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GENOVESE: DA MESSINA A MONTECARLO CON ALTRI DIECIMILIONI DI EURO

Il deputato nazionale del Pd, Francantonio Genovese, tornato in carcere lo scorso 15 gennaio, nell’ambito dell’inchiesta “Corsi d’Oro” sulla formazione professionale in Sicilia, può reiterare il reato di frode fiscale secondo le Procure di Messina e di Milano che ipotizzano per il politico anche l'accusa di riciclaggio internazionale dopo gli accertamenti su conti in Svizzera. Una vicenda che per il legale di Genovese è in via di definizione.



Per l'Agenzia delle Entrate "gli strumenti finanziari finalizzati a occultare capitali all’estero sarebbero stati commercializzati in Italia da dipendenti di società del gruppo Credit Suisse, ovvero da soggetti terzi esterni", attraverso due canali: la vendita delle polizze "da parte della casa madre Cslp che ha sede in Liechtenstein",e la "vendita da parte della Credit Suisse Life con sede nelle isole Bermuda". "Le disponibilità estere dei clienti sono state impiegate in differenti attività d’investimento finanziario localizzate in un Paese a fiscalità privilegiata (Svizzera), mediante la corresponsione di un 'premio' per la sottoscrizione di un prodotto finanziario denominato Life Portfolio International che solo formalmente ha natura assicurativa". Perchè, in realtà, la sottoscrizione "era finalizzata ad occultare all’erario ingenti disponibilità finanziarie, con garanzie dell’anonimato grazie all’interposizione della compagnia assicurativa con sede nelle Bermuda o nel Lichtenstein, che l’avrebbe gestito attraverso depositi collocati presso istituti di credito elvetici". 

Fra i 351 nomi di clienti indiziati per frode fiscale c'è anche l'On. Francantonio Genovese, accusato di peculato, truffa, falso in bilancio nell'ambito dell'inchiesta "Corsi d'Oro". Secondo l'Agenzia delle Entrate evadevano il Fisco italiano attraverso il sistema di polizze assicurative della succursale italiana di una società del gruppo Credit Suisse, banca con sede a Zurigo

Come scrive il Corriere della Sera "Genovese è di nuovo in carcere per decisione della Cassazione, e i suoi legali vorrebbero farlo tornare almeno ai domiciliari. Per motivare le esigenze cautelari, la Procura ha rivelato questa parte di una nuova indagine per riciclaggio, avviata a carico del deputato e di sua moglie, basata proprio sulla scoperta dei soldi all’estero".

Nell’udienza di ieri, infatti, davanti ai giudici del Tribunale della Libertà, si sarebbe dovuta discutere l’istanza di scarcerazione di Francantonio Genovese avanzata dal suo legale Nino Favazzo, e quindi il ripristino dei domiciliari, ma il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ed il sostituto della DDA Fabrizio Monaco hanno prodotto nuovi documenti fra cui l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrare riguardanti i 16 milioni di euro e 377.000 euro nel solo 2005 appartenenti a Genovese e scoperti in un conto del Credit Suisse. A questi si aggiungono 10 milioni di euro movimentati a partire dal 2013 su un conto corrente di Montecarlo. 

"L’attività di riciclaggio internazionale da parte del Genovese risulta ipotizzabile anche alla luce di taluni fatti emersi in occasione di viaggi all’estero da costui effettuati", hanno scritto nella richiesta di assistenza giudiziaria il procuratore aggiunto Ardita e i sostituti Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti. In particolare, nel luglio 2004 - quando era consigliere regionale in attesa di diventare sindaco di Messina, già entrato nella direzione della Margherita nella lunga transumanza che l’ha portato dalla Dc al Pd passando da Cdu, Udr e Ppi - fu fermato alla frontiera svizzera con tre assegni, senza data, di importo consistente". 

Nella rogatoria avviata dai magistrati di Messina, che ora è a disposizione degli avvocati difensori, si legge che "fondi di importo consistente, per l’ammontare complessivo di 10 milioni di euro, sono stati trasferiti su un conto esistente presso un intermediario monegasco e intestato alla società panamense Palmarich Investments S.A., riconducibile a Genovese Francantonio e a sua moglie, Schirò Chiara. Allo scopo di ostacolare l’identificazione della probabile provenienza delittuosa del denaro Genovese e Schirò avrebbero giustificato questi accrediti affermando trattarsi di fondi provenienti da una eredità a seguito della morte del padre, Luigi Genovese". Ma Genovese senior, senatore dal 1972 al 1994, "da accertamenti compiuti risulta tuttora in vita".

Inoltre, sul Corriere del Mezzogiorno si legge che "a fine febbraio 2013, Genovese, eletto deputato per la seconda volta, venne controllato dalla Guardia di Finanza, a Chiasso mentre rientrava in Italia dalla Svizzera, con 5.500 euro in contanti".

Ma il legale di Francantonio Genovese, avv. Nino Favazzo risponde così alle accuse: "Il mio assistito saprà spiegare la provenienza dei soldi arrivati a Monaco che non sono altro che quelli segnalati dall'Agenzia dell'Entrate per cui si sta già definendo ogni cosa". 

Genovese comparirà davanti ai giudici della Prima Sez. Penale del Tribunale di Messina, mercoledì 25 febbraio nel processo relativo alla prima tranche dell'inchiesta “Corsi d'Oro” che vede imputato, fra gli altri, anche il deputato regionale del Pd all'Ars, Franco Rinaldi, cognato di Francantonio Genovese. 




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