Secondo un'antichissima tradizione, nel 42 d.C. il Senato di Messina inviò una delegazione a Gerusalemme per comunicare la conversione al Cristianesimo della città. L'apostolo San Paolo, artefice dell'evangelizzazione, avrebbe addirittura accompagnato gli ambasciatori per introdurli alla presenza della Madonna.
L' 8 settembre i delegati rientrarono in città recando una lettera in cui la Vergine assicurava la sua protezione a Messina: alla lettera era allegata una ciocca di capelli della Madre di Gesù. Questa tradizione fu così presente nella storia della città che, per esempio, si conoscono anche i nomi degli ipotetici ambasciatori della legazione messinese: Girolamo Origgiano, Marcello Benifacite, Ottavio Brizio e il centurione Mulè.
Il fatto di possedere una reliquia di tale importanza suscitò le gelosie delle altre città e in particolare di Palermo che obiettava sulla veridicità del fatto affermando che il documento fosse stato realizzato da uno dei tanti dotti prelati bizantini che erano in città. Per reazione Palermo decise di adottare ben quattro sante come patrone: sant' Oliva, santa Ninfa, sant'Agata, usurpata ai Catanesi e santa Cristina).
La polemica infervorò per secoli le due città siciliane e diverse furono le indulgenze concesse dalla Santa Sede ai fedeli della Madonna della Lettera (Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X e vari altri fino a Pio IX nel 1870) per comprovare l'autenticità del culto.
La lettera, redatta in ebraico, sarebbe stata tradotta in latino da Costantino Lascaris nel XV secolo: la protezione della Madonna è sintetizzata nella frase "Vos et ipsam civitatem benedicimus" riportata nel fronte lato mare del basamento della statua della Madonna all'ingresso del Porto di Messina. La data, giovedì 3 giugno 42 d.C., è da allora il giorno della festa della Madonna della Lettera, patrona dei messinesi che festeggiano l'avvenimento portando in processione una statua d'argento della Vergine posta su una varetta, anch'essa d'argento, sulla quale vi è un reliquario bronzeo contenente i capelli con cui la Vergine legò la sacra Lettera.
La statua, in bronzo dorato, è alta 7 metri e Edmondo Calabrò trasse modello da quella modellata da Lio Gangeri nel 1902 per il fercolo d'argento. E' stata realizzata dalla ditta Cerri di Milano cava internamente ed impostata su un traliccio ferroso, costituita da lamine di rame saldate l'una all'altra da una ben visibile chiodatura e da un sistema di perni rivettati. L'insieme della Madonnina del Porto venne progettata dall'ing. Francesco Barbaro, direttore dell' ufficio tecnico arcivescovile. La stele fu illuminata per la prima volta con un sistema ad onde radio ultracorte, ideato da Guglielmo Marconi, che permise al Pontefice del tempo, Papa Pio XI, di attivare l'illuminazione direttamente da Castelgandolfo. Venti anni dopo, il 16 settembre del 1954 fu solennemente incoronata.
La stele è a pianta ottagonale e le fondazioni affondano per sette metri sotto il livello del mare e per sette metri dalla superficie delle acque si innalza il basamento su cui poggia la colonna a sezione ottagonale, che ha un diametro decrescente da m. 5.50 nella parte più bassa a m. 3 nella parte più alta, ed è rivestito di pietra di Trapani. Internamente la stele, alta m. 35, è praticabile attraverso una scala a chiocciola. In cima poggia un globo di bronzo dorato del diametro di 3 metri e sul globo la statua benedicente della Madonna della Lettera. Complessivamente un manufatto di 60 metri., poichè vi sono 7 metri di fondazioni e ulteriori 7 metri di basamento rimangono nascosti dalle mura del Forte del S. Salvatore. La statua della Madonna ha la mano destra protesa nell'atto di benedire e nella mano sinistra la lettera che la Protettrice di Messina inviò alla città di Messina.