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NELL’OFFICINA LINGUISTICA DI UN ROMANZIERE CONTEMPORANEO: GUGLIELMO PISPISA

Martedì 18 novembre, all'Università di Messina, dibattito su  “Voi non siete qui”. Il prof. Fabio Rossi dialogherà con l'autore Guglielmo Pispisa. 


Guglielmo Pispisa

Quarantatre anni, cinque romanzi a propria firma, tre in collettivo (di cui uno ancora inedito), capacità di trattare molti punti sensibili della vita di un uomo, il lavoro, la malattia, la morte, l'amore, il tradimento, l'illusione di esistere. E uno stile che trova corde particolarmente efficaci.

Non a caso non accenna a diminuire l’interesse per lo scrittore messinese Guglielmo Pispisa e il suo ultimo libro, “Voi non siete qui” (Il Saggiatore, 2014), che saranno al centro dell’incontro “Nell’officina linguistica di un romanziere contemporaneo” in calendario per martedì 18 novembre, alle ore 15:00, nella sala mostre del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina. Un dialogo su temi di lingua e stile tra il prof. Fabio Rossi e l’autore che conclude il corso di Metodologia della ricerca linguistica italiana, offrendo al romanzo un’ulteriore occasione di analisi e approfondimento.

E se per l'autore “è presto per un bilancio sul romanzo, che è uscito da troppo poco tempo”, esattamente il 4 settembre di quest’anno, resta “l'impressione che, rispetto ai precedenti, questo abbia suscitato un interesse maggiore, un coinvolgimento più diretto. Per motivi banali, forse. Ho trattato di più l'ordinarietà della vita, il lavoro ai tempi della crisi, le frustrazioni professionali, il restare a galla a ogni costo e la deriva morale che può venirne, le difficoltà di un matrimonio e l'anestesia di un sentimento testimoniata nelle piccole cose, nei disagi minimi della quotidianità, nelle piccole liti, nel tradimento. Cose che tutti hanno o potrebbero avere dovuto fronteggiare. Poca epica e più umanità. E poi l'agilità di un romanzo breve, veloce da leggere e dunque magari più adatto ai tempi frammentati della modernità”. 

A ciò si aggiunge anche “il gioco della finta autobiografia che induce nel lettore l'impressione un poco morbosa di leggere una vera invettiva, una vera confessione. Non è bello ma è vero: alla gente piace farsi gli affari degli altri. Mi è stato riferito di un dialogo in libreria tra due persone che pensavano di sapere a chi fosse in realtà ispirato il personaggio di Deirdre (che invece è del tutto immaginario)”.

La conclusione? “Ho sempre detto quello che volevo dire, quello che mi andava di dire – dice Pispisa – e ho trovato chi ha investito dei soldi per permettermi di dirlo. Poteva andare meglio a livello di successo di pubblico, potevo vendere milioni di copie, potevo andare da Fazio, fare lo scrittore in tv, che poi è quello cui molti aspirano in un paese in cui di leggere frega a ben pochi. Ma poteva andare molto peggio, sì poteva andare molto peggio. Sono soddisfatto, forse un poco stanco”.



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