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ACCORINTI AFFERMA: "MESSINA CROCEVIA DI MAFIA"

E' vuota la sedia del pm Nino Di Matteo al centro congressi di Torino durante l'evento organizzato dal Movimento Agende Rosse in collaborazione con il Fatto Quotidiano dal titolo ''La lotta alla mafia... un movimento culturale e morale'' moderato da Carmen Duca. 



La sua assenza è dovuta a motivi di sicurezza (lo stato non sa proteggere i suoi uomini migliori) che non gli hanno permesso di raggiungere le numerose persone che lo attendevano in sala. “Tutti ricordano l'ultimo discorso di Paolo alla biblioteca comunale” rammenta Salvatore Borsellino quando disse che un Giuda aveva tradito Falcone” all'interno di quel CSM ritenuto da Paolo colpevole della morte del suo amico fraterno. “Ma” prosegue Salvatore “durante l'ultima cena c'era un Giuda e 11 apostoli, oggi le cose si sono invertite e quell'organo che dovrebbe essere l'organo di controllo della magistratura sembra contare 11 giuda e un solo apostolo”. Dopo la ennesima bocciatura del CSM alla candidatura per la DNA recapitata al magistrato più famoso al mondo che sembra ricalcare il cammino di Falcone, gli animi di coloro che si stringono attorno alle sorti del magistrato sono sempre più caldi. 

“Mattarella dovrebbe intervenire pesantemente sul CSM” tuona Salvatore “per distanziarsi da quelle che sono state le scandalose mosse garanti di una trattativa tra mafia e stato dirette dal suo predecessore”, “dovrebbe intervenire dando a Nino il posto che gli spetta di diritto” prosegue il fratello del giudice Borsellino con quella rabbia che scuote le coscienze. “Troppe stragi sono avvenute ed è come se non fossero mai accadute visto che non sono mai stati trovati dei colpevoli” grida Salvatore mentre la voce gli si incrina in gola. “Allora mio fratello non esiste! Come possiamo vivere in un mondo dove non c'è giustizia e speranza?” Domanda al pubblico con una disperazione che trapassa l'anima. “Ma non smetteremo di combattere! Dobbiamo ricacciare dentro le lacrime e tirare fuori la rabbia gridando Resistenza!”. L'urlo di Salvatore impietrisce il cuore e lo sguardo umido delle numerose persone che hanno riempito la sala. Circa 800. E di quelle collegate in streaming. Si sono contati oltre 700 collegamenti. 

“Ci deve contraddistinguere la gioia di lottare contro le ingiustizie altrimenti chi siamo?” sostiene Renato Accorinti, sindaco di Messina, docente e tecnico della Federazione Italiana di Atletica Leggera, politico, attivista, pacifista,  attivo nella difesa dei diritti civili, dell’ambiente e nella lotta alle mafie. “Pensiamo solo ai nostri figli, alla nostra casa, al nostro cane” continua Accorinti soffermandosi sull'importanza di essere parte attiva della comunità civile, esortando a non chiudersi egoisticamente all'interno della famiglia ma divenire esempio per i giovani nella denuncia e nelle attività di sostegno sociale. “Il comune di Messina ha dato la cittadinanza onoraria a Nino Di Matteo” comunica il sindaco esortando il pubblico a chiedere che dopo Modena e Messina tante altre città italiane possano seguire il medesimo esempio. Accorinti prosegue raccontando alcune vicende che lo hanno visto protagonista durante la sua esperienza da attivista antimafia nella zona calda della sua provincia “Messina crocevia tra la mafia messinese e quella calabrese, quella catanese di Nitto Santapaola e quella di Barcellona che è quella più sanguinaria, e con massonerie a quantità industriali” dobbiamo entrare nella consapevolezza, dice Accorinti, che si può lasciare il segno per sempre così come hanno fatto i nostri martiri della giustizia ricordando che il Comune appartiene al popolo e per questo è importante lottare perchè all'interno delle istituzioni le cose possano cambiare. 

Benvenute tutte le idee che possano creare coscienza come quella del film sulla trattativa realizzato da Sabina Guzzanti, un film divenuto itinerante grazie all'impegno di tanti cittadini della vera Italia. “Noi tendiamo ad assumere le strategie del nostro nemico facendole nostre” sostiene la Guzzanti “per me è stato un trauma vedere come il nostro paese sia cambiato. Quello che è successo in quegli anni ('92, '93, ndr) ha fatto sì che ci fosse un'Italia prima e un'Italia dopo la trattativa. Ed infatti oggi ci ritroviamo tutta un'altra Italia dal punto di vista politico, con una classe politica completamente diversa, dove le istituzioni sono state svuotate dai loro valori e dal loro significato, dove è cambiata la cultura, la televisione, l'informazione, il rapporto con la politica, la testa dei cittadini”. Una cultura televisiva devastante entrata capillarmente nelle case di tutti gli italiani in 20 anni di storia modificando la morfologia del nostro paese fin nella profondità delle sue radici. 

“Ma perchè Nino Di Matteo è diventato così importante?” domanda il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio appena giunto da Roma. “Non perchè qualcuno di noi ha deciso di idolatrarlo ma perchè qualcuno degli altri ha deciso di combatterlo” riferisce alla platea. “Forse bisognerebbe domandarsi per quale motivo Riina cita proprio lui” continua il direttore “per quale motivo tanti pentiti, tra gli ultimi Galatolo e D'Amico dei quali sono stati depositati proprio ieri i nuovi verbali, stanno parlando, per quale motivo si continuano a progettare attentati di ogni genere con cecchini, esplosioni, con tutte le armi e le tecniche di attentato che si riescono ad immaginare, sempre su di lui. E perchè questo che è il nemico numero uno di Cosa Nostra è anche il nemico numero uno dello stato, del consiglio superiore della magistratuta che proprio l'altro giorno in commisione gli ha preferito tre magistrati sconosciuti (nel senso di privi dei titoli e dell'anzianità che ha lui) per un posto di sostituto procuratore nazionale antimafia? Per quale motivo il consiglio superiore qualche mese fa ha deciso di mandare a Palermo il meno titolato fra i candidati a capo della procura proprio perchè era considerato il più lontano dal modo di pensare e di lavorare di Nino Di Matteo? Perchè lui è diventato pietra di scandalo e allo stesso tempo pietra di paragone negativa per decidere che cosa fare ma soprattutto che cosa non fare? Penso che sia per le cose che non ha ancora scoperto ma che chi le conosce tema possa scoprire”. Travaglio spiega che Di Matteo si trova in una posizione tale da poter proseguire nella coordinazione dell'accusa al processo sulla trattativa fra lo stato e la mafia. Una posizione che gli consente di proseguire a raccogliere nuovo materiale, di continuare a disporre indagini, di continuare a fare interrogatori, di continuare a ricevere confessioni e rivelazioni di collaboratori di giustizia, che può quindi continuare a fare domande e portare avanti le indagini sulla trattativa. “Probabilmente quella che oggi chiamiamo la trattativa” prosegue Travaglio “quando avremmo il quadro completo alla fine forse dovremo cambiarle il nome perchè scopriremo che queste due entità non erano affatto separate tra di loro, che non si stavano combattendo e che quindi non hanno avuto nessun bisogno di sedersi ad un tavolo per chiudere le ostilità ma erano due entità intrecciate che collaboravano tra di loro e che hanno messo insieme un piano che ha perfettamente funzionato dal loro punto di vista e che dal nostro punto di vista ci ha letteralmente rovinati non solo perchè ha ucciso tanta gente ma anche perchè ha letteralmente rovinato un paese”.

In un quadro chiarissimo il direttore del Fatto Quotidiano spinge il pubblico a riflettere e studiare le mosse di chi tesse le trame del potere durante i momenti di passaggio che nel nostro paese si ripete sempre nella medesima forma “in grandi operazioni di trasformismo, di gattopardismo, di maquillage molto ben congegnata”. Oggi ci troviamo in un altro momento di passaggio dove “vediamo che gli uomini i quali hanno dominato la politica e l'economia in questi ultimi venti anni ci stanno lasciando, contano molto meno, sono malridotti si vede che sono al tramonto e quindi altri uomini si affacciano al loro posto ed è interessante vedere come si muovono perchè si muovono sempre nella stessa maniera”. Travaglio si sofferma a raccontare quella che chiama “la più grande operazione di riciclaggio di politica sporca che si sia vista negli ultimi anni” parlando dell'ultimo incontro dei “renziani” in Sicilia considerando che il nuovo presidente del partito democratico in Sicilia Marco Zambuto è stato in passato sindaco di Agrigento con Forza Italia, braccio destro di Cuffaro, braccio destro di Alfano, presente nella giunta Lombardo. Con una rosa di elettori sempre più mortificati, sfiduciati, disperati, umilitati privati della loro dignità disposti a tutto pur di raccattare un qualche ruolo sociale e un pezzettino di pane. Tutto cambia quindi ma in realtà tutto resta uguale. “Il caso Di Matteo è una cartina tornasole” riflette in conclusione Travaglio “perchè cambiano i presidenti della Republica, cambiano i Csm, cambiano i procuratori di Palermo, cambiano i presidenti del consiglio e nello stesso tempo sono cambiati i capi della mafia. Ma è possibile che Di Matteo sia ancora il nemico pubblico numero uno dello stato e della mafia?”.


Silvia Cordella (AMDuemila)


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