Una settimana di celebrazioni dedicata a uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo: Pierpaolo Pasolini. “Senza Pasolini - Cinema, filosofia, fotografia, letteratura, teatro” è il titolo dell’iniziativa che si svolgerà a Messina dal 21 al 28 ottobre.
«La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.» Alberto Moravia
Quarant’anni dopo la morte di Pier Paolo Pasolini è forse giunto il momento di liberarsi dalla sua morte. La sua fine violenta, tragica, oscura, priva di un vero colpevole - eppure sappiamo tutto, senza avere le prove - deve lasciarci andare. Dopo quarant’anni senza Pasolini, rievocare la sua esperienza estetica, politica, intellettuale, significa iniziare a fare a meno del suo mito, a rinunciare alle luci della sua leggenda; vuol dire prendere congedo dal trauma della sua scomparsa. Senza Pasolini, allora, perché, dopo la sua morte, è diventato più difficile pensare; è venuto meno chi, come nessun’altro, o, almeno, nessuno come lui, ci costringeva a pensare. Senza Pasolini perché oggi dobbiamo fare a meno di Pasolini per ritornare, presumibilmente addirittura per cominciare, a esplorare la sua abissale, straordinaria, problematica grandezza. Chi è Pier Paolo Pasolini? Un poeta, uno scrittore, un regista, un intellettuale, un apocalittico, un tipo pericoloso, un antropologo, un calciatore… se Pasolini è tutte queste cose insieme, le ha, però, portate all’estremo, al congedo, persino all’estinzione. Le ha consumate e forse, in questa maniera, radicalmente trasformate. Per questa ragione, con Pasolini, non bisogna abbassare la guardia e restare vigili, guardando, ad esempio, la sua opera da regista con occhi poetici, mentre polemizza, invece, è necessario cercare più a fondo e maneggiare le sue parole con il talento della filosofia. La cosa migliore con Pasolini probabilmente è lasciare deragliare le forme, i canoni, i giudizi, e affidarsi alle angolature inattese, alle fenditure logiche, alle infrazioni disciplinari. L’eredità di Pasolini non ha eredi. Questa è la sua eredità più sconvolgente. Per questo motivo, oggi, quarant’anni dopo la sua scomparsa, abbiamo l’impressione d’iniziare a guardare di nuovo i suoi film, a leggere le sue poesie, a capire i suoi articoli. Questa volta come se fosse la prima; una volta Senza Pasolini, finalmente, privi della sua infinita fine. Allora, soltanto adesso, potrebbe essere vero che Pasolini è il nome di una forza del passato che dimora in un universo d’immagini. Le nostre.
Il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali dell’Università di Messina, promuove la rassegna dell’intera opera cinematografica di Pier Paolo Pasolini, a cura dei professori Alessia Cervini e Pierandrea Amato, con incontri, proeizioni, mostre e dibattiti. A presentarla i docenti dell’Ateneo Alessia Cervini e Francesco Parisi, accompagnati dagli imprenditori cinematografici Umberto Parlagreco e Loredana Polizzi. L’iniziativa rientra nelle celebrazioni che si tengono in tutta Italia, patrocinate dal Ministero dei Beni Culturali, dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa e dal Centro Studio Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna. Una settimana dedicata alla scoperta della complessa figura di Pasolini (regista, scrittore, etnografo) con un programma di eventi estremamente ricco e di spessore che si svilupperà in due aree principali: quella accademica e quella dedicata alle produzioni artistiche. Ad accompagnare la visione dei film si terranno incontri legati all’opera di Pasolini con studiosi di cinema, filosofia, letteratura, teatro e antropologia provenienti da molti atenei italiani e stranieri. Confermata anche la presenza di molti registi e attori di prestigio. Ad arricchire il programma anche l’iniziativa fotografica “#senzapasolini: dal web allo spazio fisico” scaturita dal concetto pasoliniano e sviluppata attraverso la piattaforma social Instagram. L'idea si concluderà con la premiazione delle dieci immagini più belle e la realizzazione di un mosaico fotografico che raffigurerà un angolo della periferia messinese.
