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SOPHIA LOREN RACCONTA LA FAVOLA DELLA SUA VITA

Alla 67esima edizione del Festival di Cannes l'ultima star italiana, la stupenda attrice Sophia Loren, aveva anticipato ai cronisti che presto avrebbe scritto un libro raccontando tutto quello che era davvero accaduto nella vita. "Tutto? Tutto no perchè non bisogna mai svelare tutto", chiosava la diva. Ed ora esce la sua autobiografia che riprende il titolo di un film del grande Vittorio De Sica "Ieri, Oggi, Domani" interpretato in coppia con l'indimenticabile attore Marcello Mastroianni. 



"La mia vita" è il sottotitolo del libro edito da Rizzoli (pp. 336 + 64 pagine di inserto fotografico a colori) che uscirà nelle librerie il prossimo 10 settembre, dedicato "Ai miei quattro nipotini, il miracolo della mia vita", dove la diva si racconta "senza filtri" alla vigilia dei suoi 80 anni che compirà il 20 settembre. Una sorta di regalo che la Loren dona ai suoi ammiratori che l'hanno seguita nella sua splendida carriera: "Quando racconti la tua vita vorresti dire tutto: diventa un’ossessione. Sono del segno della Vergine, con il mio perfezionismo annoio pure me stessa. Non è stato semplice".

E come poteva essere semplice ripercorrere una vita a ritroso costellata di tante soddisfazioni come la sua ascesa all'Olimpo delle dive recitando accanto a Cary Grant (che si innamorò di lei) e di Marlon Brando (che allungò le mani sul set), e anche di tante gioie come la nascita dei suoi due figli tanto desiderati, voluti e amati, ma anche di tanti dolori e sofferenze che le hanno forgiato il carattere. 

"Mi sento inquieta, non riesco a stare ferma, quindi vado nello studio. A fare cosa ancora non so. Fisso lo scaffale, sposto i libri, come se cercassi qualcosa, e sto quasi cominciando a innervosirmi, quando dietro, in fondo alla mensola, intravedo una scatola di legno scuro. La riconosco subito. È un tuffo al cuore, che mi coglie di sorpresa. Ecco cos’era a chiamarmi, ecco il filo rosso che guidava i miei passi in questa magica sera d’inverno. In un attimo, mi scorrono davanti agli occhi lettere, telegrammi, biglietti, fotografie. Ho la tentazione di lasciarla dov’è. Troppo tempo è passato, troppe emozioni. Poi la prendo, mi faccio coraggio e torno lentamente in camera. È il mio baule dei segreti, che racchiude la favola della mia vita."

Comincia così l'idea di scrivere la sua autobiografia, dopo molte "non autorizzate, a volte piene di cose non vere'', stavolta è l'attrice a raccontarsi in prima persona e mette a nudo la sua anima in un libro in cui si dipana la vita di una bambina cresciuta senza un padre, e per questo forse anche insicura, ma che diventa tanto bella “da far resuscitare i morti”. Quella di Sophia Loren, più che una storia, sembra una favola che inizia con tristezza e ha un lieto fine. Eppure, dietro il sorriso della diva si nasconde una donna timida ma anche determinata, che ha sofferto tanto, ha lavorato moltissimo e ha amato con passione autentica, sempre tinta di ironia.

Nel suo libro ci riporta alla sua Pozzuoli dilaniata dalla guerra, alla Cinecittà dei primi kolossal americani, alla Napoli in bianco e nero di De Sica. E ci parla di Marcello Mastroianni, Cary Grant, Peter Sellers, Charlie Chaplin, Ettore Scola, Audrey Hepburn  e altri ancora. E delle sue sfilate sul red carpet tra Hollywood, Cannes e Berlino, Ma ci porta anche dietro le quinte, dove batte il suo cuore di moglie, madre, nonna, intorno alla famiglia che, da sempre, considera il suo film migliore. Scritto con il cuore, questo libro è un viaggio entusiasmante nella storia del cinema, un grande romanzo pieno di vita, una favola che un giorno è diventata realtà.


