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BAGARRE IN SENATO SU JOBS ACT E ART.18. VOLANO LIBRI CONTRO GRASSO

Jobs act e Art.18: Governo pone questione fiducia. Bagarre in Aula del Senato, lancio di libri contro Grasso. 165 "si", 111 "no" e 2 astenuti. 


Il maxiemendamento del governo interamente sostitutivo della legge delega sulla riforma del lavoro, sul quale il governo ha posto la fiducia, ottiene il via libera del Senato con 165 "si", 111 "no" e 2 astenuti. Le proteste delle opposizioni non fermano il provvedimento, ma riescono a impedire che il voto avvenga in contemporanea con il vertice europeo che Matteo Renzi presiede a Milano. I senatori della minoranza del Pd annunciano battaglia alla Camera per modificare il testo.

"I margini di maggioranza al Senato sono esigui e non ho intenzione di causare una crisi politica". Perciò "voterò la fiducia, ma subito dopo prenderò atto dell'impossibilità di seguire le mie idee e mi dimetterò da senatore". Così Walter Tocci sul suo blog. È una scelta di "coscienza, senza alcun disegno politico per il futuro".

Jobs act, voto di fiducia in serata, minoranza Pd dice sì. Poletti: Via il reintegro per licenziamenti economici. Bagarre in Senato. Proteste del M5S. Poletti: sarà previsto il reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari particolarmente gravi; dissensi su art.18 non ci fermano. Documento dalla minoranza Pd: fatti passi avanti, ma non basta. Cuperlo: fiducia un errore. Non rifarlo alla Camera.

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha chiesto il voto di fiducia sul Jobs Act. Urla, proteste e un lungo applauso ironico si sono levati dai banchi del M5S in Aula del Senato nel momento in cui il ministro Boschi, ha annunciato la fiducia sul Jobs Act. "Fuori", "a casa" hanno gridato i senatori 5S prima che la seduta fosse sospesa per la riunione dei capigruppo.

Poi di nuovo bagarre nell'Aula del Senato dove il presidente Pietro Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario. Lega e M5S stanno occupando i banchi del governo. Contro Grasso c'è stato anche un lancio di fogli e libri, tra cui il regolamento del Senato.

"Le reazioni di una parte delle opposizioni" al Senato "fanno parte più delle sceneggiate che della politica". Lo ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del vertice di Milano rispondendo ad una domanda sul Jobs Act. "Se tutte le volte che andiamo a presentare riforme in Senato dobbiamo assistere a queste sceneggiate.. Io non sono preoccupato ma è un segno di mancanza di rispetto da chi dà vita a queste sceneggiate", ha detto Renzi. "Abbiamo aspettato 40 anni per le riforme. I nostri senatori potranno aspettare ancora qualche ora, ma porteremo a casa il risultato come ci siamo detti di fare", dice il premier commentando la bagarre in aula al Senato sulla fiducia sul Jobs Act. "Voteremo. Accadrà e accadrà stanotte". "Si può non essere d'accordo ma la correttezza del dialogo parlamentare prevede che si consenta di votare e di verificare se ci sono i numeri", ha aggiunto Renzi parlando dell'ostruzionismo a palazzo Madama sul Jobs Act.

Pronto un documento stilato dalla minoranza Pd sul Jobs Act. Il documento - spiega il senatore Democrat Miguel Gotor - presenta le firme di 26 senatori e 9 deputati, membri della Direzione Pd, e sarà presentato al Senato alle ore 17. "Alcuni dei nostri emendamenti sono stati accolti nel maxiemendamento del Governo, quindi sono stati fatti passi avanti, ma non basta: altri temi importanti sollevati e accolti anche nella direzione Pd non compaiono nel maxiemendamento". Lo afferma Maria Cecilia Guerra presentando un documento di 35 parlamentari della minoranza Pd sul lavoro. "Voteremo la fiducia al Governo" ma il "ricorso alla fiducia interrompe il dibattito parlamentare e rappresenta le difficoltà del Governo nel permettere un confronto in Parlamento della maggioranza": così Guerra.

