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GABRIELE LAVIA ED IL VIAGGIO MAGICO NELLA TRAGEDIA GRECA

Nel suggestivo scenario del Teatro Greco di Tindari, l’attore ha raccontato l’Edipo Re di Sofocle nella sua essenza. 


Lo spettacolo “Gabriele Lavia legge Edipo Re” non è stato un semplice reading, ma un viaggio vero e proprio nella tragedia greca dove Lavia ha creato una intimità magica per rendere omaggio all’opera di Sofocle mostrata nuda e cruda nella sua essenza. Per farlo l’attore ha scelto la traduzione di Salvatore Quasimodo del 1947. “Tradurre il greco – ha spiegato Lavia – è impossibile da un punto di vista storico perché dobbiamo rendere comprensibile con un linguaggio giudaico – cristiano il mondo degli dei, degli eroi e del mito. Il nostro linguaggio non potrà mai realmente comprendere la terminologia originaria ed il modo di pensare dei greci, compresi i fatti di cui è protagonista Edipo. Ho scelto la versione tradotta da Quasimodo non perché sia la più fedele, anzi potrei dire essere la più infedele, ma è quella che suona meglio”.

L’attore milanese ha tirato fuori dall’opera di Sofocle gli anfratti più nascosti e li ha portati alla luce mostrandoli agli spettatori presenti con una semplicità disarmante ed un punto di vista inedito rispetto alla classica idea di rappresentazione teatrale. E’ andato oltre alla traduzione letterale del testo per riscoprire ciò che erano i sentimenti e le emozioni nel periodo greco, quando l’opera fu scritta (430-420 a.C. circa). Un lavoro difficile, impegnativo ed arduo che Lavia è riuscito a svolgere in maniera fluida e coinvolgente. Del resto Lavia considera L’Edipo Re la più grande opera di sempre. “Il motivo – ha spiegato – è perché Sofocle è riuscito a scrivere l’essenza della vita umana, la ricerca di sé. Edipo si acceca perché non può sapere la verità. La sua arroganza di aver voluto conoscere la verità ad ogni costo. Questa opera ci consente di capire l’importanza del nostro passato e ci nasconde il futuro facendoci comprendere che l’unico modo per guardare avanti è quello di osservarci dietro. Edipo Re è l’opera di tutte le opere”. E sono proprio questi due gli aspetti che l’attore lombardo ha tirato fuori e fatto emergere. Da un lato il pericolo che la conoscenza può comportare per l’individuo, e dall’altro l’intrinseca debolezza dell’uomo che è destinato ad essere dominato dal caso. La convinzione di avere sotto controllo la propria vita e le conseguenze delle proprie azioni non è, insomma, altro che un’illusione.

Il testo di Sofocle, che sviluppa tutta la sua tragedicità tra il contrasto e la conflittualità costantemente presenti e tra il senso ingannevole di Edipo e il senso dettato dall'onniscienza dello spettatore e del lettore, è stato tradotto nel 1947 da Salvatore Quasimodo che ha reso magistralmente il livello linguistico-espressivo col fine di evidenziare l'assurdità della situazione. La lettura di Gabriele Lavia che ha già curato più volte sia la regia sia l'interpretazione di Edipo Re, è stata fortemente coinvolgente ed emotiva ed ha rappresentato un omaggio al Tindari Festival, che festeggia quest'anno la sessantesima edizione. Ninni Panzera, il segretario generale di Taormina Arte ha dichiarato: “Sono felice che Anfiteatro Sicilia trovi a Tindari una sua naturale collocazione. Strafelice che sia Gabriele Lavia con la lettura dell’Edipo Re a simboleggiare una unione tra due luoghi strategici per la Cultura siciliana come Tindari e Taormina. Con l’augurio che il futuro veda rafforzare sempre più questa collaborazione strategica grazie agli Assessorati regionali al Turismo ed ai Beni Culturali. Insieme si possono attrarre risorse, produrre cultura e incrementare i valori turistici”.

L’appuntamento inserito nel cartellone del Tindari Festival rientra nella collaborazione intrapresa con Taormina Arte nell’ambito del progetto “Anfiteatro Sicilia” realizzato dagli Assessorati regionali al Turismo, Beni Culturali e da Sensi contemporanei ed è inserita nel cartellone del Teatro dei Due Mari che si avvale della collaborazione del Comune di Patti. Il Tindari Festival proseguirà giovedì 18 agosto alle 21,15 al teatro greco con l’Iliade di Alessandro Baricco interpretata da Blas Roca Rey e Monica Rogledi. Il testo dello sceneggiatore torinese è potente e magnifico. Attraverso una serie di monologhi viene raccontato il mito di Troia cisto dagli occhi dei principali personaggi della storia: Achille, Ettore, Andromaca, Elena, Ulisse, prendono vita uno dopo l’altro in una narrazione emozionante e a tratti brutale. Lotte, duelli, amori e odi resi in maniera quasi tribale in una cornice dalla quale Baricco ha escluso gli Dei. Restano uomini e donne, guerrieri e regine, vittime e carnefici, vittoriosi e sconfitti, che si fronteggiano senza esclusione di colpi. Un fiume violento e disperato, poetico e toccante, raccontato dal palcoscenico della madre di tutte le guerre: Troia. Sul palco Blas Roca Rey, che ne cura l’edizione, interpretata tutti personaggi maschili, alternandosi a Monica Rogledi che interpreta quelli femminili. In scena anche un trio di musicisti (Giuseppe Cangialosi, Fabio Battistelli e Marzuk Mejeri) che accompagna e sottolinea la drammaturgia creando un’atmosfera calda e affascinante, dal sapore mediorientale. Le rappresentazioni al teatro greco-romano di Tindari proseguiranno venerdì 19 agosto con “Annata ricca” di Nino Martoglio interpretata da Tuccio Musumeci e Miko Magistro. Inizio spettacolo ore 21,15.





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