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LA CAMERA DELLE MERAVIGLIE. UN AFFASCINANTE ARCANO NEL CUORE DI PALERMO

C’è un luogo nel cuore di Palermo, in cui il tempo sembra essersi fermato. È qui, in via Porta di Castro, che una stanza da "Mille e una notte" racconta, muta, una storia fatta di simboli e rituali magici. 



Alla “Stanza blu” è dedicato il documentario "La Camera delle meraviglie", che sarà presentato venerdì 6 novembre, alle ore 18, nell’Auditorium della Rai. Nel corso della tavola rotonda che precederà la proiezione del documentario, si parlerà delle ultime scoperte sulla storia e i simboli di questo incantevole luogo, nel quale il tempo sembra essersi fermato. L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sulle ultime scoperte relative a questa camera, arricchita da sfarzosi arabeschi. Ne parleranno, insieme a Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso, il restauratore Franco Fazzio, che ha riportato alla luce i decori celati; il regista Salvatore Militello; Sami Abdelali, consigliere del presidente della Regione per l’internazionalizzazione e la cooperazione internazionale. Introduce e modera Alberto Samonà. Saluti del direttore di Rai Sicilia, Salvatore Cusimano. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti (100 posti a sedere disponibili). 

A pochi passi dal popolare mercato di Ballarò, nell’appartamento di proprietà dei giornalisti Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso, si trova questa misteriosa camera che sta facendo discutere mezza Europa. Presentata al Cluster Bio Mediterraneo di Expo Milano 2015, lo scorso venerdì 23 ottobre, da Grazia Patellaro, Daniele Messina e dal restauratore Franco Fazzio, la “Stanza dei decori arabi”, conosciuta meglio come la “Camera delle meraviglie”, alla quale è stato dedicato un libro omonimo, sembra uscita da una favola del mondo arabo. Situata in via Porta di Castro, nel centro storico di Palermo, è stata scoperta casualmente grazie a delle infiltrazioni che hanno rovinato la parete dopo un temporale. I proprietari della casa chiamarono un imbianchino per riparare il danno che, per fortuna, notò sotto i cinque strati di intonaco e colore delle decorazioni. A questa scoperta seguirono immediatamente dei lavori di restauro a cura di Franco Fazzio, docente di Conservazione e Restauro dell'Università di Palermo.


Nell'estate del 2003 venne alla luce qualcosa di surreale: una camera con le pareti dipinte di blu cobalto con dei simboli e delle scritte argentee e dorate che sembravano caratteri arabi. La notizia è stata resa pubblica nei primi mesi del 2014 ed è divenuta attrazione turistica sia per i siciliani sia per i turisti che si recano in un luogo magico da mille e una notte in piena Palermo per ammirarne i colori e tentare di decifrarne il segreto. Secondo il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che dopo la visita la definì “un libro aperto”, veniva utilizzata come stanza per la meditazione. Il blu cupo delle pareti ti avvolge, donando una sensazione di pace, di serenità e di benessere, estraniandoti quasi dal mondo esterno.

Il regista Salvatore Militello rimase estasiato e colpito dalla Stanza dei decori arabi e dalle sensazioni che suscita al punto che decise, con i proprietari della casa, di realizzare un cortometraggio, servendosi dell’aiuto del giornalista e scrittore Alberto Samonà, che ha scritto il testo ed è voce narrante del video. Una delle musiche “Higiaz-Porta di Castro” è del Maestro Mario Modestini. Il regista Militello esporterà a breve il suo lavoro a New York, al fine di fare conoscere quest’opera meravigliosa anche all’estero e di poter regalare e far provare virtualmente a tutti i siciliani che vivono lì la stessa sensazione di relax e serenità. Inoltre, grazie al restauratore Franco Fazio, il corto sarà proiettato a novembre a Dubai, in occasione della settimana dalla cultura italiana.


Grazie a una ricerca dell’Università di Bonn, compiuta da tre studiosi, che hanno ricostruito la storia e i simboli, la stanza blu, datata diciannovesimo secolo, sarebbe stata un tempio segreto, al cui interno venivano compiuti riti magico-esoterici, il tutto con una propensione verso il sufismo e la sacralità delle componenti più iniziatiche dell’Islâm. Dopo mesi di studi gli esperti di lingue orientali, l’archeologa e iranista Chiara Riminucci-Heine e l’iranista Sebastian Heine, scoprono che i decori sulle pareti rappresentano dei caratteri arabi non esattamente corretti perché scritti da una maestranza locale, e numerosi simboli della teologia islamica. Si tratta di una "camera magica, un esempio unico nel mondo occulto islamico”,  sottolinea Chiara Riminucci-Heine. Il motivo per cui sono stati ripetuti la stessa frase e i due simboli (le due "tugra") sulle pareti era probabilmente quello di voler imprigionare le forze del  bene e impedire che potessero fuggire dalla stanza. 

La frase che si ripete in tutta la stanza "Quello che Dio vuole accade, quello che Dio non vuole non accade" è stata analizzata dal professor Werner Arnold dell’Università di Heidelberg, uno dei maggiori specialisti nel campo degli studi semitici, il quale è giunto alla conclusione che si tratta di “una scritta composta da un "miscuglio di lettere siriache e arabe” senza apparentemente un senso logico. “L'uso di una formula magica ebraica o siriana - precisa - riveste un valore ancora più potente rispetto ad un verso in arabo. Ciò costituisce al tempo stesso la base per ipotizzare che il responsabile della scritta della camera conoscesse non solo della dottrina segreta islamica, ma anche quella ebrea (e forse cristiana)”. Altra particolarità riguarda il tipo di decorazione, ovvero la scelta inconsueta della pittura ad olio su muro, fatta con lo scopo di rendere l'opera durevole nel tempo.

Ma nonostante queste recenti scoperte, la camera delle meraviglie resta ancora avvolta da un alone arcano perché nessuno è mai riuscito realmente a capire quale fosse la sue funzione, e il mistero sulle origini della stanza blu di via Porta di Castro, al civico 239, nel cuore del centro storico di Palermo, rimane ancora fitto.



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