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IL LASCITO DI SEBASTIANO TUSA

 


Quella di Sebastiano è una perdita immensa. Immensa la sua Eredità.

Un lascito che va ricercato e custodito nei suoi scritti e nei suoi studi di valore universale e nell'esempio esistenziale che ha incarnato attraverso uno stile di vita inconfondibile e coerente: un vero "siciliano per Cultura", un intellettuale raffinato, un archeologo avventuroso di fama e livello internazionale.

Sebastiano Tusa aveva una sensibilità legata al Mito e a una dimensione profondamente religiosa.

Amava il Mediterraneo.

Era profondamente convinto di un'omologia strutturale tra la configurazione geografica del nostro Mare, nel rapporto frastagliato con la terra e la sua cultura.

Mesopotamia: la Civiltà ha le sue origini in Oriente in un Terra contenuta tra le acque di due fiumi.

Ma poi la Civiltà si disloca da Oriente in Occidente, dal pieno della Terra al vuoto del Mare: in Egitto, a Creta e in Grecia.

E poi dalla Grecia in Sicilia.

Sebastiano Tusa discendeva da quella razza di uomini di mare  e d'avventura che nell'antichità "disegnarono" uno  spazio, profilarono un orizzonte storico e geopolitico inedito, tracciarono non il limite di un confine ma il grande spazio di un mare bordato da terre.

Uno spazio circondato da popolazioni diverse per lingue, costumi e divinità ma allo stesso tempo dotate di forti radici comuni.

Le stesse radici che Sebastiano ricercò instancabilmente: dalla sua Pantelleria a Mozia, da Lipari a Siracusa, da Gela a Trapani, dalla Libia e alla Tunisia.

Il "Mare di mezzo" non più ostacolo o barriera invalicabile ma  "luogo dell'Anima" che esplorò e riuscì a raccontare in maniera impareggiabile.

Un Mare che connette, veicola, trasmette merci e idee, parole e immagini, arti e mestieri e include divinità, paesaggi e natura.

Solida la terra, compresa tra certi limina su cui si incidono come segno indelebili vie e percorsi.

Tracce di stratificazioni culturali uniche e smaglianti.

Fluido il mare, dove tutto scorre e in cui l'itinerario tra un punto e un altro va tracciato ogni volta di nuovo.

E la rotta è sempre da inventare.

Il rapporto con il mare stimola il pensiero e produce quella conoscenza dei segni ricercati da Sebastiano nelle profondità marine o nelle rotte sempre nuove: limiti di interpretazioni storiche da oltrepassare così come fece  attraverso le inedite e  fondamentali intuizioni sulla Battaglia delle Egadi e sui rapporti tra i colonizzatori greci e le popolazioni indigene preesistenti.

Il lascito di Sebastiano Tusa apparterrà in eterno alla grande cultura classica, alla grandezza di una civiltà che non è altro che il frutto di questa complicità creativa tra uomini, ambiente naturale e mare.

Una rete cosmopolita che, collegandone le diverse sponde, rappresentava il nucleo fondativo di un preciso carattere, di una "antropologia", di una vera "ragione mediterranea".

Sebastiano era dotato di una personalità schiva ma solare caratterizzata da un atteggiamento esistenziale e spirituale che "parlava" di avventura, coraggio, rispetto della natura, amore.

Non riesco a tenere separato il suo ricordo da quello, a me altrettanto caro, di Enzo Maiorca, solitario eroe "greco" della mia Siracusa.

Con Sebastiano Tusa, li percepisco insieme e per sempre situati in uno spazio metafisico e atemporale.

Nell’ultima stagione della sua vita leggevo  con piacere i resoconti giornalistici dei suoi instancabili pellegrinaggi attraverso la Sicilia, nello svolgimento appassionato di quel ruolo pubblico da responsabile dei beni culturali siciliani che ho l'onore di aver con lui condiviso.

Quando  ci incontravamo, percepivo stanchezza fisica nella sua voce ma sempre  grande entusiasmo e tanta volontà.

Sebastiano è stato interprete di un ri-guardo straordinario e permanente della nostra Sicilia.

Ri-guardo non solo come rispetto e cura per la nostra Isola ma anche come volontà di tornare incessantemente a guardarla per scoprire ogni giorno cose nuove.

Non mi soffermo su ciò che ha rappresentato la nostra collaborazione leale e continua sui temi della difesa  e valorizzazione del Patrimonio culturale siciliano poiché credo siano chiari, importanti  e innegabili i risultati derivati da questo sodalizio umano, politico e culturale.

Tante battaglie, combattute sempre a viso aperto e sempre esclusivamente in difesa dei beni comuni, che hanno contribuito al riemergere di una nuova consapevolezza culturale diffusa, attraverso  il recupero di spazi, monumenti, paesaggi urbani e naturali salvati dal cemento e dalla speculazione.

Quella di Sebastiano Tusa è una perdita immensa.

Immensa la sua Eredità.

Dopo 5 anni da quella maledetta domenica in molti viviamo in una sorta di sospensione del tempo nel quale fortissimo viene "avvertito il vuoto" che ha cadenzato il tempo dalla inenarrabile tragedia.

Abbiamo condiviso decenni di battaglie, visioni, progetti e amicizia.

Siamo stati protagonisti di  innovazioni legislative e progetti avventurosi: dalla Soprintendenza del Mare a quel sistema dei Parchi archeologici che inizia finalmente a trovare piena attuazione, in barba a tanti interessi speculativi.

Si capirà solo in prospettiva quale perdita abbia subito la cultura italiana.

Ha combattuto con coraggio le battaglie più estreme e difficili, senza mai perdere la gentilezza e la speranza. 

Manca in maniera indicibile a tutti coloro i quali credono che la Sicilia non sia irredimibile.

Il suo è un lascito inestimabile per tutti noi.

Fabio Granata

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