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AMARA MESSINA MIA... AMARA E BELLA!!!

Sembra un paradosso, dopo le piogge torrenziali che stanno affliggendo la città, la notizia che Messina "sarà apripista per la Regione Sicilia nel recepimento della direttiva alluvioni 2007/60 della Comunità Europea" e che da venerdì 19 settembre, "partiranno dal Comune di Messina, primo in Sicilia, gli studi per la messa in sicurezza del territorio per il rischio idrogeologico". Soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti: strade, garage e box dei mercati allagati, disagi per la viabilità, tram bloccati, alberi caduti. Allagata anche la pista ciclabile recentemente inaugurata dal sindaco Renato Accorinti nel Corso Garibaldi.


Eppure basterebbe pulire i tombini ostruiti da decenni con dei lavori mai effettuati dalle precedenti amministrazioni. Ma forse è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto adesso che è stato approvato dal Consiglio Comunale (leggi il Resoconto) il Piano di Riequilibrio Finanziario per evitare il dissesto a Messina che, in realtà, è una città fantasma che vive di ricordi su come erano belli un tempo gli edifici, le strade ampie, i lidi e i teatri.

Oggi è tutto allo sfascio e per rialzarsi Messina avrà bisogno solo di un miracolo perchè l'effetto che avrà questo Piano decennale - per il quale ricordiamo che due consiglieri, nonchè amici di vecchia data di Renato Accorinti, hanno lasciato "Cambiamo Messina dal basso" - sarà devastante per le casse comunali che dovranno evitare determinate spese, ma ancor più devastante per i cittadini che dovranno pagare, con enormi sacrifici, tasse sempre più salate.

Infatti, pare che la rendita catastale di Messina sia la più bassa di tutte le altre città e che, a tal fine, verrà rivalutata per far si che i tributi vengano applicati con i giusti criteri. Questo comporterà un aumento della Tasi-Imu che inciderà notevolmente sui bilanci delle famiglie proprietarie di immobili. Per non parlare poi degli aumenti relativi alla Tares-Tari e financo a quelli sulle luci votive del Cimitero.

Adesso il Piano passerà alla Corte dei Conti dopodichè, per i prossimi nove anni, il Comune di Messina potrà deliberare le aliquote o tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita e procedere all'assunzione di mutui per la copertura di debiti fuori bilancio. Inoltre, il Comune sarà tenuto ad assicurare la copertura dei costi della gestione dei servizi a domanda individuale e della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e del servizio acquedotto Amam.

E sarà tenuto anche ad effettuare una revisione straordinaria di tutti i residui attivi e passivi conservati in bilancio con indicazione di precisi obiettivi di riduzione della spesa, nonchè una verifica e relativa valutazione dei costi di tutti i servizi erogati dall'ente e della situazione di tutti gli organismi e delle società partecipate. Infine, il Comune sarà soggetto al controllo sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni di personale. Tutto questo porterà, secondo l'ottimista vicesindaco e assessore al Bilancio, Guido Signorino, ad una ri-nascita di Messina che le consentirà una ripresa economica, sociale e civile.

Ma andiamo a vedere cosa significa per un Comune andare incontro al dissesto finanziario. Innanzitutto, si pone fine alle gestioni economiche “dissennate” e si obbliga l’ente ad applicare i princìpi di buona amministrazione al fine di non aggravare la posizione debitoria. Poi, il Comune non può contrarre mutui, ovvero non può impegnare per ciascun intervento somme complessivamente superiori a quelle definitivamente previste nell'ultimo bilancio approvato.

Per quanto riguarda le imposte e le tasse locali, le aliquote e le tariffe di base vengono innalzate nella misura massima consentita. Mentre per la tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, il Comune che ha dichiarato il dissesto deve applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio e, per i servizi produttivi ed i canoni patrimoniali, devono applicare le tariffe nella misura massima consentita. E ancora, per i servizi a domanda individuale (ad esempio mense scolastiche, scuolabus, case di riposo), il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti.

Fin qui, da un primo sguardo, pare che poco o nulla sarebbe cambiato tra un dissesto e l'approvazione del Piano di Riequilibrio Finanziario. Le tasse comunque lievitano allo stesso modo per i cittadini. Però, il Comune in dissesto non può contrarre mutui a differenza di ora. Ma, dal punto di vista politico, vi sono delle sostanziali differenze. Vediamo quali.

Gli amministratori che la Corte dei Conti riconosce responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, ove la Corte, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l'amministratore è stato riconosciuto responsabile. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. 

E qui arriviamo al termine usato dalla consigliera uscente CMDB, Nina Lo Presti: condono tombale. Secondo la Lo Presti ci troviamo di fronte ad un problema morale. Perchè far pagare un debito ereditato da gestioni di malapolitica a classi sociali meno abbienti? Questo, in sintesi, il suo discorso che ha avuto il sostegno dell'altro consigliere uscente, Luigi Sturniolo che si chiede: "Avrei voluto sapere se chi vota il Piano ha concorso, in qualche modo, a produrre il debito".

Infine, con il dissesto il Comune è obbligato a rideterminare la dotazione organica, dichiarando eccedente il personale comunque in servizio. Rideterminazione che verrà in ogni caso effettuata perchè si prevedono 765 pensionamenti che per il vicesindaco Signorino rappresentano una importante voce del Piano di Riequilibrio. Infatti, risparmiando sulle spese del personale, si può arrivare ad un importo lordo di oltre 120 milioni che sommati a tasse e quant'altro, pagate dai cittadini, assicureranno lo stipendio ai dipendenti del Comune di Messina.

Concludendo, i prossimi anni saranno quelli in cui i cittadini dello Stretto dovranno tirare ancora la cinghia dei pantaloni, sempre se li hanno ancora...!

Amara Messina mia... amara e bella...!!!



©Antonella Di Pietro



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