Oggi sono andato a trovare il pittore Bruno Samperi nel suo nuovo atelier di via della Zecca a Messina, un piccolo ma grazioso locale seminterrato, luminoso ed accogliente, ancora in fase di adattamento che però, mi dice Bruno, gli è molto funzionale ed in cui si sente a suo agio.
Con Bruno Samperi ci conosciamo da una vita, praticamente da sempre. Lo conobbi quando io avevo diciotto anni e lui lavorava nella tipografia del fratello, in via XXIV Maggio, era addetto alla miscelazione ed applicazione del colore, era un mago del colore e tale è rimasto. Ad ottantadueanni ancora dipinge egregiamente e mi ricorda tra una pennellata e l’altra di aver fatto parte del ristretto cenacolo di artisti che si riuniva al bar Nettuno, con Enzo Migneco in arte Togo, Ernesto Lombardo, Enzo Celi, e tanti altri ormai sparsi per l'Italia, ogni tanto, continua, si faceva una puntatina al Bar Commercio e poi la sera fino a notte fonda al ritrovo Irrera di Piazza Cairoli. Una vita diversa quindi, in una Messina diversa, più aperta all'Arte ed alla Cultura.
Erano quelli gli anni dell’OSPE, la mitica libreria di via Tommaso Cannizzaro prima e Piazza Cairoli poi, fondata da Antonio Saitta, che con le sue attività culturali e le sue frequentazioni accademiche ed artistiche, basti pensare al grande Rettore dell’Ateneo messinese Salvatore Pugliatti, o allo stesso premio Nobel per la Letteratura Salvatore Quasimodo legati a Saitta e al poeta Giovanni Antonio Di Giacomo in arte Vann’Antò da un patto di aurea amicizia nell’allora Accademia della Scocca. Essi osservavano tra l’altro questi giovani pittori e Samperi in particolare, ma anche il giovane Migneco, Enzo Celi e altri, li incoraggiavano facendo circolare le loro opere, recensendole, perfino acquistandole e consigliandole agli amici.
Poi il diradarsi delle visite a Messina di Quasimodo prima ed il ritiro e poi la scomparsa di Salvatore Pugliatti, questo miracolo di iniziativa artistica e di fioritura culturale a Messina si attenuò sensibilmente, nacquero dei nuovi luoghi d’incontro che però non riuscirono mai ad eguagliare i fasti culturali dell’Accademia della Scocca o del premio letterario “Vann’Antò” istituito per ricordare il cofondatore della Libreria e dell’Accademia, il grande poeta dialettale Vann’Antò. Il prof. Antonio Saitta rimase solo, gli faceva compagnia la Musa della poesia a cui egli era legato, specie per la parlata messinese, e con esso rimasero soli i pittori e i letterati messinesi, quelli che non partirono per altri più accoglienti e gratificanti lidi, aggiungo io.
A questo punto del racconto Bruno Samperi, si fa scuro in viso, i suoi 82 anni riaffiorano insieme a questi ricordi narrati con quella bonaria loquela accattivante che è propria degli artisti, ma io lo tolgo dall’imbarazzo, gli chiedo dei giovani, di quelli che si sono avvicinati successivamente all’arte pittorica ed a questo proposito gli chiedo se ha visitato la recente mostra di Pietro Mantilla al Teatro Vittorio Emanuele e lui a questo nome s’illumina: "Mantilla è bravo - mi dice - ed ora con l’immissione del colore nelle sue tele, ha raggiunto l’apice della sua arte. In questa mostra di Mantilla - conclude Bruno Samperi - vi erano cinque, sei vere opere d’arte, opere che andrebbero esposte a Roma o a Berlino … comunque fuori Messina".
Bruno Samperi |
Passiamo poi a discutere della grande tela che sta dipingendo “I granai dei Peloritani e dei Nebrodi” antiche strutture sotterrane a silo, di cui affiorava il cerchio di pietra a secco dell’imboccatura, in cui si conservavano le granaglie, o anche antiche strutture di primordiali cantine di epoca arcaica in cui veniva incastrata un grande pithos, una grande giara per far fermentare il vino o anche per conservare l’olio d’oliva, utilizzate fino a tutto il medioevo coperte da edifici rurali che ormai non ci sono più e che caratterizzano con la loro presenza alcune zone delle nostre colline.
Un’opera importante di Samperi come vediamo nelle foto, che unisce storia del territorio ed arte, di una pittura accurata in cui il paesaggio dell’entroterra peloritano e nebroideo viene ritratto con una personalissima perizia di particolari, con amore, con quel selvaggio e misterioso rincorrersi di toni e di ombre, che contraddistinguono l’arte di Samperi, fino alla nettezza del tocco per i ciuffi d’erba in primo piano, con le loro curvature i loro verdi, i loro bruni ed i loro marroni accesi.
Ci salutammo quindi, ed io fui contento di aver trascorso quasi due ore con un grande artista, con Bruno Samperi, Maestro del Colore in Messina che mi lasciò, dicendomi: "Vienimi a trovare più spesso, con te il ricordo del passato rivive di presente e d’attualità". Un grande complimento preziosissimo che mi onora rammentare.
http://magazinepausacaffe.blogspot.it/2015/11/nellatelier-di-bruno-samperi-tra-arte-e.html
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