le pietre del mare, abbiamo scattato alcune foto, una delle quali è stata inserita sopra e girato un minivideo mentre, fuori dall'acqua e su uno scoglio, il vermocane continuava a respirare e a dividersi, si proprio dividersi, sotto i nostri occhi attoniti, in due vermi che vivono di vita propria.

Abbiamo continuato a guardalo per un po' finchè è arrivata una bambina, forse la figlia del pescatore, che lo ha spezzato in mille pezzi con la stessa grazia che hanno alcuni umani crudeli nei confronti della natura.

Da una ricerca sul web abbiamo scoperto che l'Hermodice carunculata, ovvero il vermocane è un verme marino errante appartenente alla classe dei Policheti. Presenta circa 100 segmenti e può raggiungere una lunghezza massima di circa 40 cm. Il prostomio rettangolare porta 4 occhi disposti a quadrato, 2 palpi e 3 antenne (1 impari centrale e 2 laterali). Subito dietro il prostomio c’è una struttura ovale in rilievo detta caruncola (un altro organo di senso).

Su tutto il corpo sono presenti le branchie a forma di “alberello”. Ha una colorazione molto appariscente: il ventre è giallo chiaro, il dorso è verde o bruno con bande nere e verdi trasversali a dividere i vari segmenti, le branchie e la caruncola sono di un rosso-arancio acceso, le setole sono bianche. Vive su fondi duri nei primi 10-15 metri di acqua in presenza di abbondante vegetazione. Specialmente nei fondali del Mediterraneo si può trovare a basse profondità (a partire da 7 metri circa) nascosto tra gli scogli o rasente ad essi. Inoltre, è una specie termofila (predilige acque calde) e può essere considerata una specie indicatrice delle condizioni ambientali. 

Secondo una leggenda, il vermocane nell'antica Grecia avrebbe avuto due sembianze: un cane senza arti che strisciava e un insetto che abbaiava e viveva nell'inferno. Spesso si nutre di organismi morti e frequentemente si trova dove i pescatori eliminano gli scarti. E' un vorace predatore e difficilmente convive con anemoni e attinie di piccole dimensioni di cui spesso di nutre. 

Insomma, abbiamo perso il piacere di tuffarci a mare per una bella nuotata ristoratrice! Non ci resta che recarci in spiaggia con nastro adesivo, alcool, ammoniaca e pinzette o, in alternativa, per evitare incontri ravvicinati con il temibile vermocane, andare in piscina.


©Antonella Di Pietro




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