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LA PROTESTA E L'AMORE. CONVERSAZIONI IN MUSICA CON LUCA BONAFFINI

Luca Bonaffini, trent’anni di musica e parole. Al Teatro Ariston di Mantova il concerto-racconto del cantautore italiano che, in quell’occasione, presenterà, insieme a Dario Bellini, il libro/cd a lui dedicato dallo scrittore siciliano Mario Bonanno.


Luca Bonaffini

Giovedì 3 dicembre, alle 21, il Teatro Ariston di Mantova ospiterà l'artista Luca Bonaffini. La serata, ad ingresso gratuito, sarà "guidata" da Dario Bellini, della Casa Editrice Gilgamesh, che presenterà il libro di Mario Bonanno "La protesta e l'amore. Conversazioni con Luca Bonaffini". Un racconto durato trent'anni con "musica, parole, qualche ricordo ma niente autocelebrazioni", giura il cantautore mantovano. Solo un modo per salutare il suo trentennio a venire, già in trincea con nuovi progetti. L'evento è organizzato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Mantova, in collaborazione con LS Studio di Mantova e C7 Comunicazione.


La pubblicazione, un libro intervista di 200 pagine, contiene anche la ristampa del cd "Il Ponte dei Maniscalchi", master originale e la prefazione di Claudio Lolli, icona della canzone politica anni ’70 che nell'album canta insieme a Bonaffini il brano "La protesta e l'amore". Ed ecco Luca Bonaffini, chitarra in mano e da solo sul palco come ai tempi della scuola, in proiezioni di video "d'epoca" che lo ritraggono agli esordi, in veste di sognatore armato di canzoni. Un cantautore in stile "vecchia maniera" che, pieno di speranze e timori, bussava alle case discografiche. Poi, la tivù. E il successo, come autore, grazie all'incontro con Pierangelo Bertoli. La firma di Bonaffini, infatti, si trova anche in alcuni degli album più popolari di Bertoli (in almeno sei Long Playing). Ballate di spessore come “Chiama piano”, “Oracoli”, “Dal vero” e “Fantasmi” (tra le altre) sono state scritte dall’artista sassolese negli anni ’90 insieme a Luca che, in realtà, è sempre stato vicino alla cosiddetta scuola emiliana. Non a caso Bertoli, con la complicità di Caterina Caselli, lo produce nel 1993 – in coppia con il modenese Ermanno Zanfi – nell’album "Blez", reso noto dal ritornello antibellico del singolo “La quinta stagione”. Creano un genere che mescola le radici del Po a quelle del Mississippi. Nasce una sorta di folk rock nostrano fatto di chitarre blues e fisarmoniche da balera che non lascia grandi impronte se non tra i bertoliani più accaniti.

Luca Bonaffini è sicuramente un cantautore “anomalo”; se non per le canzoni, senza dubbio per il percorso che ha fatto. Qualcuno l’ha definita, la sua, una prova di resistenza. Il mercato discografico l’ha visto passare, molti anni fa, e finire chissà dove, quasi smarrendone le tracce. Poi, come per incanto, dal nulla, eccolo riaffiorare di tanto in tanto con progetti inconsueti e “dischi” d'autore (perché a lui piace ancora chiamarli così). Riappare in veste di rock’n roller (a fianco del chitarrista storico di Franco Battiato, Gianni Mocchetti) e poi con una serie di cd (se non impegnati, impegnativi) che trattano argomenti come la storia dell’arte e le apocalissi scampate del Novecento. E con il nuovo millennio arrivano le collaborazioni prestigiose con Flavio Oreglio, Dario Gay, Enrico Ruggeri, in veste di autore e regista. Fino al 2013, anno del debutto ufficiale come scrittore con “La notte in cui spuntò la luna dal monte”, romanzo biografico dedicato alla creazione della canzone che rese popolare in televisione il collega e maestro Pierangelo Bertoli. E come per destino, Luca ritorna in Emilia a raccontarlo e a raccontarsi prima insieme al figlio Alberto Bertoli, poi a Marco Dieci. Ed è così che Luca Bonaffini diventa il ponte metaforico tra Mantova e Modena, luoghi d’arte, letteratura, filosofia e musica d’autore, dove la protesta e l’amore si continuano a raccontare.

Di seguito pubblichiamo il video tratto dal concerto di Pierangelo Bertoli e Luca Bonaffini al Teatro Carani di Sassuolo, il 29 aprile 1991.

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