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IN FONDO AL VIALE L'ULTIMO SALUTO A SALVATORE TRIMARCHI

Si è spento, qualche giorno fa, un altro artista dello Stretto che molti ricorderanno per la sua stupenda canzone "In fondo al viale" scritta per il gruppo messinese Gens: Salvatore Trimarchi. A lui va oggi il nostro ricordo attraverso le parole dell'amico editore Armando Siciliano che pubblicò l'omonimo libro, dedicato al cantautore monfortese.



"Io l'ho incontrato un mesetto fa, - ci racconta commosso Armando Siciliano parlando di Salvatore Trimarchi - è arrivato al luogo dell'appuntamento con una lambretta e mi ha chiesto: 'Ma non hai saputo che ho avuto un infarto? ... Ora mi sono ripreso, ma devo controllarmi ... ma voglio riprendere la mia attività ... mi sto riorganizzando ...', e sprizzava da tutti i pori la sua voglia di andare avanti ...! Ha chiuso Irrera, ha chiuso Billè, se ne vanno via a poco a poco tutti coloro che hanno continuato a credere e a scommettere su questa città", conclude amaramente l'editore Siciliano.


Molti pensano, erroneamente, che Billè fosse il mitico bar "in fondo al viale, in quel caffè, dove la gente, che non sa cosa fare...". Un ritrovo storico nel salotto "buono" della città di Messina, in fondo al Viale San Martino, che ha chiuso i battenti per l'ennesima volta qualche mese fa, poco prima della scomparsa del "nostro" Salvatore Trimarchi che, dopo un periodo passato fuori dalla Sicilia, ha varcato lo Stretto per tornare nella sua terra. Invece, altre fonti riportano il Bar Progresso che si trova oltre il viale, quasi vicino alla Cortina del Porto. In realtà il bar di cui si parla nella canzone "In fondo al viale", presentata al Cantagiro del 1969 dai Gens, che l'ha reso immortale è l'Irrera che aveva anche dei tavolini a Piazza Cairoli dove sono passate tante celebrità, come l'attrice Claudia Cardinale, che vediamo giovanissima nella foto sopra gentilmente donataci da Armando Siciliano. 
Salvatore Trimarchi

I funerali di Salvatore Trimarchi saranno celebrati domani 3 novembre, alle ore 15:30, nella Chiesa Madre di Monforte S. Giorgio, luogo che gli ha dato i natali e che ha indetto il lutto cittadino per commemorare il grande cantautore. Nella sua pagina Facebook si legge: "Lui vivrà nel ricordo delle migliaia di persone incontrate, abbracciate dal suo sorriso contagioso, portate a due metri da terra dalla sua voce, le sue parole, le sue note, la sua forza vitale. Era un poeta, un libertario, un puro. Un uomo profondamente buono, divertente, corroborante. Una creatura straordinaria. Vita e arte per lui sono state un tutt'uno, e l'impareggiabile patrimonio in parte inedito di produzioni che ci ha lasciato ci rende grati che abbia attraversato il nostro cammino... Dopo la liturgia, chi vorrà, potrà prendere la parola ed esprimere in poche battute quel che desidera condividere su di lui, uomo maestoso, generoso, carismatico, geniale, e vitale".


Copertina
Nell'introduzione al libro "In fondo al viale", sottotitolo "Sui passi di un cantautore siciliano" edito da Armando Siciliano e scritto da Rosanna Gangemi e Filippo Briguglio, riportiamo l'introduzione scritta da quest'ultimo per onorarne degnamente la memoria.