"Il Governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall'articolo 18", "eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità". Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel discorso sul Jobs act, a proposito del contratto a tutele crescenti ai neoassunti. "Sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie", così ancora Poletti, nel suo intervento depositato al Senato sul Jobs act.

"Noi non ci limitiamo a lamentarci del fatto che ci sono pochi contratti a tempo indeterminato e troppi precari. Noi agiamo per modificare questa situazione", così Poletti nell'intervento sul Jobs act consegnato al Senato.

La prima chiama sul voto di fiducia al ddl delega sul Jobs act inizierà intorno alle 21. E' quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. La discussione generale impegnerà l'Assemblea per due ore mentre le dichiarazioni voto dureranno un'ora e quaranta circa.

Il Presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso si è "congratulato" con Matteo Renzi per il Jobs Act: "una riforma importante che può avere grande impatto sulla competitività dell'economia italiana", ha detto Barroso - secondo quanto si apprende - intervenendo al vertice di Milano.

Sul fronte dell'occupazione si devono "eliminare le barriere" presenti nel mercato del lavoro e l'Italia sta cercando di farlo con il Jobs act: "sta facendo un passo importante da questo punto di vista". Lo ha detto - secondo quanto di è appreso, la cancelliera tedesca Angela Merkel intervenendo alla conferenza sul lavoro di Milano.

Bagarre in aula al Senato all'arrivo del maxiemendamento sul jobs act, sul quale il governo pone la fiducia. Protestano i senatori di M5S.

E' ripresa la seduta dell'Aula del Senato sul Jobs act, sospesa per la protesta del M5s, ma subito è stata aggiornata alle 16. "Visti gli orari, gli interventi di fine seduta li faremo dopo", ha spiegato Roberto Calderoli presiedendo i lavori.

Il presidente del Senato Pietro Grasso, a causa delle proteste del M5S, ha sospeso la seduta dell'Aula del Senato durante l'intervento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sul Jobs act. Sospeso da parte del presidente Grasso il capogruppo M5S Vito Petrocelli. I senatori M5S, incluso il capogruppo Vito Petrocelli espulso dal presidente Grasso stamani, sono usciti dall'Aula del Senato in quanto alle 16 inizierà una nuova seduta. E, secondo quanto si apprende, il provvedimento di espulsione decade. "Ritengo di poter rientrare", spiega Petrocelli.

''Possono contestarci ma la verità vera è che questo paese lo cambiamo''. Lo ha detto il premier Matteo Renzi ad Assago (Milano) rispondendo ad una domanda sulle contestazioni al ministro Poletti al Senato. 'Al Senato porteremo a casa il risultato oggi, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: non molliamo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo l'obiettivo''. 

"L'articolo 18 non è l'alfa e l'omega della nostra riflessione. Io rispetto tutte le considerazioni ma credo siano forse state eccessive in senso positivo e negativo. Si tratta di un argomento rilevante ma meno decisivo". Lo dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti intervenendo in Aula al Senato sul Jobs act.

Urla e proteste da parte del M5S mentre il ministro del Lavoro Giuliano Poletti interviene in Aula sul jobs Act. "Andate a casa" è stato più volte gridato dai senatori 5S contro il ministro che è stato più volte interrotto. Tra i più accesi il capogruppo Vito Petrocelli, richiamato per ben due volte dal presidente Pietro Grasso e Paola Taverna. In piedi, nel corso della protesta 5S, anche tutti i senatori della Lega.

Il presidente del Senato Pietro Grasso ordina l'espulsione del capogruppo di M5S Vito Petrocelli dall'Aula del Senato, ma i parlamentari pentastellati gli si mettono tutti intorno, come una sorta di scudo umano, per impedire che i commessi lo portino fuori. Gli assistenti parlamentari hanno dovuto allontanare i parlamentari 5 stelle uno ad uno mentre alcune senatrici gridavano e protestavano con forza. (Ansa) Leggi qui la bozza del maxi emendamento



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