Ad inaugurare le proiezioni sarà Franco Maresco che presenterà il suo ultimo film - fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno - ancora mai visto al cinema, “Gli uomini di questa città io non li conosco", mercoledì 21 ottobre, ore 18.30, nella Sala Fasola. Il film ripercorre la vita di Franco Scaldati, le cui opere hanno sempre messo al centro un’umanità marginale e sconosciuta ai più, ponendosi come voce forte contro l’ipocrisia del potere. A seguire, alle 20.30, la proiezione del documentario "Arruso" di Daniele Ciprì e Franco Maresco che ricorda il soggiorno di Pasolini a Palermo negli anni Settanta, avvenuto durante la lavorazione de "I Racconti di Canterbury". Le testimonianze raccolte dai registi ci raccontano l’uomo e il regista allo stesso tempo, visto dagli occhi di chi, in quei giorni, lo conobbe personalmente.
Giovedì 22 ottobre, alle ore 15, sempre nella Sala Fasola, in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale, la proiezione in 35mm di "Accattone" di Pasolini con Franco Citti, Franca Pasut e Silvana Corsini. Accattone è un uomo che vive alla giornata, facendosi mantenere dalla prostituta Maddalena. Quando quest’ultima viene arrestata, l’uomo decide di sfruttare un’altra ragazza, Stella, spingendola a prostiuirsi, ma finisce per innamorarsene. Poiché il lavoro non sembra proprio fare per lui, Accattone prova a darsi al furto ma, denunciato dalla gelosa Maddalena, viene inseguito dalla polizia che gli impedisce la fuga. A seguire, alle 17, la proiezione del mirabile documentario, realizzato nel 1962-1963 da Pier Paolo Pasolini, "La Rabbia". Il regista ha voluto sviluppare, quasi come culmine delle sue prese di posizione sulla situazione politica del mondo contemporaneo, una profonda riflessione sulla bellezza: la bellezza messa a confronto con la ricchezza (perchè la borghesia ha bisogno di “appropriarsi” della bellezza?), la bellezza messa a confronto con la morte o, anche, la bellezza come “male mortale” - nel lungo brano elegìaco sulla morte di Marylin Monroe, scandito dai versi di una poesia appositamente composta da Pasolini e letta dalla magnifica e dolce voce in poesia di Giorgio Bassani. (Georges Didi-Huberman)
Sempre giovedì 22 ottobre, ma alle 17 e nella Multisala Iris, verrà proiettato un altro stupendo film di Pasolini "Mamma Roma" con la grande Anna Magnani e Ettore Garofolo. Presenta Fabio Rossi. Nel tentativo di ricostruirsi una vita normale insieme al figlio Ettore, la prostituta Mamma Roma decide di lasciare il suo mestiere. Le cose però non andranno come lei sperava, nonostante il nuovo lavoro e la casa popolare che la donna riesce ad aggiudicarsi. Il figlio la considera un’estranea e il suo antico protettore, Carmine, vorrebbe spingerla a riprendere le vecchie abitudini. Alle ore 22, torniamo nella Sala Fasola per assistere alla proiezione del film "Non essere cattivo" di Claudio Caligari, con Luca Marinelli, Alessandro Borghi e Silvia D’Amico. In un mondo in cui i soldi, le macchine potenti e le droghe sintetiche contano più dei rapporti umani, si snodano le vicende di Vittorio e Cesare, amici da sempre e alla ricerca di se stessi.
Venerdì 22 ottobre inizia un nuovo ciclo di proiezioni nella Sala Fasola. Alle ore 16 "Comizi d'amore" di Pier Paolo Pasolini con un tris di scrittori del calibro di Camilla Cederna, Oriana Fallaci e Alberto Moravia. Pasolini in giro per l’Italia per capire, attraverso domande a intellettuali e persone semplici, il grado di conoscenza dei suoi connazionali in campo sessuale e le loro opinioni in materia. Dopo un prologo in cui, semplicemente, viene chiesto a un gruppo di ragazzini meridionali “come nascono i bambini?”, le domande dell’autore seguono quattro diversi fili conduttori che identificano altrettanti capitoli in cui il film è suddiviso. (Giacomo Manzoli). Alle ore 18, alla presenza della regista, i film di Cecilia Mangini: Ignoti alla città; Stendalì (suonano ancora); La Canta delle Marane; Comizi d’amore 80 con Lino Del Fra (estratto di 30 minuti).
