In Italia più di nove milioni di persone vivono in difficoltà. Sono dati allarmanti quelli diffusi oggi dal Centro studi di Unimpresa che ha calcolato che ai 'semplici' disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori in condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. I dati si basano sul secondo trimestre dell'anno e lo studio analizza "un'enorme area di disagio: ai 3,07 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (643mila persone) sia quelli a orario pieno (1,63 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (832mila), i collaboratori (430mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,56 milioni)".
Questo gruppo di persone occupate, ma con prospettive incerte circa la stabilità dell'impiego o con retribuzioni contenute, ammonta complessivamente a 6,1 milioni di unità. Il totale dell'area di disagio sociale nel secondo trimestre dell'anno, calcolata dal centro studi, sulla base dei dati Istat, comprende dunque 9,17 milioni di persone. Rispetto al 2012 ci sono 286mila persone in più (+3,2% annuo) nel bacino dei deboli.
"Il governo di Enrico Letta non prende decisioni importanti: l'occasione offerta dalla legge di stabilità sta per essere sprecata con un mix di misure che non consentono a imprese e famiglie di avere risorse per guardare con fiducia al futuro", afferma il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. "Offriamo all'esecutivo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese", dice il presidente. "Serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo".