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ORRORE A MESSINA: UNA CAVALLA MUORE DOPO ESSERE STATA VIOLENTATA DA UN UOMO

Sevizie e abusi sessuali ai danni di una cavalla incinta, fino a provocarle un aborto e a portarla alla morte. Di questi gravissimi reati è accusato uno stalliere, nato in Marocco e residente a Messina, contro il quale la Lav oggi è stata riconosciuta parte civile nel corso della prima udienza del processo che vede B. S., classe 1983, imputato.



Il Pubblico Ministero Liliana Todaro ha chiesto per l'imputato la citazione diretta a giudizio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Messina, per rispondere dei reati di cui è accusato, in particolare: maltrattamento "perché – si legge nel decreto di citazione a giudizio - in più occasioni, sottoponeva a sevizie una cavalla consumando rapporti sessuali con l’animale. In particolare, abusava sessualmente della cavalla, in stato di gravidanza, con il proprio organo genitale e con altri attrezzi impropri, determinando atroci sofferenze a cui è seguito il distacco della placenta, l’aborto e, infine, la morte" e danneggiamento "per avere, mediante la condotta descritta, irrimediabilmente reso inservibile la cavalla-fattrice di nome Tafna".

Si tratta di "una vicenda di inaudita gravità ed efferata violenza - afferma la Lav - con epilogo mortale. Ad inchiodare il colpevole - rivela l’associazione animalista - le sequenze video di alcune telecamere interne che avrebbero ripreso gli abusi sessuali: per il colpevole chiediamo il massimo della pena, sebbene nulla potrà riparare alle sofferenze e alla morte inflitte con tale sadismo".

“I crimini sessuali a danno di animali sono una piaga ancora sommersa - afferma Ciro Troiano, criminologo e Resp. LAV Osservatorio Zoomafia, autore del dossier "Crimini sessuali contro gli animali" - La zooerastia è un disturbo sessuale caratterizzato dall’eccitazione erotica o dalla fantasia di avere rapporti sessuali con animali, o dal praticare attività sessuali con gli stessi in modo non occasionale. E’ considerata una psicopatologia solo se è compulsiva e se è suscettibile di procurare danni seri al funzionamento psicologico dell’individuo. Ogni abuso su animali di natura sessuale integra il reato di maltrattamento. Siamo convinti però – conclude Troiano - che, vista la complessità del fenomeno, sia necessaria un’articolata rivisitazione della questione anche sotto il profilo della tutela penale e una giusta collocazione del precetto in seno al Codice penale prevedendo apposite disposizioni punite con la reclusione e la multa”.


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