Sempre venerdì 23 ottobre, ma alle 20.30 nella Multisala Iris, in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale, la proiezione in 35mm del capolavoro "Uccellacci, uccellini" di Pier Paolo Pasolini con un superbo Totò e Ninetto Davoli che fu compagno del regista per nove anni. Presenta Salvatore Tine. Totò e il figlio Ninetto si mettono in cammino per andare a riscuotere l’affitto di un casolare abitato da povera gente. Durante il viaggio conversano con un corvo che, con le sue parole, ricalca l’ideologia marxista. I due uomini ascoltano il racconto del corvo su due frati che tentavano di evangelizzare i falchi e i passeri. Poi, dopo incontri di varia natura, stanchi delle chiacchiere del corvo, lo uccidono per mangiarlo. A seguire, alle 22.30, la proiezione di un controverso e visionario episodio inserito nel film Ro.Go.Pa.G. che causa un terremoto ideologico e costa a Pasolini l’accusa di blasfemia ed offesa alla religione: "La Ricotta" con Orson Welles, Mario Cipriani e Laura Betti, grande amica del regista. Come scriverà Alberto Moravia su l'Espresso: «L'accusa era quella di vilipendio alla religione. Molto più giusto sarebbe stato incolpare il regista di aver vilipeso i valori della piccola e media borghesia italiana.» Stracci, comparsa nei panni del ladrone buono in un film sulla Passione di Cristo, è un uomo povero e perennemente affamato. Quando la sua povera e numerosa famiglia lo va a trovare sul set, Stracci dona loro il cestino del pranzo che gli spetta in quanto attore, per consentire loro di consumare un misero pasto in mezzo al prato. Per non saltare il pasto, riesce a "rimediare" un nuovo cestino dalla produzione, ma non riesce a mangiarlo. Quando, finalmente riesce a comperare un pezzo di ricotta, lo divora con atavica fame, poi gli vengono offerti i resti della scena dell'ultima cena che è stata già girata. Alla fine, stremato, torna sul set per girare la scena della crocifissione, ma subito dopo il ciak si scopre che è morto di indigestione sulla croce. Per mettere in scena la sua morte per indigestione Pasolini ricorre a uno straordinario immaginario artistico che cita apertamente le opere del Pontormo e di Rosso Fiorentino.
Sabato 24 ottobre, si ritorna nella Sala Fasola per assistere alla proiezione (ore 10) di "Orlando ferito" di Vincent Dieutre. Dialogano con il regista, Andrea Inzerillo e Pierandrea Amato. Nel 1975 Pier Paolo Pasolini annunciava la scomparsa delle lucciole e l’imminente trionfo del castello di menzogne. Quarant’anni dopo, un regista francese giunge per la prima volta in Sicilia, in cerca di una nuova speranza politica. Nel ripostiglio di un piccolo teatro di Palermo le marionette piangono il proprio destino. Nell’era del turismo di massa, nessuno sembra ascoltare più i pupi. La verità è che le cose in Europa non potrebbero andare peggio. A seguire, alle ore 16, "Viaggio nella dopo storia" di e con Vincent Dieutre e Simon Versnel. Alex e Tom, in viaggio in Italia, sono messi di fronte alla consapevolezza che la loro storia d’amore è in crisi a causa delle diverse scelte e percorsi intrapresi.
