A Messina, presso la Chiesa Evangelica Pentecostale Cristo Risorto (Viale Europa), martedì 5 maggio, ore 18:30, avrà luogo la presentazione del libro "Ho buttato tutto ciò che potevo per fare più spazio al cuore" di Ferruccio Parrinello che condividerà la toccante testimonianza del suo incontro con Dio!
“Ci sono storie che a volte leggiamo sui giornali, storie forti che ci lasciano sbigottiti: storie che capitano sempre a “quello della porta accanto” ma, quella volta, quello della porta accanto ero io... proprio io!”
Ferruccio Parrinello
Con "leggera profondità" l'autore ci fa volteggiare, come con passi di danza, tra pensieri, frasi, aforismi, lasciando a noi il giusto tempo per meditarli, riprenderli, lasciarli andare o farli nostri. Un libro che si rinnova ogni giorno, che non si finisce mai di leggere, parlandoci ogni volta in modo nuovo e diverso. Un balsamo per lo spirito e una coccola per il cuore.... a noi il solo compito di fargli spazio e lasciarlo aperto.
Nato a Roma nel 1960, figlio d’arte, cresce in una famiglia di cineasti. Fin da bambino, Ferruccio manifesta una grande passione verso l’arte e la musica, finché nel 1974 inizia a suonare la chitarra e, successivamente, a studiare la batteria fino a fare di questo la sua professione. Negli anni '80 suona, infatti, come batterista di molti famosi artisti italiani. Dopo un trascorso in molti campi lavorativi - è anche musicista professionista e ha lavorato al fianco di molti cantanti italiani - ha iniziato a scrivere, avendo maturato, attraverso il fuoco di molti drammatici episodi della sua vita, un’indole poetica.
Trascorsi difficili e dolorosi formano e plasmano il suo carattere che, insieme alla morte in circostanze drammatiche del suo primogenito, acuiscono quella sensibilità che scaturisce unicamente dal doversi confrontare con esperienze di raro travaglio interiore.
Dalla sua persona traspare amore per tutto ciò che concerne l’uomo in senso antropologico, così come i suoi scritti rivelano una profonda voglia di toccare e comunicare le più alte sfere della spiritualità e della profondità dell’insondabile animo umano. Si dichiara cristiano credente senza attribuirsi etichette di forma.
Dopo una serie di altri percorsi formativi, affronta l’esordio editoriale con "Ho buttato tutto ciò che potevo per fare più spazio al cuore" una raccolta di suoi aforismi, massime e pensieri ispirati da Dio e scelti per toccare il cuore delle persone, trasmettendo un vero e genuino concetto di spiritualità interiore e rapporto intimo con il Signore.
Probabilmente alcuni ricorderanno molti anni fa, per l’esattezza a Giugno del 1986, un fatto di cronaca che toccò molti cuori: una coppia di sposini di Roma di 23 e 24 anni persero, in circostanze drammatiche, il loro primo ed unico figlio di 10 mesi, Samuele. La zia, in un raptus di follia lo prese e lo lanciò dal 4° piano dell’abitazione dei nonni. Samuele morì pochi minuti dopo all’ospedale S. Eugenio a Roma.
Ferruccio Parrinello era il papà del bimbo.
Testimonianza dell'autore:
"Nasco in una famiglia di 7 figli dove molti travagli sono all’ordine del giorno. La mia natura sensibile vive con sofferenza le tante preoccupazioni che assillano la vita di famiglia soprattutto perché, a causa del lavoro di mio papa', si vive di un’economia fatta di alti e bassi. Alti molto alti, e bassi molto bassi. Io, appassionato di musica, sin da piccolo passavo molto tempo ad imparare a suonare, prima la chitarra, poi la mia vera grande passione: la batteria. Trascorrevo molte ore nello studio del mio strumento. All'età di 20 anni iniziai a suonare per professione con grossi nomi del panorama musicale di allora: Alan Sorrenti, Wess, Bobby Solo, Dee Dee Jackson, Fabio Mariani, Fabio Frizzi e molti altri, erano i miei compagni di lavoro - gli artisti, insomma, con cui suonavo. Concerti, registrazioni in studio, apparizioni tv erano diventate per me cose abituali ed ordinarie e nella mia cerchia di amicizie ero “quello famoso”. Avevo raggiunto il sogno della mia vita! Ma qualcosa dentro di me, nonostante stessi facendo ciò che avevo sempre sognato di fare, soffriva e sentiva una latente e profonda insoddisfazione.
Avevo sempre cercato l'assoluto, la Verità, e la giustizia, che vedevo tanto lontana dalla vita di tutti i giorni. Avevo studiato filosofie orientali, avevo frequentato corsi di training autogeno, yoga, buddismo; avevo approfondito lo studio dell’astrologia e tante altre cose dalle quali immancabilmente rimanevo deluso! Un giorno mio fratello tornò a casa raccontando che aveva trovato la Verità: aveva conosciuto Gesù! Ne parlava come fosse vivo e presente nella sua vita, proprio la sua che era stata fin troppo trasgressiva: sesso di gruppo, alcool, lsd, etc.
Parlava spesso di un Dio vivente che interagisce e vive in chi lo accetta regalando pace e gioia senza fine. Ero perplesso ed incuriosito al punto tale che una volta andai nella chiesa dove si riuniva con quelli che chiamava "fratelli e sorelle". La sua liberazione da una forte nevrosi ossessiva e la successiva guarigione fisica da un gravissimo problema di scoliosi (lui è un medico), mi aveva spiazzato. A me sembravano un po' pazzi ed un po' esaltati, ma qualcosa di loro mi incuriosiva... La cosa che più mi colpii è che io identificavo la religione con qualcosa di facile approccio per persone deboli e ignoranti, ma tra di loro si trovavano anche persone di elevata cultura e di ceto sociale alto... questo mi stupiva e metteva in crisi la mia razionalità.
Una domenica, mentre ero presente ad uno dei loro incontri sentii una strana emozione e dissi tra me e me: "Dio, se ciò che sto sentendo sei tu, fa che uno di loro venga a chiedermi se voglio accettarti come mio Signore (uno schema biblico e verbale che viene usato negli ambiti cristiani che rispecchiano l’insegnamento biblico).
Non faccio in tempo ad aprire gli occhi che la mano di un pastore, Andy Thomas, è sulla mia spalla per chiedermi: "Ferruccio, vuoi accettare Gesù come Signore della tua vita? Credo che per te sia arrivato il momento di fare questo passo".
Rimasi sorpreso e sbigottito perché non era mai successo prima, ma proprio in quel momento. Per coerenza con il segno appena chiesto a Dio, dovetti rispondere di sì - ripeto, più per logica e rispetto al fatto che Dio mi avesse visibilmente risposto, che perché fossi convinto con il cuore.
La mia risposta, pur restando allibito per l’accaduto, fu dettata dalla mia coerenza e razionalità!
Qualche domenica dopo, tornando in quel posto per me così strano ma che mi attirava terribilmente, dissi a Dio silenziosamente: "Signore, il mio cuore è duro ed io non riesco a farti entrare". Desideroso di Dio urlai dentro di me queste precise parole: "Se non riesco ad aprire il mio cuore, Ti prego fammi un trapianto di cuore!"
In quel momento una sorella, oggi con il Signore, iniziò a parlare e con voce ferma e decisa, ma amorevole, iniziò a profetizzare dicendo: "Dico a te mio figliolo, io questa mattina sono qui, non per farti un trapianto di cuore, ma per darti un cuore nuovo!"
Scoppiai in lacrime... Dio era vivo e mi stava veramente ascoltando!
Dopo questo, mi sposai con la ragazza con cui ero fidanzato e dopo un anno arrivò il nostro primo figlio.
Era Luglio o Giugno del 1985 e Samuele, il mio primo ed unico figlio aveva 10 mesi. Bello come il sole, simpatico, dolce. Si addormentava solo ascoltano musica - buona musica! Eravamo convertiti da poco più di un anno, mia moglie ed io, ed entrambi per la testimonianza del cambiamento di vita di mio fratello. Un Sabato pomeriggio decidemmo di far visita ai miei genitori per fargli “spupazzare” un po’ il cucciolo appena nato. Samuele era sempre sorridente! Quel giorno in casa di mia mamma, oltre a mia sorella Loredana e mio fratello Rolando, c’era anche mia sorella Paola, una ragazza sposata, ma terribilmente problematica. Da anni soffriva di depressione a causa della sua impossibilità di avere figli e negli ultimi tempi la situazione era alquanto peggiorata: sentiva delle voci, era turbata; era strana, molto strana. Purtroppo, come spesso avviene, le situazioni di famiglia non le prendiamo troppo sul serio finché non accadono drammi che sconvolgono la vita e ci risvegliano bruscamente dai torpori dati dalla speranza che tutto possa spontaneamente cambiare.
