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I LUOGHI DEL GATTOPARDO A VILLA CIANCIAFARA

Presentazione del saggio di Maria Antonietta Ferrarolo "Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo". 



Nell'ambito della rassegna “All’ombra del carrubo” curata da Milena Romeo, operatrice culturale che da tempo si occupa di connettere il nostro territorio a grandi storie e temi siciliani, domani, alle ore 17:30, nella splendida Villa Cianciafara a Zafferia, frazione di Messina, si parlerà di aspetti poco noti e sorprendenti de "Il Gattopardo" e dei luoghi che segnano le tappe del celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’incontro con l'autrice sarà introdotto dal recital del giovane pianista Francesco Allegra.

È l’estate del 1943. In fuga da Palermo, mentre infuria la guerra, tra gli ultimi giorni di luglio e la prima decade di agosto, il principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la moglie, la psicoanalista Licy Wolff Stomersee, trovano riparo a Ficarra, feudo dei baroni Piccolo di Calanovella, e vi rimangono per tre mesi. Tra i luoghi del Gattopardo, infatti, vi è anche la magica Villa Piccolo a Capo d'Orlando dove troviamo una stanza dedicata a Tomasi di Lampedusa nella quale scrisse alcuni brani del suo celeberrimo romanzo. Il principe era spesso ospite dei cugini e, talvolta, si intratteneva a parlare nel Parco della Villa con il poeta Lucio Piccolo. Ma, per quanto limitato nel tempo, forse a causa della particolare congiuntura storica in cui si colloca, questo soggiorno ebbe una precisa ricaduta durante la fase di stesura del romanzo "Il Gattopardo". E quella che, a torto, è sempre stata considerata come una tappa di passaggio nella vita dello scrittore, costituisce invece un momento ben identificabile della sua biografia.

Com’era sua consuetudine, il principe Tomasi si servì anche di Ficarra come di un piccolo seme narrativo. Ne trasse spunti, immagini, paesaggi. E, naturalmente, delineò alcuni dei personaggi gattopardiani richiamando alla memoria gente del paese. Presero così vita don Ciccio Tumeo, il campiere-organista di Donnafugata; il barone don Francesco Malvica, pavido cognato del protagonista; don Onofrio Rotolo, il piccolo, onesto omino custode dei tesori dei principi; e, su tutti, il giovane soldato borbonico ritrovato morto nel giardino dei Salina, addossato a un albero di limoni (un ulivo centenario, nella realtà), attorno al quale si dipana l’intera prima parte del romanzo "Il Gattopardo".

A ricostruire la permanenza del principe di Lampedusa nel borgo dei Nebrodi, in un lasso di tempo cruciale per le sorti dell’Italia e della guerra, tra lo sbarco degli alleati e le rappresaglie tedesche, è la studiosa siciliana Maria Antonietta Ferraloro, insegnante e Dottoressa di Ricerca in Storia della Cultura (Università di Catania), e finalista per la saggistica al Premio Internazionale “Città di Castello” (2013), che nel suo libro “Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo” (Pacini Editore) ricostruisce quel soggiorno e, soprattutto, lo riconsegna al particolare contesto storico di riferimento. La studiosa compie un viaggio testuale dentro le più profonde strutture narrative, concettuali, cronotopiche di un classico tra i più amati, interrogandosi sui rapporti tra territorio e immaginario, tra storia e letteratura e sull’imperscrutabile mistero dell’arte.

Scrive la prof.ssa Ferraloro: “L’idea di una ricognizione sui luoghi del Gattopardo ha in me radici profonde. Malgrado l’importanza, nel dibattito contemporaneo, del grande tema della spazialità questo lavoro su Giuseppe Tomasi di Lampedusa non nasce dal semplice bisogno di aderire a una linea di ricerca che ha ormai acquisito un credito crescente tra gli studiosi – anche se vi trae strumenti e spunti. Il perno invisibile sul quale ruotano le pagine di questi saggi è un altro. Trova il suo terreno più fertile in una motivazione decisamente intima, personale. Ho vissuto sino a vent’anni a Ficarra. Sono cresciuta ascoltando le favolose vicissitudini dei baroni Lucio, Casimiro e Agata Giovanna Piccolo di Calanovella. Gli aneddoti, anche feroci – penso a Giuseppe, il figlio perduto di Lucio, e alla sua esistenza segnata sin dal concepimento dal dolore –, che riguardavano le loro vite straordinarie e misteriose, consumate al riparo da sguardi indiscreti nella prigione dorata di villa Vina. Sono cresciuta, soprattutto, assieme alle storie che gli adulti di allora intrecciavano, come un “cunto” antico, sul soggiorno ficarrese di Lampedusa e sul suo celebre romanzo, nel quale si dicevano sicuri che fossero confluiti episodi e persone del paese”.

Con una scrittura efficace e coinvolgente al tempo stesso, l’autrice inserisce questa nota intima nel quadro di un’accurata operazione metodologica che prende spunto da Michail Bachtin, con il suo "Estetica e romanzo". Ovvero, l'intuizione del cronotopo, una categoria che lo studioso russo ha introdotto in letteratura per indicare l’interdipendenza reciproca fra i vettori temporali e spaziali all’interno di un’opera. Un’intuizione che spiega l’analisi della scrittura di Tomasi di Lampedusa – oltre al Gattopardo, le Lezioni, i Racconti e gli epistolari – in rapporto ai luoghi e agli spazi vissuti e trasfigurati nell’opera letteraria.

“Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo” è un saggio “pieno di novità e dalla bibliografia importante”, come sottolinea Gioacchino Lanza Tomasi, un percorso di ricerca interdisciplinare sull’universo tomasiano, sulla genesi dei personaggi e dei luoghi significativi presenti nel romanzo reso celebre dal film di Visconti. Ma è anche un saggio dotato di rigore, capacità interpretativa, scrupolosità scientifica e passione nel ricostruire non solo la vicenda, passata inosservata, ma il mondo culturale ricco e complesso di uno scrittore atipico, che diverrà celebre dopo la sua morte.


A.D.P.

Locandina evento


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