Ancora sabato 24 ottobre, ma alle 18 e nella Multisala Iris, un altro grande capolavoro di Pier Paolo Pasolini "Il Decameron" con Ninetto Davoli, Franco Citti e Vincenzo Amato. Presenta Dario Tomasello. Primo film facente parte de La trilogia della Vita, il Decameron propone la trasposizione cinematografica di dieci delle novelle dell’omonima raccolta di Boccaccio. I temi scelti sono quelli che più si avvicinano al tragico-comico e l’ambientazione è quella napoletana, città nella quale Boccaccio stesso passò gran parte della sua vita. A seguire, alle ore 20,30, verranno proiettati alcuni Corti di Pasolini: La terra vista dalla luna; Che cosa sono le nuvole?; La sequenza del fiore di carta.
Infine, sempre sabato, ritorniamo nella Sala Fasola dove verrà proiettato (ore 22.30), alla presenza del regista Aurelio Grimaldi, il film "Nerolio - sputerò su mio padre" con Marco Cavicchioli, Vincenzio Crivello e Piera degli Esposti. Tre episodi per raccontare altrettanti incontri della vita di un poeta, nelle cui spoglie è facile riconoscere Pasolini. Un incontro con dei ragazzi di vita in Sicilia, uno con uno studente che finge di voler scrivere una tesi su di lui e l’ultimo, fatale, con il ragazzo che diventerà il suo assassino.
Domenica 25 ottobre, alle ore 10.30, nella Sala Fasola, la matinèe "Materiali Pasoliniani". Il Pasolini che non possiamo vedere. E alle 17, nella Multisala Iris, in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale, la proiezione in 35mm di "Teorema" di Pasolini con Terence Stamp, Massimo Girotti e Silvana Mangano. Presenta Katia Trifirò. L’incontro con un uomo enigmatico sconvolge la vita di una famiglia borghese di Milano: tutti hanno un rapporto sessuale col misterioso ospite e, dopo che l’uomo è andato via, non riescono a riprendere la loro esistenza tranquilla e anonima, finendo in un modo o nell’altro per perdere le redini della propria vita. Sempre domenica, ma nella Sala Fasola (ore 20.30) "Pasolini Matera Notarangelo" di Franco Jannuzzi. Proiezione di un’intervista di Franco Jannuzzi a Domenico Notarangelo, l’uomo che nel 1964 seguì le riprese de "Il Vangelo secondo Matteo" che Pasolini girò a Matera e che verrà proiettato alle ore 21 nella Sala Fasola in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale. Presenta Rita Fulco. Il film, con Enrique Irazoqui, Susanna Pasolini e Mario Socrate ripercorre fedelmente la vita di Gesù Cristo così come è raccontata nel Vangelo di Matteo. Dall’Annunciazione alla Vergine, alla nascita del Messia fino ad arrivare all’età adulta, segnata dalle prediche in nome di Dio, dai miracoli e dalla morte per crocifissione in seguito al tradimento di Giuda Iscariota.
Lunedì 26 ottobre, alle ore 16, nella Multisala Apollo, tre documentari di Pier Paolo Pasolini presentati da Berardino Palumbo. "Appunti per un’Orestiade Africa": un diario di appunti per immagini nel quale Pasolini raccoglie spunti e suggestioni per la trasposizione africana dell’Orestea di Eschilo. L’intenzione era quella di calare il mito classico nel contesto contemporaneo della post-colonizzazione africana e il risultato finale è una vera e propria indagine visiva antropologica. "Appunti per un film sull’India": girato per conto della trasmissione TV7, racconta l’India fra realtà e mito, cercando di indagare a fondo sul rapporto che le persone di ogni classe sociale hanno con quest’ultimo. Infine, "Le mura di Sana’a" che Pasolini dedica alla città Sana’a (Yemen), con la volontà di attirare su di essa l’attenzione collettiva in modo da salvaguardarne il patrimonio artistico. A seguire, ore 18, la proiezione di "Edipo Re" di Pasolini con Franco Citti e Silvana Mangano. Presenta Caterina Pastura. Tratto dall’omonima tragedia di Sofocle, il film racconta la storia di Edipo abbandonato in fasce dopo che l’Oracolo aveva predetto al padre Laio che il figlio lo avrebbe ucciso e avrebbe sposato la madre. Una volta cresciuto, il giovane, inconsapevolmente, fa avverare entrambe le previsioni e così Tebe è colta dalla pestilenza. Quando Edipo apprende la verità si acceca, mentre la moglie/madre si impicca disperata.
