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AI MAGAZZINI DEL SALE LA TRICOMIA DI BECKETT

Per la stagione teatrale dei Magazzini del Sale di Messina, sabato 30 aprile alle ore 21.00 andrà in scena in prima assoluta una nuova produ...

Per la stagione teatrale dei Magazzini del Sale di Messina, sabato 30 aprile alle ore 21.00 andrà in scena in prima assoluta una nuova produzione Nutrimenti Terrestri dedicata a Samuel Beckett dal titolo Tricomia.


Tricromia presenta Non Io, Dondolo e Parole e Musica, tre atti unici beckettiani che saranno interpretati in forma di concerto da Margherita Smedile (voce) insieme ai maestri Marco Spadaro (chitarra elettrica e kalimba) e Alfredo Restuccia (sassofoni, pianoforte e surdo). Lo spettacolo sarà accompagnato da proiezioni video a cura di Alessandro Turchi. Audio e luci a cura di Stefano Barbagallo. Musiche di Smedile, Spadaro, Restuccia. Necessaria la prenotazione al 3395035152.


Con Tricromia, Margherita Smedile, attrice di straordinaria intensità, torna a collaborare con Nutrimenti Terrestri dopo aver preso parte ad importanti lavori teatrali della Compagnia sin dal 1984 con Lecture of Nothing e poi in Caramelle al fruttosio (1985), Antigone (1987), L’Arte di Giufà e La Martogliata (1997), Giulio Cesare (1998), Corruzione al Palazzo di Giustizia (1999), The Weir (1999), diretta da registi come Ninni Bruschetta, Vetrano-Randisi e Francesco Calogero nel lungometraggio La gentilezza del tocco del 1987. 


"Perché Samuel Beckett è in grado di parlare all’intimo di noi uomini di oggi con tale forza di verità, nel paradosso della dissociazione dei nessi del logos? Forse, perché la non-significanza del reale, che il suo teatro seppe cogliere dopo la “morte di Dio”, rappresenta con ancor più forza il vuoto nichilistico in cui è precipitato il mondo contemporaneo, almeno in Occidente. Non-significanza, proprio nel senso di frantumazione logico-associativa, e perfetta consonanza con una contemporaneità alla ricerca di un sé naufragato nei flutti del non-essere, che ritroviamo non solo in Aspettando Godot, in “Finale di partita”, in “Giorni felici”, ma nell’intera produzione artistica di Beckett, costellata da piccoli grandi capolavori che le opere maggiori rischiano di offuscare. Tra questi piccoli grandi capolavori, ho scelto Non io, Dondolo, Parole e musica. Da circa 20 anni il testo di Non io mi aveva colpito il cuore, immaginando di interpretarlo in mille modi. Cosa succede ad un essere, sopravvissuto nel dolore della solitudine, la cui bocca comincia a parlare dopo settant’anni di silenzio? Straordinarietà drammaturgica! Profluvio di parole che non approda a risoluzione, se non seguendo l’impulso di un’urgenza espressiva irrefrenabile. Profluvio di parole che, finalmente, trova sbocco nel cuore della vita già vissuta. E osserva e racconta, ma come un bambino. In Dondolo Beckett non è solo grande drammaturgo, bensì anche poeta: parole in versi che “cantano” una filastrocca che scandisce il passare del tempo al ritmo di una sedia a dondolo il cui oscillare consuma dolcemente la vita di una vecchia signora. Signora che, anch’essa come bambina, si assopisce addolcita dai versi che le fanno da ninnananna. Ho immaginato che il “canto” della filastrocca potesse trovare nella musica un idoneo accordo espressivo. Parole e musica è un dialogo vivo, brillante, conflittuale/costruttivo tra le Parole e la Musica. Sollecitati dal terzo personaggio, Croack (Beckett?), in Parole e Musica siamo stati incoraggiati a eseguire insieme canzoni su temi fondamentali quali l’accidia, l’amore, la vecchiezza, sperimentando la difficoltà della ricerca di un’armonia". Margherita Smedile




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