Il libro inizia proprio dalla sua infanzia, con Sofia (nome ereditato dalla nonna paterna con cui avrà pochissimi contatti) che nasce a Roma, in una clinica per ragazze madri poichè suo padre Riccardo Scicolone, che comunque le darà il cognome, non sposerà mai sua mamma Romilda, anzi la sua "mammina" come la Loren la chiama mentre i nonni materni, con i quali crescerà, saranno “papà e mammà”. Sofia si sentirà sempre napoletana: "Io sono nata per combinazione a Roma, ma ci sono rimasta poche settimane. - dice la Loren - Poi mia madre, Romilda Villani, decise di tornare a Pozzuoli. E lì sono cresciuta. I ricordi sono tutti belli, proprio perché sono ricordi. Ma quelli erano gli anni della fame, e della guerra: questo per noi, che abitavamo nei dintorni della ferrovia, voleva dire passare tutte le notti sotto il tunnel per via dei bombardamenti. Voleva dire mio zio che portava giù i materassi, e voleva dire pure topi e scarrafoni nel rifugio".



La sua vita muta quando da "brutto anatroccolo" si trasforma in un bel cigno e, dopo aver partecipato a un concorso di bellezza, inizia un corso di recitazione a Roma per sostenere i provini di "Quo Vadis". Nel 1950 parteciperà anche a Miss Italia ma, pur non vincendo il titolo, riuscirà a farsi notare per la sua bellezza e verrà eletta "Miss Eleganza". "Io arrivai seconda, del resto ai concorsi di bellezza sono sempre arrivata seconda, ma per la mia carriera non ho mai puntato sui concorsi. Ero lì per riscattare me e i miei, per regalare a mammina quel che non aveva potuto realizzare in prima persona", dice la Loren.

Romilda Villani, infatti, aveva vinto un concorso come "sosia italiana di Greta Garbo" ma aveva dovuto rinunciare al viaggio a Hollywood per volere dei genitori. Con Romilda ha un rapporto conflittuale, come spesso accade tra madre e figlia, ma il loro legame era fortissimo. "Pregavo Dio che non venisse a prendermi a scuola, - ricorda la diva - mi vergognavo: la sua bellezza sopra le righe mi metteva in imbarazzo. Troppo bionda, alta e, soprattutto, non sposata. Io invece ero scura scura e secca secca: mi chiamavano Stuzzicadenti". Romilda suonava benissimo il piano. A Cinecittà aveva fatto un provino, ma poi decise di puntare tutto sulla figlia: ‘Si va a Roma, a fare il cinema''. Con la speranza vana di un riavvicinamento con il padre di Sofia.

"Poi finirono i soldi, e con i soldi si affievolirono le speranze di Romilda. Finché un giorno, guardandomi diritta negli occhi, mi disse: «Sofì, forse è venuto il momento di tornare a casa...». Io, benchè fossi una ragazzina, non mi lasciai suggestionare dai suoi pur giusti timori. «Che dici, mammina, dobbiamo restare qui, dobbiamo insistere. Prima o poi...» Forse una luce nel mio sguardo la convinse che avevo ragione. Di certo le confermò che il sogno, il suo sogno, era anche il mio."


Nel periodo in cui si dedicò ai fotoromanzi scelsero per lei il nome di Sofia Lazzaro e solo nel 1952 diventò Sophia Loren, su suggerimento del produttore Goffredo Lombardo. Poi l'incontro con Carlo Ponti che diventerà suo marito: "Un incontro benedetto. Ma io questi incontri me li meritavo pure: Ponti e De Sica non li ho scelti io, sono stati loro a scegliere me. Io sono sempre stata una buona persona, di una semplicità incredibile. Si vede che queste cose contano, negli incontri che fai".

Estate 1954, scenario delta del Po. Il ricordo di Sophia: “La mano di Carlo che nella foto si posa lieve ad accarezzarmi la testa è più esplicita di mille parole. Condensa in un piccolo gesto tutta la profondità del nostro sentimento: di produttore e attrice, di uomo maturo e giovane donna. È qui, durante le riprese della Donna del fiume, che capiamo finalmente di esserci innamorati”.


Auguri Sofia!


©Antonella Di Pietro


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