"Un cambiamento profondo di mentalità è in corso in tutto il mondo. Le persone ora riconoscono che il 'progresso' non dovrebbe portare solo crescita economica a tutti i costi, ma anche benessere e felicità". Inizia così il comunicato delle Nazioni Unite, che oggi, 20 marzo, ha proclamato la Giornata Internazionale della Felicità, per ricordare e promuovere una nuova priorità globale. Lo ha deciso l’Assemblea dell’Onu su proposta del Bhutan, un piccolo Stato in Asia che, dagli anni '70 misura il ''Gross National Happiness'' ed ha sostituito il PIL con il FIL, un indicatore della Felicità interna lorda. Il segretario generale Ban Ki-moon, in un messaggio diffuso in occasione dell'evento, ha ribadito: ''Felicità è aiutare gli altri, quando con le nostre azioni contribuiamo al bene comune noi stessi ci arricchiamo. E' la solidarietà che promuove la felicità". Un Paese di persone felici è anche più produttivo, sottolinea l'Onu e, a conferma di questo, ci sono i dati del World Happiness Report, il primo rapporto globale sulla felicità, che ha valutato 150 Paesi. Dal rapporto emerge che negli ultimi 30 anni il mondo è diventato un pò più felice (il grado di felicità globale è aumentato dello 0,14 per cento) e che i Paesi in cui il senso di benessere generale è più diffuso sono Danimarca, Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi. Per l'Italia un ventottesimo posto, due gradini sopra la Germania.
I 193 Stati membri hanno adottato "una risoluzione che chiede la felicità". Perché una nazione più felice è anche una nazione più produttiva.
Diversi gli eventi per celebrare la giornata in tutto il mondo, elencati sul sito Day of Happiness ''Free hugs'', abbracci liberi a Washington, a Londra, ''messaggi positivi'' alla Liverpool Street Station e lezioni di yoga della risata in Parliament Square, di fronte alla statua di Nelson Mandela, mentre a Bruxelles si promuove la felicità sul posto di lavoro.
«Ciascuno di noi è l'artefice del suo destino,
spetta a noi crearci le cause della felicità.
È in gioco la nostra responsabilità e quella di nessun altro.»
XIV Dalai Lama