Siamo alla resa dei conti, tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano è guerra fredda. In una intervista pubblicata su l'Huffington Post, il Cavaliere dice: "Credo sempre alla buona fede di tutti. E anche a loro dico: se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita".
E alla domanda di come si porrà di fronte al voto di decadenza il prossimo 27 novembre, Berlusconi risponde: "Come mi pongo io? Piuttosto, voglio domandare a tutti i senatori come possono votare la mia estromissione dal Parlamento sulla base di una sentenza politica fondata sul nulla, una sentenza che ha contraddetto incredibilmente due altre sentenze della stessa Cassazione esattamente sugli stessi fatti. Sulla base di una simile sentenza si vuole far decadere il leader del centrodestra, applicando “retroattivamente” una legge costituzionalmente discutibile, calpestando lo Stato di diritto, la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo si vuole fare violando da un lato l’obbligo imposto dalla legge europea di rivolgersi alla Corte europea di Strasburgo ove esistano dubbi sull’interpretazione delle norme stesse, dall’altro lato si vuole anche procedere con il voto “palese” e non con il voto “segreto” previsto dal Regolamento del Senato quando si tratta di un voto su una persona come è sempre stato a partire dal Codice Albertino".
E aggiunge: "Come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati? Gli italiani hanno capito che è a dir poco sospetta questa fretta di espellermi dalle istituzioni. Rappresento da vent’anni l'ostacolo alla loro definitiva presa del potere. Pensavano di avermi eliminato nel ‘94, poi nel ’96, nel 2006 e infine nel 2011, ma non avevano fatto i conti con gli italiani. Ma sarà un boomerang per la sinistra. Io resterò in campo, più forte e più convinto di prima".
Sullo strappo tra Berlusconi e il vicepremier interviene Gianfranco Fini che afferma: "Alfano verificherà che Berlusconi non ammette dissensi e critiche o linee politiche diverse dalle sua, linee che, nove volte su dieci, coincidono con il suo interesse personale e non con quello generale". L'ex leader di An ha poi escluso di unire la propria strada a quella di Alfano: "Non ho intenzione di riprendere l'attività di partito, quella politica sì".
Intanto, Alfano, dopo la telefonata intercorsa con il Cavaliere, nella quale chiedeva se fosse vera la notizia che dovrebbe uscire su Panorama una inchiesta su di lui, non credendo alla estraneità di Berlusconi su questa vicenda, pare abbia detto: "Sappia che non mi farò accoppare dai suoi killer".
Aggiungendo di non aver paura del metodo Boffo, metodo che prende il nome dall'allora direttore di Avvenire, Dino Boffo che, dopo aver scritto nel 2009 dei piccanti editoriali su Berlusconi, saltò fuori una vicenda personale del 2004 che lo portò ad una condanna con l'accusa di aver molestato, con pedinamenti e telefonate, la moglie del suo amante, essendo Boffo omosessuale. Lo scandalo che lo travolse fu tale che dovette rassegnare le dimissioni da direttore della testata giornalistica.
Aggiungendo di non aver paura del metodo Boffo, metodo che prende il nome dall'allora direttore di Avvenire, Dino Boffo che, dopo aver scritto nel 2009 dei piccanti editoriali su Berlusconi, saltò fuori una vicenda personale del 2004 che lo portò ad una condanna con l'accusa di aver molestato, con pedinamenti e telefonate, la moglie del suo amante, essendo Boffo omosessuale. Lo scandalo che lo travolse fu tale che dovette rassegnare le dimissioni da direttore della testata giornalistica.
Da allora, l’espressione “metodo Boffo” è entrata nel lessico della politica italiana, come sinonimo di campagna stampa basata su illazioni e bugie allo scopo di screditare qualcuno per ragioni politiche.
A.D.P.