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LUCIA AZZOLINA E SIMONA MORACI ALLA FELTRINELLI POINT MESSINA


Doppia presentazione di libri a Messina con al centro il tema della scuola e della formazione delle nuove generazioni. Il tutto con particolare attenzione alle zone a rischio, lì dove lo Stato e l’istruzione sono decisivi per vincere la sfida educativa contro la criminalità e la dispersione scolastica.


Venerdì 3 dicembre, alle 18:00, alla Feltrinelli Point, in via Ghibellina n. 32, si presentano il libro “La vita insegna. Dalla Sicilia al ministero il viaggio di una donna che alla scuola deve tutto” di Lucia Azzolina, Baldini+Castoldi, con prefazione di Liliana Segre, e il romanzo “Duecento giorni di tempesta” di Simona Moraci (collana "Il portico", pagine 304, € 16,90, marlineditore.it), Marlin editore, casa editrice fondata da Tommaso e Sante Avagliano, III Premio “L’Iguana Anna Maria Ortese”. Un incontro con le autrici a cura del giornalista Marco Olivieri, dopo i saluti dell’editore di Marlin Sante Avagliano, e con letture dell’attore Stefano Cutrupi.


La presentazione dei due libri avviene grazie alla collaborazione con l’Associazione Culturale “Apollo Spazio Arte” di Loredana Polizzi e il Residence Cine-Apollo di Messina. L’ingresso è libero e sarà richiesta l’esibizione del Green Pass o di tampone negativo entro le 48 ore e l’uso della mascherina. Prenotazione alla mail ufficiostampa@marlineditore.it. Prevista pure la diretta streaming sulla pagina Facebook Feltrinelli Point Messina.


«Non c’è dubbio che la migliore risposta ai detrattori è quella della serietà, dell’impegno, della competenza, dello spirito di servizio e di riforma» (dalla prefazione di Liliana Segre)


Parlamentare, Lucia Azzolina è stata sottosegretaria e poi Ministra dell’Istruzione nel Governo Conte. Donna, giovane, siciliana e col rossetto rosso. Sincera, fino a risultare scomoda in una politica che preferisce di gran lunga i silenzi. Lucia Azzolina nel suo libro/confessione “La vita insegna” racconta il viaggio che la porta dalla provincia di Siracusa fino al ministero di viale Trastevere, sempre zaino in spalla. È la scuola a tenere uniti i suoi due mondi: la precaria, poi passata di ruolo, con due lauree che attraversa l’Italia per andare a insegnare e la ministra che governa la scuola nel primo anno dell’emergenza. L’infanzia povera, l’amore per i libri. Siracusa e Catania, le siringhe sotto casa. I maestri che l’hanno cresciuta (un buon insegnante può cambiarti la vita). E poi la rapida, faticosa, entusiasmante ascesa politica. La battaglia per riportare a scuola i suoi studenti, perché i ragazzi in classe “sorridono anche con la mascherina”. I concorsi per avere docenti formati e selezionati. Le polemiche, le minacce, la vita sotto scorta. Il sessismo della politica, la solitudine, la dittatura dei clic. Il primo giorno in Parlamento si fa una promessa: la sua vita intorno potrà cambiare, Lucia no. Determinata, mai zitta e buona. Orgogliosa di non aver rinunciato alle proprie convinzioni anche quando avrebbe fatto comodo girarsi dall’altra parte. Per Lucia Azzolina scuola è prima di tutto il modo in cui ha scelto di vivere: impegno, merito, rispetto delle regole, fiducia nei giovani. Questo libro è la storia di tanti che vivono di sacrifici e partono con una valigia di cartone senza sapere se torneranno. È la storia di una donna che ama la scuola e che alla scuola deve tutto. 


«Ho partecipato ad un confronto con la scrittrice e docente siciliana Simona Moraci e il giornalista Marco Olivieri.  Il libro “Duecento giorni di tempesta” è molto bello e toccante. Mi permetto di consigliarne la lettura. Scuole di periferia, ragazzi difficili e bisognosi di amore, storie di violenza e di riscatto, storie di maternità difficili. Insomma, la vita in tutta la sua durezza e dolcezza contemporaneamente. Complimenti!» (Lucia Azzolina).


Giornalista e insegnante, Simona Moraci, messinese, è al suo terzo romanzo, "Duecento giorni di tempesta", nel quale rielabora esperienze realmente vissute in scuole collocate nei quartieri a rischio. Ha pubblicato i romanzi “I Confini dell’anima” (1996) e “Giornalisti, e vissero per sempre precari e contenti” (2014), entrambi con Armando Siciliano Editore. Attualmente collabora con il quotidiano “La Gazzetta del Sud”, di cui è stata redattrice. Nel libro, i temi della redenzione e del cambiamento emergono in relazione ai due personaggi maschili principali (Stefano e Andrea), reduci da un passato tormentato. In particolare, Andrea si sottrae a un destino familiare criminale ed è liberamente ispirato alla storia vera di un ragazzo salvato dalla scuola e dal teatro. "Duecento giorni di tempesta" scolastica, amorosa, esistenziale, tra violenza e possibile riscatto. In primo piano la storia della giovane insegnante Sonia, catapultata in un quartiere a rischio di una città di mare siciliana in mano alla criminalità. Una “terra straniera” ma anche una sfida per Sonia, in fuga dal passato. La scuola è fatta da classi “esplosive”, così chiamate dai professori per il livello disturbato e disfunzionale dei comportamenti degli alunni. Da qui una narrazione incalzante che lascia spazio alla capacità da parte dei docenti di entrare in relazione con i ragazzi e anche a un complicato triangolo amoroso che coinvolge la protagonista con due suoi colleghi.


Sul libro così si pronuncia lo scrittore Vladimiro Bottone, che firma la quarta di copertina: «Un Sud scontroso e una scuola a rischio: due frontiere, due sfide, un corpo a corpo fra studenti difficili e un’insegnante al vertice di un triangolo amoroso carico di passioni e chiaroscuri come la scrittura dell’autrice. Al seguito della sua protagonista e io narrante, Simona Moraci ci trascina nel suo anno di scuola che diventerà anche una sorta di educazione sentimentale. Un’avventura che, per il lettore, si trasformerà in una lezione memorabile».


Dotata di una scrittura vivace e ricca di ritmo, la Moraci fa immergere i lettori in un territorio nel quale le famiglie vivono situazioni difficili e l’istituzione scolastica cerca di arginare il malessere di alunni ribelli a ogni regola e disciplina. Il romanzo racconta le traversie interiori e amorose del personaggio principale e la lotta dei professori per strappare i ragazzi al degrado, in una "tempesta" romanzesca che coinvolge e fa riflettere. «Questo romanzo nasce dalla mia esperienza maturata negli ultimi anni sulla “frontiera”, nelle scuole di quartieri a rischio. È come un universo a sé stante: tutti i sentimenti, le emozioni sono amplificati e occorre trovare un equilibrio “nuovo”.  La mia passione per la scrittura e il mio amore per l’insegnamento mi hanno spinto a raccontare di rabbia e innocenza, di pianto e risate, di questi bambini straordinari e fuori da ogni schema. In particolare, l’affetto nei confronti dei ragazzi è stato uno stimolo potente. L’amore è l’unica via per uscire dal buio», sottolinea l’autrice.  



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