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DARIO FO SARA' SEPOLTO ACCANTO ALL'AMATA FRANCA RAME

NEL FOYER DEL TEATRO STREHLER TANTA GENTE HA RESO OMAGGIO A DARIO FO CHE DOMANI VERRA' SEPOLTO AL FAMEDIO.


Nello stesso teatro dove tre anni fa si svolse la cerimonia laica per Franca Rame e Dario Fo urlò alla moglie l'ultimo ciao, oggi è stata allestita la camera ardente del Maestro scomparso ieri a 90 anni. Domani, sabato 15 ottobre, alle ore 11.00, il feretro sarà accompagnato dalla camera ardente in Piazza Duomo per l'ultimo saluto alle ore 12.00 circa. Dario Fo verrà sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, il Pantheon delle personalità illustri della città. Il Comune ha proclamato il lutto cittadino ed è pronto a intitolargli la Palazzina Liberty, che dal '74 all'80 ospitò gli spettacoli del suo collettivo teatrale "La Comune". Il premio Nobel riposerà quindi vicino alla moglie, l'attrice Franca Rame, scomparsa nel maggio del 2013.

Per tutta la vita Fo si è battuto contro l’affermazione secondo cui “la cultura dominante è quella della classe dominante”. Attraverso la sua intera opera il Maestro ha lavorato affinché le classi sociali che da secoli erano state costrette nell’ignoranza prendessero coscienza del fatto che è il popolo a essere depositario delle radici della propria cultura. Per questo suo impegno nel 1997 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.

"Il giorno in cui mi è stato designato il Nobel mi trovavo davanti al Teatro in via di Porta Romana, a Milano, dove Franca stava recitando, con Giorgio Albertazzi, Il diavolo con le zinne. All'istante è arrivata una turba di fotoreporter, cronisti, operatori con le loro telecamere. Un tram che transitava in quel momento s'è fermato, il conduttore s'è sporto a salutarmi, sono scesi tutti i passeggeri, mi applaudivano, mi volevano stringere la mano per felicitarsi ma poi si sono bloccati e tutti in coro hanno gridato: E Franca dov'è?e hanno chiamato a gran voce Francaaa! e lei dopo un po' è apparsa frastornata commossa alle lacrime, ed è venuta ad abbracciarmi. All'improvviso, come dal nulla, è apparsa una banda musicale di soli fiati con tamburi, erano tutti ragazzi, che accorrevano da punti diversi della città, musici che suonavano insieme per la prima volta, hanno intonato Porta Romana bella, Porta Romana a ritmo di samba. Non ho mai sentito stonare a quel modo ma era la più bella musica che Franca e io avessimo mai ascoltato".

Insieme all’adorata moglie Franca Rame ebbe il coraggio di allontanarsi dai circuiti teatrali ufficiali, che lui amava definire “teatro borghese”, per portare i loro spettacoli in luoghi non convenzionali come fabbriche occupate, piazze, case del popolo e carceri. Quando si appassionava a una storia e a un personaggio per prima cosa conduceva un’inchiesta approfondita, per imparare lui stesso in modo da poter trasmettere agli altri. La sua figura si distingue in questo, Dario Fo non ha mai avuto bisogno dell’etichetta di “intellettuale”, perché l’idea di cultura per la quale si è battuto non è né accademica né elitaria. I suoi lavori nascono dalla cultura popolare per essere restituiti al popolo. Il suo modo di concepire la narrazione non era mai limitato, ma si allargava a tutte le forme artistiche cui amava attingere. Nel momento in cui scriveva una storia all’istante la vedeva, vedeva i personaggi, i volti, le scene, e li raffigurava sulla tela, per poi portarli sul palco, trascinando il suo pubblico in una straordinaria scatola magica.

Leggi anche:
http://magazinepausacaffe.blogspot.it/2013/06/lultima-lettera-damore-di-franca-rame.html


A.D.P.


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