Sempre nella Multisala Apollo, alle ore 20.30, lunedì si potrà assistere alla proiezione di un altro grande film di Pasolini, "Medea" impersonata dalla Divina Maria Callas che s'innamorò perdutamente del regista, mai ricambiata, ma che ispirò la sua vena poetica. Presenta Massimiliano Coviello. Medea è la prima madre a macchiarsi di infanticidio. Maga della Colchide, aiuta Giasone a recuperare il Vello d’Oro e fugge con lui per sposarlo. Giasone, divorato dall’ambizione, decide di ripudiarla per sposare la figlia del Re di Corinto. Medea mette allora in atto una terribile vendetta, che prevede non solo la morte dell’uomo, ma anche quella dei loro due figli.
A conclusione della giornata, alle ore 22.30, nella Multisala Apollo, Pasolini intervistato da Enzo Biagi nel 1975, anno della morte del regista. Biagi: La società che lei non ama in fondo le ha dato tutto: le ha dato il successo, una notorietà internazionale... Pasolini: Il successo non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni a certe vanità, ma in realtà appena ottenuto si capisce che è una cosa brutta per un uomo il successo. Per esempio, il fatto di aver trovato i miei amici qui alla televisione non è bello. Per fortuna noi siamo riusciti ad andare al di là dei microfoni e del video e a ricostituire qualcosa di reale, di sincero. Ma come posizione, è brutta, è falsa. B: Che cosa ci trova di così anormale? P: Perché la televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci. B: Ma oltre ai formaggini e al resto, come lei ha scritto una volta, adesso questo mezzo porta le sue parole: noi stiamo discutendo tutti con grande libertà, senza alcuna inibizione. P: No, non è vero. B: Si, è vero, lei può dire tutto quel che vuole. P: No, non posso dire tutto quello che voglio. B: Lo dica. P: No, non potrei perché sarei accusato di vilipendio, uno dei tanti vilipendi del codice fascista italiano. Quindi in realtà non posso dire tutto. E poi, a parte questo, oggettivamente, di fronte all'ingenuità o alla sprovvedutezza di certi ascoltatori, io stesso non vorrei dire certe cose. Quindi io mi autocensuro. Comunque, a parte questo, è proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta dal video, ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico. B: Io penso che in certi casi è anche un rapporto alla pari, perché lo spettatore che è davanti al teleschermo rivive attraverso le vostre vicende anche qualcosa di suo. Non è in uno stato di inferiorità. Perché non può essere alla pari? P: Teoricamente questo può essere giusto per alcuni spettatori, che culturalmente, per privilegio sociale, ci sono pari. Ma in genere le parole che cadono dal video, cadono sempre dall'alto, anche le più democratiche, anche le più vere, le più sincere. B: Quali sono i suoi nemici? P: Non lo so, non li conto, sento ogni tanto delle ondate di inimicizia delle volte inesplicabile, ma non ho voglia di occuparmene molto. B: Chi sono invece le persone che ama di più? P: Quelle che che amo di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Non lo dico per retorica, ma perché la cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione (ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice. B: E se dovesse fare dei nomi? Lei ad esempio ha avuto molta amicizia per Maria Callas, una donna straordinaria. Che cos'è che l'affascina in lei? P: In lei mi affascina la violenza totale dei sentimenti: quando lei prova un sentimento non è mai un piccolo sentimento mediocre o trattenuto. Quando prova un sentimento, lo prova totalmente, senza freni, è questa ricchezza sentimentale che mi piace soprattutto in lei.
