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LAURA ANTONELLI: "ERO RICCA E FAMOSA, MA VUOTA DENTRO"

Addio a Laura Antonelli, icona del cinema erotico degli anni '70 e '80, morta nella sua casa a Ladispoli, vicino Roma. A novembre avrebbe compiuto 74 anni.



"Forse non ero tagliata per fare l'attrice. Non ero preparata ad affrontare quella carriera, il successo, la popolarità, quell'ambiente, con le illusioni e le delusioni. Sono sempre stata una persona semplice, timida".
Una esistenza tormentata quella della diva che pare stesse scrivendo un libro sulla sua vita. Quella vita che, dopo i fasti e i clamori della celebrità, aveva deciso di trascorrere in solitudine. Oltre al fratello Claudio, che vive in Canada, e al parroco don Alberto Mazzola, che celebrerà i funerali nella Chiesa di Santa Maria del Rosario a Ladispoli dove l'attrice verrà sepolta senza che venga allestita la camera ardente per sua espressa volontà, gli unici amici che davvero reputava tali erano Lino Banfi e Claudia Koll che ha voluto venissero avvisati "in caso di malore", secondo quanto scritto di suo pugno in un biglietto. Il sindaco di Ladispoli, Crescenzo Paliotta annuncia che "è intenzione dell'amministrazione comunale intitolare un luogo di cultura alla memoria" dell'attrice.

"Una grande fragilità e un'altrettanto grande bontà. La sua morte mi rattrista enormemente e mi fa restare con l'angoscia di non averla aiutata abbastanza. Un'attrice così bella e brava non doveva finire così", racconta all'Ansa l'attore Lino Banfi commosso per la scomparsa della Antonelli che era stata sua collega nei film e che aveva incontrato qualche anno fa trovandola in grande stato d'indigenza.

Il 3 giugno 2010, dalle pagine del 'Corriere della Sera', Lino Banfi lanciava un appello a Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, e al ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, in cui chiedeva aiuto per  Laura Antonelli, che attraversava dei momenti di grave difficoltà. Bondi rispose positivamente alla richiesta di Banfi, con l'auspicio di potere applicare la legge Bacchelli, e garantire all'attrice un fondo necessario al suo sostentamento. Ma la Antonelli decise di non voler ricevere alcun vitalizio dicendo: "Dimenticatemi! La vita terrena non mi interessa più".

Tra i suoi film il "Merlo maschio" (1970) di Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca, famosa la scena in cui l'attrice suona nuda il violoncello durante la rappresentazione dell''Aida. "Era una bella creatura, era molto femminile. - dichiara Lando Buzzanca in una intervista a Adnkronos - Non è riuscita a gestirsi al meglio e si è fatta circondare da gente incredibile e piena di droga"

E ancora "Sessomatto" (1973) di Dino Risi; "Mio Dio come sono caduta in basso" (1974) di Luigi Comencini; "Divina creatura" (1975) di Giuseppe Patroni Griffi; "Le malizie di Venere" (1975) di Massimo Dallamano; "L'innocente" (1976) di Luchino Visconti accanto a Giancarlo Giannini. Con l'attore Jean-Paul Belmondo, che ha condiviso buona parte della sua vita,  ha recitato in "Trappola per un lupo" (1972) di Claude Chabrol. Di lei Belmondo diceva che era "una compagna adorabile, dallo charme eccezionale"

Ma è con "Malizia" di Salvatore Samperi, film del 1973 campione d'incassi al cinema, che la Antonelli nel ruolo della cameriera maliziosa viene consacrata definitivamente icona sexi ed entra nell'immaginario erotico degli italiani. Il film le valse un Nastro d'Argento come miglior attrice protagonista e un Globo d'Oro come miglior attrice rivelazione. Accanto a lei il giovanissimo attore Alessandro Momo che morirà poco tempo dopo per un incidente in moto. 

Nel 1991, a distanza di quasi vent'anni, Samperi decise di girarne un sequel dal titolo "Malizia 2000" che si rivelò un fallimento e fu giudicato "patetico e imbarazzante". Per il film la Antonelli si sottopose alle cure di un chirurgo estetico che le praticò delle iniezioni di collagene al viso provocandole, secondo l'attrice, delle reazioni allergiche che le deturparono i lineamenti. Laura Antonelli fece causa sia al chirurgo sia al produttore e al regista del film ed ebbe inizio un lungo processo civile che si concluse con l'assoluzione dei tre. 

Sempre nel '91, nella sua villa di Cerveteri venne trovato un quantitativo di 36 grammi di cocaina e la Antonelli venne arrestata e condannata per traffico di sostanze stupefacenti. Tutto questo provocò, nella già fragile psiche dell'attrice un tracollo che la portò ad essere ricoverata nel centro d'igiene mentale di Civitavecchia. A questo punto i legali della Antonelli chiesero un risarcimento di 108mila euro, più gli interessi, per i danni di salute e di immagine, che le venne riconosciuto nel 2006. 

"Vivo con quanto mi basta, il tempo del lusso è finito per sempre. Non mi servono più ville, panfili e bella vita".
Da una decina d'anni l'attrice si era ritirata a Ladispoli e viveva in solitudine. Unica eccezione qualche vicina e la sua badante che l'ha trovata morta nella sua casa vicino al mare della dimenticanza.


Antonella Di Pietro


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