Uscii di casa con mio fratello per chiamare un amico psicologo soprattutto per domandare come fare a far ricoverare d'urgenza mia sorella, visto che stava dando segni evidenti di allucinazioni. Mentre uscivamo di casa, dissi a mio fratello che percepivo una strana aria spirituale; non mi piaceva, qualcosa mi turbava e mi preoccupava.
La risposta di Nanni, il mio amico psicologo, fu che la legge 180 (a quel tempo da poco in vigore, se non erro) non consentiva di ricoverare una persona per malattie mentali, a meno che fosse stata la persona stessa a richiederlo. Ma come fa un matto a chiedere il ricovero, soprattutto se, come nel caso di mia sorella, sosteneva che eravamo noi i matti ed eravamo tutti complici di un complotto che tramava alle sue spalle? Assurdo, ma vero!
Comunque sia, mentre stavo rientrando di corsa a casa, sentii un'ambulanza e dissi a mio fratello: "Corriamo a casa, sento che è successo qualcosa di brutto!” Arrivati sotto casa vedo una folla sotto al palazzo dei miei genitori. Trovai mia mamma e le domandai cosa fosse successo. Mi disse, sicuramente per non farmi agitare, che mio figlio Samuele aveva avuto un incidente, ma che non era nulla di grave. Senza perdere tempo e accompagnato da una crescente agitazione, prensi la macchina, portai con me mio fratello, medico, e corsi al pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Eugenio, in zona EUR.
Mia moglie era lì da pochi minuti ed aspettava fuori alla porta del reparto di Primo Soccorso che le dicessero qualcosa sullo stato di salute del bimbo, ma quasi subito un infermiere uscito dalla sala ci liquidò con queste parole: "Mi dispiace, il bimbo è morto!"
Mia sorella in un raptus di follia l'aveva preso e lanciato dal 4° piano...
Per 2 anni circa la mia mente fu nel caos: il dolore, lo stupore per un fatto del genere, mi metteva dubbi e perplessità, ma mi spinse a cercare Dio più in profondità. Anni di dolore seguirono, ma per paradosso, nonostante i dubbi e il dolore, notavo in me una guarigione - e non parlo del normale decorso dopo un dramma, ma di tutti i problemi psicologici che mi avevano da sempre attanagliato nel passato. Iniziai a studiare la Bibbia e ad applicare alla mia vita quei principi spirituali; e con mio stupore vedevo che funzionavano. Iniziai a riportare a Dio tutte le mie perplessità ed i miei dubbi e lì iniziò ad accadere qualcosa di particolare. Ogni mio quesito affrontato con umiltà aveva, nel giro di breve tempo, una risposta che arrivava apparentemente per caso. Facevo una domanda su qualcosa che mi lasciava dubbi riguardo alla Bibbia e, nel giro di poco tempo, arrivava la risposta dalle fonti più assurde: telegiornale, radio, un racconto di una persona per strada, un foglietto trovato per terra, etc. Ogni volta che arrivava una risposta era come se qualcosa dentro di me vibrasse, intuendo che quella risposta l’aveva mandata proprio Dio. C’erano volte che mi impuntavo con arroganza dicendo: "Dio, questo non è possibile, qui la Bibbia mente". In quei casi non avevo risposta e restavo nel dubbio, in uno stato di perdita di pace. Quando alla fine dicevo con umiltà "Signore, per favore, fammi capire", ecco che arrivava immancabilmente la risposta. Oltre alle cose esterne, anche in me stava avvenendo un cambiamento; e ciò mi piaceva.
Molte volte fui costretto a riconoscere la mano di Dio nelle mie difficoltà e nei miei problemi contingenti, ed altrettante volte potevo vedere come Dio esaudiva le mie preghiere, anche le più particolari e le più articolate, che esprimevo spesso così, per metterlo in difficoltà (nella mia logica umana), per vedere se era in grado di rispondere.
Potrei raccontare episodi e particolari che susciterebbero serie perplessità anche negli atei più sinceri!
Era strano: avevo trovato ciò che da sempre avevo cercato... Dio!"
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