Martedì 27 ottobre, alle ore 15.30, nella Sala Fasola, la proiezione del film "Il fiore delle mille e una notte" con Ninetto Davoli e Tessa Bouché. Presenta Rossella Mazzaglia. Terzo film de La trilogia della Vita di Pasolini. Novelle ispirate liberamente a quelle de Le mille e una notte fanno da sfondo alla storia di Nur ed-Din alla ricerca della sua amata Zumurrùd. All’interno delle novelle raccontate nel corso del film, la più passionale e tragica è quella di Aziza, che lentamente si consuma d’amore per Aziz, che ama un’altra donna e ad Aziza chiede aiuto per conquistarla e decifrarne i messaggi. A seguire, ore 18, "12 dicembre" in collaborazione con Giovanni Bonfanti, e con Edoardo Di Giovanni, Marcello Gentili e Augusto Ludovichetti. Presenta Luca Salza. Documentario sulla strage di Piazza Fontana, girato da Pasolini con l’obiettivo di raccontare cosa stava accadendo a quell’Italia che aveva “perso l’innocenza” e fotografare un momento storico che avrebbe segnato per sempre la vita di coloro che lo stavano attraversando.
Sempre martedì, ore 20.30, nella Multisala Iris, "La forma della città", un documentario che Pasolini gira per raccontare la bellezza delle città di Orte e Sabaudia. Le riprese diventano l’occasione per una critica alla modernità che, per mostrare la sua supremazia, distrugge o rovina ciò che di bello l’antichità aveva lasciato, arrivando a turbarne il rapporto che essa aveva stabilito con la natura. Alle ore 21, "I racconti di Canterbury" con Hugh Griffith, Laura Betti, Franco Citti e Ninetto Davoli. Presenta Giancarlo Alfano. Secondo film de La trilogia della Vita di Pasolini. Un gruppo di pellegrini diretti a Canterbury decide di raccontare a turno delle novelle per intrattenersi durante il viaggio. I protagonisti delle storie sono personaggi attaccati ai piaceri fisici della vita, ricchi di felicità e spiritosaggini varie. Come il titolo stesso suggerisce, l’ispirazione per questo film è data dall’omonima raccolta di novelle di Geoffrey Chaucer.
Il ciclo di proiezioni dedicato a Pasolini si conclude mercoledì 28 ottobre nella Sala Fasola con la seguente programmazione: ore 20.30, "Sopralluoghi in Palestina". Pasolini fa un viaggio in Palestina alla ricerca del set ideale per realizzare il film "Il Vangelo Secondo Matteo". Nonostante la Terra Santa si presenti ricca di suggestioni, Pasolini in seguito alle sue ricerche ambienterà il film a Matera, lasciandoci comunque questo documentario a testimonianza del suo viaggio. Ore 21.30, in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale, la proiezione in 35mm "Porcile" con Pierre Clementi, Franco Citti e Ninetto Davoli. Presenta Alessia Cervini. Due episodi vedono coinvolti due giovani in epoche temporali diverse fra loro: il figlio di un fascista tedesco viene divorato dai maiali con cui è solito accoppiarsi e un giovane che vive in una landa desolata e che per sopravvivere è costretto a diventare cannibale.
«Ho dato varie spiegazioni del perché amo il cinema e sono passato al cinema. Ho voluto adoperare una tecnica diversa spinto dalla mia ossessione espressiva. Ho voluto cambiare lingua abbandonando la lingua italiana, l'italiano; una forma di protesta contro le lingue e contro la società. Ma la vera spiegazione è che io, facendo il cinema, riproduco la realtà, quindi sono immensamente vicino a questo primo linguaggio umano che è l'azione dell'uomo che si rappresenta nella vita e nella realtà.» Pier Paolo Pasolini
A.D.P.
«Ho dato varie spiegazioni del perché amo il cinema e sono passato al cinema. Ho voluto adoperare una tecnica diversa spinto dalla mia ossessione espressiva. Ho voluto cambiare lingua abbandonando la lingua italiana, l'italiano; una forma di protesta contro le lingue e contro la società. Ma la vera spiegazione è che io, facendo il cinema, riproduco la realtà, quindi sono immensamente vicino a questo primo linguaggio umano che è l'azione dell'uomo che si rappresenta nella vita e nella realtà.» Pier Paolo Pasolini
A.D.P.
Il programma dettagliato della settimana, con ospiti, luoghi e calendario di tutti gli appuntamenti, mattutini e pomeridiani, è consultabile sul sito: www.senzapasolini.it.