Salvatore Trimarchi, un cantautore che veleggia tranquillo nel mare delle sue melodie, amate dagli “anta” e, al contempo, continuamente riscoperte dalle nuove generazioni. Inter­prete prodigioso, paroliere prolifico, già autore di quella che può essere considerata l’emblema della canzone messinese: quella “In fondo al viale”, incisa dai Gens nel 1969 (250.000 copie di dischi vendute in tutto il terri­torio nazionale) e rimasta sulle labbra e nella mente di tutti coloro che, allora, l’hanno vissuta anche con l’orgoglio della canzone che parlava di Messina. Un bra­no con cui ciascuno poteva identificarsi poiché, scorrendo le parole del testo, si riusciva a vedere quel tratto del “viale” che, da sud verso il centro, porta­va al famoso Ritrovo Irrera di Piazza Cairoli. Quel motivo di “In fondo al viale” rimane ancora oggi, nell’immaginario dei messinesi come uno dei più incisivi ritratti di città in musica, nato mentre l’Autore, aspettava l’unico autobus che girava di notte per le strade della città. Ma non si può parlare di Lui senza ripercorrere a ritroso, anche per un solo attimo, la Messina, e quindi, tutta l’Italia di quegli anni: quelli del boom, della contestazione, ma anche della speranza. Un fremito generazionale sfiora l’epidermide di coloro che sono cresciuti in quel periodo, quando, ai fermenti ideologici si miscelavano i ro­mantici balli della mattonella. Sulle ali di un dolce amarcord, corrono sul filo della memoria i ricordi di una città che le giovani generazioni non hanno, sfortunatamente, conosciuto. L’anima di Messina, nastro sinuoso che si snoda tra il mare e le colline, era costituita allora come oggi dal Viale San Martino e da Piazza Cairoli, allora gremiti di gente sino a tarda notte. Molti erano reduci di una lunga “vasca” (così si chiamava la parte di passeggio tra Piazza Cai­roli e l’incrocio di via Santa Cecilia e/o viceversa); sosta d’obbligo era il Ritrovo Irrera, il miglior salotto di una città orgogliosa. Il locale più in, complice d’innumerevoli appuntamenti, raffinato e al contempo austero e vivace. Caratteristico l’imponente bancone adorno delle opere in ceramica dello scultore Mazzullo con quell’esercito d’inappuntabili camerieri che si destreggiavano fieri ed eleganti tra i tavolini affollati a tutte le ore. C’erano anche le signore che sfoggiavano i loro gioielli e le loro acconcia­ture fresche di parrucchiere e, a braccetto con i mariti, passeggiavano ascoltando un piacevole sottofondo musicale proveniente dai jukebox, mentre lo strillone dello storico quotidiano L‘Ora, all’angolo dell’antico chiosco di limonate, annunciava i titoli di prima pagina. C’erano i giovani, seduti ai tavolini, che golosamente sorbivano il ge­lato alla fiamma o “lo spongato” al caffè e gianduia o la banana split; c’era­no i giornalisti, a caccia più di divi che di notizie e non mancavano gli abituali frequentatori dei teatri, agghindati con abiti di gran gala, di ritorno dal Sa­voia o dal Peloro (teatri che oggi non esistono più), com’è stato ben raccontato dall’articolista del Giornale di Sicilia in un ampio servizio ap­parso il 19 marzo 2000, che titolava: “Viale San Martino come Via Veneto, quando i divi del cinema erano di casa”. Vale a dire, quando l’Irrera ave­va av­ven­tori di passaggio del calibro di Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Sil­vana Mangano, Mina, Claudia Cardinale, Abbe Lane, Renato Rascel, Gianni Mo­randi ... Ed ecco che, scorrendo tutto questo, si ritrova Sal­vatore Tri­marchi, ricordato con entusiasmo da Giuseppe Perdichizzi, uno dei barman dello storico locale, che spiega con orgoglio che al mitico ritrovo è stata dedicata una canzone, “In fondo al viale”, e ne accenna prontamen­te il motivetto ….

Ma Salvatore Trimarchi non è stato solo l'autore di "In fondo al viale" ed è giusto ricordarlo anche per gli altri suoi lavori che potete trovare nel suo sito ufficiale cliccando qui.

Ciao Salvo!



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